Carlo Calenda non sa darsi pace. Non riesce a capire come mai la Sicilia che, nelle elezioni nazionali ha assegnato al Terzo Polo il 7 per cento dei consensi, abbia poi asfaltato Gaetano Armao, il multicasacca che Azione e Italia Viva hanno maldestramente candidato alla presidenza della Regione. Calenda vorrebbe gettare la croce addosso ai partner renziani che nell’elezione di Roberto Lagalla a sindaco di Palermo, hanno invece dimostrato di essere vivi, vegeti e determinanti. Ma sbaglia bersaglio. Per capire come sono andate le cose gli basterebbe acquisire la biografia politica del frontman scelto per le “regionali”. Capirebbe subito di essere stato infinocchiato non tanto da Armao – un vuoto d’aria e nulla più – ma dalle sue dilette compagne di avventura, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, sponsor fin troppo sprovvedute e avventate del piritollo siciliano.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Ciò che Calenda non vuole vedere
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