Chiude dopo 40 anni la ‘Stretto di Messina’

A costruire il ponte sullo Stretto doveva essere Eurolink, la società capeggiata da Impregilo. I conti, oggi, si fanno in tribunale

Esiste dal 1981, anno che segna l’esordio della letteratura del Ponte sullo Stretto. Ma stavolta potrebbe chiudere per davvero. Stiamo parlando di Stretto di Messina spa, una società pubblico-privata, e partecipata in minima parte dalla Regione siciliana (2,57%), che Palazzo Chigi avrebbe deciso di consegnare agli archivi della storia. Non solo perché del Ponte non se ne farà (quasi certamente) nulla. Ma perché questo vecchio carrozzone, indicato come concessionario dell’opera, è una macchina mangiasoldi: nel 2016, ad esempio, ha prodotto spese per 1,5 milioni. Il suo commissario liquidatore, Vincenzo Fortunato, porta a casa ogni anno 40 mila euro. Un bel gruzzolo.

Con una nota del 14 luglio scorso, Roberto Chieppa, segretario generale della presidenza del Consiglio, ha scritto ai Ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture spiegando che Sdm, controllata da Anas (81%) e Rfi, e di conseguenza sotto l’egida della Ferrovie dello Stato, verrà chiusa attraverso un provvedimento di legge ad hoc che troverà spazio nel ddl Semplificazioni, in conversione al Senato, o nel prossimo decreto di agosto. Lo aveva già chiesto la Corte dei Conti in un paio di circostanze: “Dopo le percorse interlocuzioni, da cui è emersa la convenienza per lo Stato di procedere alla definitiva chiusura della liquidazione di ‘Stretto di Messina’ – si legge, come riportato da ‘Il Fatto Quoridiano, nella nota di Chieppa a Luigi Carbone, capo di gabinetto del Mef – ti sottopongo una nuova bozza di norma”. Condivisa, va da sé.

Anche se la Stretto di Messina è al centro di un contenzioso multimilionario. Ad averle fatto causa è il Consorzio Eurolink, che nel 2005 si aggiudicò la gara per la realizzazione del Ponte e quando l’ex premier Mario Monti decise di cassare una volta per tutte il progetto, ha deciso di chiedere 800 milioni a titolo di risarcimento. Anche sulla base di alcune penali inserite nel contratto dal governo Berlusconi (2008) che, in caso di mancata approvazione da parte del Cipe (approvazione che non è mai arrivata), avrebbero garantito ai costruttori una larga buonuscita. Il gruppo Salini-Impregilo (oggi Webuilt) ha perso in primo grado, ma ha fatto ricorso in appello. La sentenza arriverà a breve. Nel frattempo Sdm sarà chiusa. Le sue funzioni saranno assorbite da Anas, che si occuperà di tutti i contenziosi in atto e porterà a termine la liquidazione. Ma, per evitare di rimetterci, farà confluire la società in un patrimonio separato. Almeno quello…

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie