C’era una volta Silvio Berlusconi, principe di Arcore e padrone delle tv. E c’era pure Forza Italia, partito di grande speranze e di grandi illusioni. Erano gli anni torvi di Mani Pulite, delle ghigliottine e delle tricoteuses che, appollaiate sotto i patiboli, aspettavano solo che scorresse il sangue. Erano gli anni della “gioiosa macchina di guerra” messa a punto da Achille Occhetto per incupire ancora di più un paese terrorizzato dalle stragi di mafia e dalle manette di Tangentopoli. La discesa in campo di Berlusconi e le elezioni del ’94 aprirono una stagione di apparente liberalità, di garantismo e modernità. Dopo trent’anni è tutto finito. Resta solo l’impero delle televisioni e una famiglia che, per l’interesse della ditta o per il capriccio di una donna, taglia le teste dei disobbedienti. Nelle periferie sono rimasti i taglianastri come Renato Schifani.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Chi taglia le teste e chi taglia i nastri
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