L’album delle figurine è quasi completo. Nel giorno della presentazione di Roberto Lagalla, nel centrodestra si contano i candidati per il dopo Orlando: ufficialmente sono cinque. L’ultimo, Francesco Cascio, rischia però di essere durato lo spazio di due notti: quelle che hanno separato l’accordo raggiunto da Forza Italia (alla presenza della senatrice Ronzulli), sabato; e la visita di Micciché ad Arcore, lunedì pomeriggio, da cui è emersa una predilezione di Berlusconi per lo stesso Lagalla. “Lo ringrazio per questa sensibilità e attenzione, che reputo rilevante e significativa”, spiega l’ex rettore dell’Università di Palermo, che comunica contestualmente le sue “dimissioni irrevocabili” (dal 31 marzo) da assessore all’Istruzione e alla Formazione professionale. “Questa città – ha detto Lagalla – ha bisogno di provvedimenti straordinari. Io resto a disposizione della politica. Certamente non rinnego – mai potrei farlo – il centrodestra che ha governato e sta governando” alla Regione, “ma Palermo ha bisogno di un governo di salute pubblica, in cui le persone di buona volontà si mettono insieme attorno a un’idea che mi piace lanciare: quella dell’unità dei pluralismi”.
“Quello che voglio fare è mettere a disposizione l’esperienza accumulata in questi anni per servire la città – ha proseguito Lagalla -. Lo faccio da ‘homo civicus’, senza simboli di partito, e recuperando una funzione civica e una valenza di servizio a cui ho sempre cercato di guardare nelle mie funzioni istituzionali e politiche. Voglio essere un garante nei confronti dei cittadini e delle forze politiche vorranno aderire. Palermo – ha sottolineato Lagalla – deve recuperare una dimensione di empatia e di fiducia tra l’Amministrazione e i cittadini. Non è un giochino della politica”.
Ieri è stata anche la giornata di Carolina Varchi, proposta ufficialmente da Giovanni Donzelli, il braccio operativo di Giorgia Meloni sul territorio. Per l’avvocato penalista, presenza fissa a Montecitorio, si tratta di una investitura, ma non di un capriccio. Il suo sarebbe, infatti, un nome “funzionale” al raggiungimento di una sintesi, da legare indissolubilmente al rebus Palazzo d’Orleans. E’ chiaro che la Meloni non può pretendere il Comune di Palermo e la Regione, ma giocare due mani la metterebbe al riparo da spiacevoli sorprese. Se dovesse cedere su Musumeci, le rimarrebbe l’amica di una vita a palazzo delle Aquile. “Vogliamo tenere unito il centro destra e per questo siamo disponibili a sentire gli altri partiti”, ha detto la Varchi durante le presentazioni. “Il centrodestra può ottenere la maggioranza se rimane unito – le ha fatto eco Donzelli – ma non accetteremo né veti né imposizioni. La soluzione unitaria può esserci ma ci vuole la collaborazione di tutti”.
Sempre nel centrodestra, resistono i nomi del leghista Francesco Scoma e dell’autonomista Totò Lentini. Mentre nelle ultime ore, e per motivi ben più evidenti di quelli legati a Varchi, è in caduta libera l’ipotesi Aricò. Ai margini della contesa resta Saverio Romano, che ha giù esternato – però – le netta chiusura nei confronti di Lagalla. Osserva attentamente Cuffaro, che aveva già offerto un endorsement all’ex Ministro. Romano, alla fine, potrebbe ripiegare sulla Varchi. Lo scenario migliore prevede almeno un paio di candidati in pista al primo turno. Ci si potrebbe ritrovare al referendum.
A sinistra, invece, comincia a prendere forma il quadro. Il favorito numero uno è (tornato) Franco Miceli, presidente nazionale dell’Ordine degli Architetti. Dopo il gran rifiuto della settimana scorsa, e lo scossone ai partiti, c’è stato un incontro al Nazareno con il responsabile Enti locali del Pd, Francesco Boccia, e col vicesegretario Peppe Provenzano. Che l’hanno invitato a rivalutare la questione e accettare la candidatura in quota ‘civica’. Restano da capire le mosse di un pezzo del Movimento 5 Stelle, quello che fa capo a Giampiero Trizzino: accodarsi, magari con la proposta di un ticket, o scendere in campo da soli? Sinistra Comune, con l’attuale assessore alla Mobilità, Giusto Catania, ha espresso gradimento per Miceli. Gli uomini di Orlando, invece, non si sono ufficialmente pronunciati.
Convulsa la vicenda anche al centro, dove ci sono già le candidature di Davide Faraone e Fabrizio Ferrandelli. Neppure Italia Viva e +Europa sono riuscite (fin qui) a convergere in un’unica direzione. E Calenda, sceso nei giorni scorsi in Sicilia, non è riuscito ad agevolare il processo. Sullo sfondo la battaglia solitaria di Rita Barbera, ex direttrice del carcere dell’Ucciardone, e dell’ex salviniana (e convinta No Vax) Francesca Donato. Preparate i pop corn.