“Per trent’anni non si è fatto nulla. Il governo Musumeci, lo dico senza tema di smentita, è stato il primo a mettere a regime il tema della pianificazione ambientale”. Sono i giorni del decimo anniversario dell’alluvione di Giampilieri, che ha causato dolore e morti (37). Ma basta volgere uno sguardo alla prossima ricorrenza – il 3 novembre sarà un anno dalla tragedia di Casteldaccia – per capire che in Sicilia le ferite non si rimarginano. Toto Cordaro fa pochi accenni al passato. Piuttosto, è un libro aperto sul presente. Sugli impegni assunti da assessore regionale al Territorio e Ambiente per tutelare la Sicilia e ridurre al minimo i rischi in caso di calamità: “Quella che sta portando avanti il governo della Regione, anche attraverso il mio impegno, è una rivoluzione culturale” esordisce Cordaro. Che fra una pausa e l’altra dei lavori all’Ars e senza alcun taccuino tra le mani, snocciola i dati del primo anno e mezzo di legislatura. “Siamo stati l’ultima Regione d’Italia, con 28 anni di ritardo, a realizzare nell’aprile 2018 l’autorità di bacino del distretto idrografico, che serve a fotografare la nostra regione, e soprattutto i suoi corsi d’acqua, per avere una mappatura reale di priorità, opportunità e pericoli. Ci eravamo appena insediati”.
Quali sono gli altri provvedimenti di cui va fiero?
“Abbiamo messo in atto, per la prima volta in Sicilia, il piano della qualità dell’aria e per la mitigazione dell’inquinamento acustico; il piano per le alluvioni e quello per la messa in sicurezza delle zone Aerca, le aree ad elevato rischio di crisi ambientale. E siamo stati i primi ad attivare le ispezioni nelle Rir, che sono le zone a rischio di incidente rilevante. A questo dobbiamo aggiungere un’altra attività molto intensa che ci porterà a realizzare il piano amianto in ossequio a una legge approvata dall’Assemblea regionale nel 2015”.
C’è una morale dietro le medaglie che si appunta al petto?
“Mi lasci dire che tutte queste cose messe insieme rappresentano un quadro straordinario. E confermano che l’ambiente è una priorità per il governo Musumeci. Ringrazio il presidente per la sua sensibilità, e la grande compagine di dirigenti e tecnici che ci sono stati a fianco e hanno creduto nella bontà del lavoro che stiamo portando avanti”.
I temi dell’ambiente, al di là dell’importanza capillare, sembrano aver seppellito il pallone nelle chiacchiere da bar.
“Affrontare tematiche come la tutela del territorio e la pianificazione ambientale significa trasferire temi di importanza esistenziale, come quelli che ho elencato prima, dai salotti radical chic a una pratica concreta di governo”.
Sono trascorsi dieci anni dai terribili fatti di Giampilieri.
“Colgo l’occasione per rinnovare il cordoglio ai familiari delle vittime, ma anche per dire che il 90% delle opere di bonifica e messa in sicurezza a Giampilieri sono state realizzate. E’ un dato attuale e oggettivo”.
Il tema del dissesto idrogeologico, però, è un nervo scoperto di tutte le amministrazioni, compresa quella siciliana.
“Allo stato attuale, il governo della Regione ha finanziato opere per circa 500 milioni di euro. Ha individuato dei meccanismi normativi nuovi, come i “contratti di costa”, che permettono di intervenire sulle fasce costiere senza parcellizzare gli interventi. E soprattutto ha attivato una serie di attività sulle aste fluviali, che non erano mai state ripulite. Ottanta interventi sono già a regime grazie all’istituzione dell’autorità di bacino, che sta portando avanti la propria azione, in assoluta sinergia con la struttura per il dissesto idrogeologico, con il dipartimento tecnico dell’assessorato alle Infrastrutture e il dipartimento tecnico della Protezione civile”.
La Sicilia subisce danni anche dall’erosione costiera. Che precauzioni avete preso?
“Il tema del ripascimento delle coste è attualissimo. Siamo già intervenuti con un’opera risolutiva su Scala dei Turchi – uno dei nostri grandi patrimoni – che ha messo in sicurezza l’intera area; abbiamo finanziato il ripascimento di Eraclea Minoa e attendiamo a giorni l’esito del progetto perché si possano affidare e far partire i lavori in un luogo che ci invidia tutto il mondo. Ma abbiamo anche stabilito un principio, di buonsenso ancorché giuridico-normativo. L’articolo 15 del “collegato bis”, già approvato, stabilisce che, ferma restando la libertà del mercato, le sabbie siciliane possono essere estratte, ma devono essere utilizzate prioritariamente per il ripascimento delle coste siciliane. Questo è un principio di diritto, di civiltà giuridica, ma soprattutto di buonsenso”.
Ecco perché avete impedito che 700 mila tonnellate di sabbia, da prelevare nei fondali di Termini Imerese, finissero nel Principato di Monaco per realizzare un’isola artificiale.
“In Sicilia c’è un organo terzo che è la commissione Via-Vas. L’ultima si è insediata lo scorso agosto. Il primo atto redatto da questa nuova commissione è stato il parere negativo sulla possibilità che le nostre sabbie potessero andare da un’altra parte. Io ne ho condiviso le ragioni tecniche e ho firmato un decreto a cui da oggi si lega un altro passaggio, che è quello normativo. Fermo restando le legittime aspettative di chi si assume il rischio d’impresa, siamo siciliani e dobbiamo pensare prima alle nostre coste”.
Restiamo sulle spiagge. Il prossimo anno in Sicilia scadono le concessioni demaniali. Qual è la posizione del governo?
“Ho redatto un disegno di legge che vuole recepire la proroga della legge Bolkestein, che a livello nazionale ha già prorogato la validità delle concessioni al demanio marittimo fino al 2034. Questo è un tema fondamentale, perché atteso da un’importantissima platea che si occupa di lidi e ristorazione e prevede l’utilizzo legale delle spiagge siciliane. Credo che la norma possa andare presto in aula e dare una risposta di serenità a questo mondo. Le dirò di più: sotto il profilo creditizio, un soggetto titolare di una concessione che scade l’anno prossimo, avrebbe trovato chiusi certi canali. Noi riapriamo un percorso virtuoso per la realizzazione di opere sempre migliori, ma che deve guardare anche all’economia e alla creazione di posti di lavoro”.
Tema incendi. Siamo reduci da un’estate terribile. La Sicilia finirà mai di bruciare?
“Anche in questo caso approcceremo il problema in maniera sistematica e in termini di pianificazione. Il 15 ottobre 2019 finirà la campagna anti incendio. Il 16 ho dato appuntamento al dirigente generale del Corpo Forestale e alle figure apicali delle nove province siciliane perché voglio conoscere il piano dei fabbisogni, al fine di realizzare tutto ciò che serve: dalla manutenzione dei mezzi già in uso, passando per l’acquisto, eventuale, dei nuovi; ma anche per garantire le dotazioni di protezione ai soggetti che vanno a spegnere le fiamme. E poi c’è il personale: ci dovremo occupare delle eventuali operazioni di mobilità e dell’utilizzazione di altri soggetti in funzione anti-incendio. Come è già accaduto nei Nebrodi con i guardia parco. La realtà però è un’altra…”.
Ci dica.
“Nel 2015, su iniziativa del governo Crocetta, è stata approvata una legge che bloccava il turnover all’interno del Corpo Forestale, così chi andava in pensione non veniva sostituito. In questo scorcio di legislatura ho fatto approvare una norma che riaprisse il turnover; e un’altra che determina il fabbisogno del Corpo Forestale in 800 unità. E’ chiaro che esiste un problema economico, ma ci sono problemi che bisogna risolvere. Quindi, stiamo lavorando a una soluzione che preveda, da qua all’inizio del 2020, un concorso per 150 unità del Corpo Forestale. Si tratta di una prima tranche, ma diventa una soluzione di sistema, a cui vogliamo dar seguito negli anni a venire. L’organizzazione è necessaria nella misura in cui sappiamo, per tempo, su quali uomini contare e come dotarli al meglio. Dopo di che si passa ai concorsi. Per affrontare il pericolo degli incendi servono due cose: le assunzioni e una riforma del Corpo Forestale, con una maggiore sinergia tra agenti in divisa e operai forestali. Che condividano un unico obiettivo, cioè la salvaguardia della Sicilia e dei siciliani”.
I siciliani sono spesso distratti sui temi dell’ambiente. Guardi ad esempio la percentuale della raccolta differenziata nelle città metropolitane. Perché dovrebbero apprezzare gli sforzi e darvi una mano?
“Le faccio un esempio per dirle come crediamo che i siciliani possano aiutarci. In Sicilia ci sono 77 riserve naturali, ma ognuna si gestisce da sé. Questo ha determinato – l’ho sempre sostenuto con serenità – che se sotto il profilo della tutela dell’ambiente l’attività delle associazioni ambientaliste è stata ottima, è mancata del tutto l’aspetto della valorizzazione del patrimonio. Ecco, dobbiamo passare alla fase-2. Abbiamo scritto un disegno di legge che crea un’agenzia per la gestione delle riserve naturali, che devono sostenersi a partire dalle loro ingenti risorse, e sappiano fare sistema. A questo va accompagnato un nuovo modus operandi che mette insieme ambiente, cultura e turismo. Una volta redatto e approvato questo disegno di legge, chiameremo gli stakeholders e i soggetti interessati, e non potremo che avere un ritorno positivo sotto il profilo culturale e in termini di apprezzamento”.
La parola d’ordine è pianificare.
“Stiamo immaginando in ogni campo dell’amministrazione un’attività di pianificazione che abbia riverberi positivi sul territorio. E anche l’effetto-Greta potrà aiutarci. Dalla sensibilizzazione, soprattutto dei più giovani, mi aspetto un ritorno importante per la nostra attività di governo. La Sicilia è finalmente al passo coi tempi perché la sua classe politica si è accorta della questione ambientale, e del fatto che le attività di pianificazione e di tutela del territorio siano di fondamentale importanza e dirimenti in chiave futura. L’attività dei più giovani, che oggi ci chiedono di intervenire e fare presto, è un pungolo per continuare in questa direzione”.