Il vero sconfitto delle elezioni Europee si chiama Luigi Di Maio. Se dopo i k.o. patiti nelle Regioni (Abruzzo e Molise su tutte) e alle Amministrative, si era giustificato dicendo che il Movimento Cinque Stelle era comunque il primo partito, adesso no. Il Movimento non è più il primo partito e neanche il secondo. La sua leadership è in crisi (insidiata da Alessandro Di Battista, che finora se n’è stato buono, fin troppo) e l’alleanza di governo terrà solo se Salvini vorrà. Insomma sarà anche centrale negli equilibri di governo, ma i Cinque Stelle non hanno più il seguito di un anno fa. Da quando è cominciata l’esperienza al governo del Paese, il precipizio si è allargato a dismisura.
“Forse al principio siamo stati troppo silenziosi, troppo puri, se questa è una colpa me la prendo. Ma sappiamo di aver fatto tanto, faremo ancora tanto e siamo sicuri che i cittadini lo capiranno” ha detto Di Maio, intervistato dal Corriere della Sera. “La bassa affluenza ci ha penalizzato, è vero, ma lo sapevamo. Quindi nulla di nuovo, ora testa bassa e lavorare”, spiega il vice-premier. Che aggiunge: “Prendo atto che la nostra gente si è astenuta e attende risposte e noi queste risposte gliele vogliamo dare. Non è la prima volta che attraversiamo un momento di difficoltà, sapremo uscirne come sempre. Ad ogni modo restiamo l’ago della bilancia in questo governo”. Salvini fin qui lo ha rassicurato, anche se la geografia politica è cambiata. E Di Maio, dopo l’altissima tensione delle ultime settimane, ha chiamato al telefono il suo collega-rivale per congratularsi: “Spero che già in settimana si riuscirà a fare un vertice di governo, in serenità, e lavorare ognuno ai suoi dossier”. Ai grillini non rimane che consolarsi con la buona prestazione ottenuta al Sud e nelle Isole, in cui il M5S viaggia intorno al 30%. Meno di un anno fa, quando in molte aree siciliane toccò addirittura il 50%.