Il nome di Ciccio Aiello fa rima con Vittoria, la città di cui è stato sindaco per ben sei volte. Nelle ultime due occasioni, nel 2011 e nel 2016, non fu eletto. Ma l’ex assessore regionale all’Agricoltura (con Lombardo) non ha paura della sconfitta e per questo ci riprova, torna in campo. Per la nona volta. Da primo cittadino debuttò nel 1978, alla vigilia del rapimento di Aldo Moro: “Se De Mita è ancora sindaco – ha detto a Repubblica – io faccio in tempo a fare tre rivoluzioni. Ci sono tutte le condizioni per farcela. La gente, qui, ha cominciato a dubitare del nuovo – prosegue l’ex dirigente del partito comunista -. Perché il nuovo, sempre più, non ha il volto della competenza”. Aiello si muove nel limbo della politica cittadina, senza alcun simbolo di partito a sostegno. Con il Pd non s’è mai preso, anche se stavolta c’è stata più di una suggestione: “Poi mi sa che c’è stato un pentimento. I dem vanno ancora appresso agli schemi nazionali. Ma vuoi proporre ai grillini il mio nome? Figurati. La verità è che quando sono sceso in campo, se la sono squagliata tutti”. Vittoria torna al voto dopo le vicende che hanno portato alla scioglimento del Comune per mafia. L’ex primo cittadino, Giovanni Moscato (Fratelli d’Italia), è stato condannato per corruzione elettorale. Il suo predecessore, Giuseppe Nicosia (Pd), è tuttora sotto processo.
Paolo Mandarà
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Ciccio Aiello, un candidato è per sempre
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