Chi salverà Bellolampo? Chi salverà la Sicilia dall’ennesima emergenza rifiuti? Questo è un settore in cui si fatica a declinare la parola “futuro”. Non sono le soluzioni-tampone – Orlando ha firmato l’ordinanza per garantire una riapertura della discarica fino al 15 novembre, in attesa che la Regione autorizzi i lavori di ampliamento della sesta vasca – ad affievolire un conto aperto con la storia. Dove per anni, decenni forse, il problema è stato sottovalutato e rinviato a più non posso. Tanto da far dire a Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc, passato per 40 giorni dalle stanze dell’assessorato all’Energia, che i rifiuti sarebbe meglio finissero per strada: “So che è brutto – spiega il leader del movimento “Cambiamo la Sicilia” – e mi provoca persino dolore. Ma solo in quel modo potremmo dare piena applicazione ai poteri straordinari conferiti a Musumeci, che così straordinari non sono, e guardare in faccia la realtà”.
Pensa che succederà?
“Temo di no. Con l’ennesima soluzione-tampone si continuerà ad inquinare le nostre falde acquifere e ad avvelenare le nostre famiglie, perché quello che accade nelle falde ha ripercussioni sulle colture, sull’allevamento del nostro bestiame, sull’inquinamento atmosferico. Tuttavia, spero sempre che questa contrapposizione che si è venuta a creare fra gli enti maturi al punto da far esplodere la questione. Non si può continuare a mettere la polvere sotto il tappeto e indossare ogni giorno una maschera. Bisogna decidere”.
Se ci fosse stato ancora Lei a capo dell’assessorato di Pierobon, quali iniziative avrebbe assunto?
“In quelle poche settimane ebbi piena consapevolezza del problema. Non ho dormito per quaranta giorni. Avevo nominato un capo di gabinetto che diede un segnale chiaro all’esterno rispetto alla mia volontà di rompere con il sistema del passato. Poi è andata come sappiamo. Ma guardare la situazione a distanza di un anno non può che farmi dire, su alcune cose, che ci avevo visto giusto”.
Su cosa, ad esempio?
“Avevo detto che serviva un piano sui rifiuti imminente, avevo detto che – dentro questo piano – bisognava da una parte potenziare la differenziata, dall’altro porre le regole per un’azione di maggiore coraggio, guardando agli impianti di nuova tecnologia. In Sicilia servono i termovalorizzatori”.
Invece si aprono solo discariche o si ampliano quelle già esistenti. E poi si rischia la fine di Bellolampo…
“Oggi dovremmo guardare ai “rifiuti zero”, invece andiamo avanti a fare vasche. Non si può continuare così in eterno. Qualche giorno fa sono stato in discarica: ho visto animali randagi tra i rifiuti; cumuli di spazzatura ben oltre il perimetro delle vasche; dipendenti che lavorano in condizioni sovraumane. In tutto il comprensorio c’è un’aria irrespirabile. Vuole forse farmi credere che queste condizioni d’inquinamento siano inferiori rispetto a quelle che può determinare l’applicazione di nuove tecnologie?”.
Perché, date queste premesse, nessuno muove un dito per realizzare i termovalorizzatori?
“La lungimiranza e la visione del futuro non sono rientrate, per troppi anni, fra le linee guida della nostra classe dirigente. Non abbiamo brillato in nessun settore – dall’agricoltura al turismo – non vedo perché avremmo dovuto farlo coi rifiuti. Ma non mi sento di escludere che ci sia dell’altro”.
Interessi di tipo privatistico?
“Il capo dell’anticorruzione, Raffaele Cantone, sostiene che nel sistema dei rifiuti vige una condizione di illegalità. Provo a interpretare le sue parole: il fatto che non si proceda con gare, ma solo per somma urgenza, e alla luce delle questioni di natura igienico-sanitaria, determina una certa facilità di accesso a somme importanti. Le discariche sono prevalentemente private, e ciascuno fa il proprio lavoro. Non solo in Sicilia, ma in tutta Italia ci siano stati episodi sulla scia della corruzione e del clientelismo. Non è certo una notizia”.
Pare che un’altra discarica, dell’ennesima ditta privata, aprirà a Centuripe. Fava ha parlato dell’ennesimo sfregio al territorio siciliano. Cosa ne pensa?
“Non possiamo trattare il sistema dei rifiuti nella logica esclusiva di assecondare il libero mercato. Chi apre una discarica è spinto da interessi privati. Ogni cittadino deve acquisire la consapevolezza della salvaguardia e della tutela del patrimonio ambientale. Auspico che tutte le scelte, anche quella di aprire una discarica, si facciano sulla base di questa consapevolezza, e non di altri interessi”.
Torniamo un attimo a Palermo. Lei ha capito di chi sono le competenze a Bellolampo? Orlando ha firmato un’ordinanza dopo il lungo tira e molla con la Regione…
“Musumeci non può dare una deroga perché non rientra nei poteri speciali e nelle funzioni che gli sono state attribuite. L’Amministrazione comunale su questa cosa ci gioca da anni. Inoltre, credo che la competenza sui rifiuti non si determina soltanto sulle scelte e sui ruoli di chi ha la governance, ma passa anche attraverso le relazioni che si sono stabilite negli anni coi dirigenti delle amministrazioni. Orlando ha piena contezza di cosa c’è a Bellolampo, perché ha sempre interloquito con la burocrazia statale. Non capisco perché stavolta abbia faticato così tanto a ritagliarsi un ruolo in questa vertenza”.
Di Maio ha minacciato di togliere a Musumeci i poteri speciali che ha sui rifiuti. Il governatore ha risposto che sarà lui a darglieli indietro. Cosa genera questo conflitto?
“Dice bene Musumeci. L’emergenza, che secondo me ha raggiunto il livello 9 in una scala da 1 a 10, esplicita in maniera chiara che abbiamo due grandi nemici: il primo è la scarsa collaborazione del governo nazionale. I poteri speciali a metà servono veramente a poco. Il secondo è la gestione dissennata degli ultimi decenni, soprattutto nelle tre aree metropolitane”.
Qui si torna al tema della differenziata, che a Palermo, Catania e Messina ha percentuali molto critiche…
“A mettere in ginocchio il sistema della differenziata è il dato di queste grandi aree. Palermo è al 13%, altro che città europea… La differenziata è entrata in vigore nel 2010 per 130mila persone, mentre tutte le altre sono rimaste fuori. Ne vengono coinvolte 20mila ogni 6-7 anni, di questo passo non raggiungeremo il 65% richiesto nemmeno nel 2800! Ecco, se mettiamo insieme il conflitto tra poteri e la differenziata nelle città metropolitane, capiamo che non è facile uscire dal tunnel”.
E’ al vaglio della commissione Territorio e Ambiente il disegno di legge sui rifiuti. Cancellare gli Ato e attribuire nuove responsabilità aiuta a venir fuori dal pantano?
“Una legge di riforma è necessaria. Quello che viviamo oggi è il frutto di una sovrapposizione di soggetti anacronistici, in cui si intrecciano le competenze. Ci sono operatori che sono al servizio di enti diversi. Per non parlare del sistema che ha garantito gli affidamenti diretti alle imprese. La legge serve a creare una maggiore armonia nel sistema, provvedendo al superamento di questo caos. Ma poi bisogna andare oltre e riportare i termovalorizzatori al centro del dibattito. Occorre affrontare la questione in chiave moderna e consapevole, come non si è mai fatto prima”.