La giornata di ieri – già una mezza sceneggiatura di Quattro matti al Quirinale – dovrebbe finalmente aver chiarito che il bipolarismo per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi trent’anni (santo cielo, trent’anni) non esiste più. Soltanto la protervia e la cecità hanno imposto un accanimento terapeutico, persino dopo la nascita del primo picchiatello governo Conte, con il premier scelto via casting da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, uno inerpicato sul più vasto gruppo parlamentare in nome di nessuna alleanza, per non inquinare la purezza grillesca, l’altro reduce da una campagna elettorale insieme col centrodestra, cioè con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, soavemente abbandonati all’opposizione mezz’ora più tardi.