“Ma io non mi lascio delegittimare da Miccichè”, ha dichiarato Nello Musumeci al Corriere della Sera. Certo, Miccichè ha picchiato duro e ha manifestato apertamente un netto e totale dissenso verso l’ipotesi che la Regione possa essere malgovernata per altri cinque anni dall’attuale Presidente. Ma il dibattito è rimasto sempre dentro i confini della politica. Quelli che delegittimano Musumeci sono, manco a dirlo, gli assessori ai quali lui ha assegnato le più ricche praterie del potere.
Innanzi tutto l’assessore all’Economia, Gaetano Armao. Ha avuto quattro mesi di tempo per preparare il Bilancio ma il tempo è quasi scaduto e l’Ars non ha ancora in mano i documenti da esaminare. Un oltraggio ai partiti, al Parlamento, alla democrazia.
Subito dopo va ricordato Ruggero Razza, l’imperatore della Sanità: voleva trasformare l’Oasi di Troina, terra di Sacra Romana Chiesa, in un feudo elettorale per la sua sposa, Elena Pagana, ma i preti si sono ribellati e hanno cacciato il proconsole inviato da Re Ruggero. L’operazione clientelare è sfumata, ma l’immagine di Musumeci è uscita malconcia. Altro che delegittimazione.
Il terzo fiore all’occhiello del Governatore risponde al nome di Manlio Messina, assessore regionale al Turismo. Viene dalle file più sguaiate e intemperanti del Movimento Sociale. Appartiene anche lui, come Razza, a quella pattuglia di faccette nere, raggruppate intorno a Musumeci, che si sono ritrovati ai vertici della Regione per chiamata diretta. Ovviamente si sentono onnipotenti. E per avere una conferma basta pensare con quale arroganza ed eleganza il balilla Messina ha concluso a colpi di “suca” un forbito e dotto dibattito sul Green Pass.
Non serve Miccichè per delegittimare Musumeci. Bastano i tre assessori del suo cerchio magico.