“Claudio is a wonderful saxophone player with a deep warm tone. He is full of great ideas and inspiration from jazz history and continues the legacy forward with a Sicilian Flare”. Con queste parole il sassofonista tenore Seamus Blake, tra i più importanti della scena mondiale contemporanea, descrive il sassofonista Claudio Giambruno. Musicista di spicco della scena palermitana, nato nell’82 in un periodo in cui la scena musicale nostrana non era così fervente come ai giorni nostri. I luoghi per la musica dal vivo erano alquanto ridotti. Oggi a Palermo il jazz vive di buona salute.
“C’è molto fermento soprattutto tra le nuovissime generazioni”, racconta Claudio. “Tutto questo è dovuto alla sinergia di grandi istituzioni che insieme stanno lavorando per accrescere il livello culturale di questa città come il Brass Group e il Conservatorio Scarlatti oltre alla nascita di nuovi jazz club come il Tatum Art nel centro storico di Palermo. Sono contento, c’è stata una bella inversione di tendenza rispetto a quando hanno cominciato quelli della mia generazione e i posti per suonare dieci, quindici anni fa erano molti meno. Se pensiamo alla scena internazionale avendo partecipato a diversi festival, c’è un grande ritorno al mainstream quindi alla tradizione. Parallelamente si stanno sviluppando dei nuovi linguaggi basti pensare alle influenze della musica israeliana e alle influenze funk e R&B delle nuove contaminazioni nel jazz di oggi”.
Giambruno in pochi anni si è ritagliato uno spazio di rilievo nel panorama delle nuove generazioni del jazz italiano. Sia come leader che come sideman dopo la laurea in Sassofono Jazz al Conservatorio di Palermo con 110, lode e menzione oggi guida diversi progetti a suo nome oltre a collaborare con alcuni dei migliori musicisti italiani. Oggi è anche sassofonista dell’Orchestra Jazz Siciliana. Senza dubbio sono da ricordare le sue collaborazioni degli ultimi anni con nomi del panorama nazionale e internazionale come David Kikoski, Eliseo Loreda Garsia, Fabrizio Bosso, Max Ionata, Enrico Pieranunzi, Roberta Gambarini, Nicole Henry, Halie Lauren, Simona Molinari, Mauro Grossi, Dino Rubino, Seby Burgio, Dario Carnovale, Giorgio Rosciglione, Marteen Weyler, Enzo Zirilli, Gianni Cavallaro e Vito Giordano.
Se c’è qualcosa di bello da dire su Claudio Giambruno, le parole del giornalista e critico musicale Gianmichele Taormina sono quelle che lo descrivono meglio: “Tra i nuovi nomi che prepotentemente emergono nel vasto panorama del jazz italiano, quello di Claudio Giambruno, si staglia come una delle sorprese più belle e coinvolgenti. Claudio spicca per virtuosismo, spontaneità ed enorme ricchezza poetica”.
“Mostrare i muscoli non è nelle mie corde. Il mio scopo è solo emozionare come faceva il piccolo Juiu con il nonno”. Ma chi è Juiu? In siciliano, tradotto “gioia mia”. Juiu è il titolo dell’ultimo album di Claudio Giambruno, l’appellativo affettuoso con cui il nonno era solito chiamarlo. “Mi piace pensare che la mia musica susciti lo stesso sentimento verso chi l’ascolta”. Prodotto dalla prestigiosa etichetta di musica jazz Alfamusic e distribuito da Egea, “Juiu” è un disco di musica jazz “modern mainstream”, dove il musicista ha privilegiato l’aspetto melodico, la riconoscibilità del suono e il fatto che sia un disco godibile e scorrevole. Sono stati filtrati gli ascolti dei suoi artisti preferiti da Joe Henderson a Steve Swallow passando per Michael Brecker e George Coleman ottenendo una sintesi personale.
I prossimi appuntamenti che lo vedranno sul palco sono il 12 aprile (alle 20.30 e alle 22.00) al Blue Brass allo Spasimo con l’armonicista Giuseppe Milici nel concerto “Our favorite songs”, dal 28 al 30 giugno al JazzIt Fest a Pompei nel sestetto della pianista Stefania Tallini, con l’Orchestra Artemus Ensemble diretta da Alfonso Todisco e nel quintetto del pianista Gaetano Spartà. Il 2 agosto con il suo quartetto al Gouvy Jazz Fest in Belgio, uno dei festival più famosi d’Europa in cui sarà l’unico italiano a partecipare. I primi di maggio entrerà di nuovo in studio per il primo disco con il suo trio pianoless accompagnato da Giovanni Villafranca al contrabbasso, Paolo Vicari alla batteria e Alessandro Presti alla tromba.
Alcuni dei più importanti riconoscimenti ottenuti sono il Premio Nazionale delle Arti per la categoria Jazz come vincitore, il Premio Internazionale per solisti di Jazz Massimo Urbani come finalista. Ha partecipato ai festival Rendez Vous de l’Erdre a Nantes e al Torino Jazz Festival nel 2013. Si è esibito all’Istituto Italiano di Cultura a Nizza, al Pescara Musica Futura, al Vittoria Jazz Festival, al Messina Sea Jazz Festival, al Castelbuono Jazz Festival, Noto Jazz Festival e al Sergio Amato Winter Festival.