Gentile Direttore,
so che non dovrei occuparmene. In fondo non sono affari miei. Ma questa vicenda del teatro Biondo è davvero esilarante. Sembra che tutti vogliano dare l’impressione di recitare all’impronta ed invece recitano una parte in una commedia dove ovviamente il copione è stato sempre noto.
Il mio amico Gianni Puglisi è un genio puro. Fa finta di avere preso male la sortita di Roberto Alajmo ma in fondo non gliene importa nulla. Tanto che cambia e che sarebbe cambiato se Alajmo non l’avesse fatto? Assolutamente nulla. Così come non è cambiato nulla adesso che l’ha fatto. Certo adesso si sono sollevate voci indignate ma di queste voci, autorevoli per carità (Davide Enia, Paride Benassai e Giacomo Cacciatore per citare i primi che mi vengono in mente), non importa a nessuno. Tutti hanno più o meno espresso lo stesso concetto: “Quello che non si capisce della politica è: perché aggiustare qualcosa che funziona in barba ai successi ed in base ad una logica che ci si guarda bene dal dichiarare?”. Ma dicono vero? Perché con Orlando non ha sempre funzionato così? Non è che stanno venendo i vuoti di memoria pure a me? Non credo che al Biondo Roberto Alajmo sia arrivato per concorso. Mi pare che lo abbia messo lì proprio il suo amico Orlando (anzi il suo ex amico) o no?
Che è successo allora? Non è stato all’altezza? Io sono sempre stato un credulone ma non credo che il merito c’entri nulla. Il fatto è che a stare in teatro ad Alajmo è venuta questa brutta abitudine del coup de théâtre. Qualche mese addietro gli venne in testa che si doveva dimettere perché si era sentito delegittimato da Orlando.
Idea non male, a dire il vero, ma purtroppo subito dopo gliene venne una pessima: ritirò le dimissioni. Avrà pensato che Leoluca Orlando se lo sarebbe scordato. La verità è che questi intellettuali di sinistra a me giustamente non danno confidenza ma se Alajmo avesse chiesto a me gli avrei detto che Orlando si confonde sulle date ma queste cose non se le scorda.
Puntualmente dopo qualche tempo uscì, infatti, un avviso per la ricerca del direttore. Ad Alajmo, che è uno scrittore di successo, le idee però non mancano e se n’è fatta venire un’altra, a mio avviso, pessima anche questa: partecipare alla selezione. Poi un altro coup de théâtre: decide con grande umiltà di salire sul palco e annunciare che si ritirava dalla competizione. Io davvero mi chiedo cosa gli sia passato per la mente. Ma secondo lui perché era stato pubblicato l’avviso?
Caro Direttore, che devo dirle, Roberto Alajmo è stato un buon direttore? Non lo è stato? Probabilmente lo è stato ma questo è assolutamente ininfluente. È successo infatti semplicemente quello che doveva aspettarsi dal suo dante causa. È stato liquidato. La cosa che mi meraviglia, però, è che lui e le autorevoli voci indignate, tutti uomini di teatro, non abbiano fatto il naturale accostamento e non si siano ricordati cosa pensava degli altri il Marchese del Grillo: “Io so io e voi non siete un cazzo”.