Alla recita di Natale, in una scuola di Gela, due mamme avvelenate da anni di ruggini non trovano di meglio da fare che rubare la scena ai loro figlioletti. Come? Prendendosi a mazzate. Cioè impegnandosi al massimo per regalare ai pargoli una indecente lezione di vita: nel dubbio, mena per primo.

Nelle vite infime di molti occupanti abusivi di questo nostro mondo c’è un solo concetto che tocca la stratosfera sociale, quello dell’egoismo senza frontiere. Non conta chi sei, cosa ci lega, anche se sei mio figlio la mia esigenza viene prima della tua: che io la esprima malmenando la prima persona a tiro di ceffone o fumandoti in faccia o rovinandoti la recita di Natale sarà il destino balordo a stabilirlo. Ecco, a questi genitori di Gela che hanno provocato la rissa (si sa che la violenza è come la balordaggine, contagiosa) andrebbe applicato un Daspo a vita. Dalle gioie terrene, dalle occasioni di festa, dalla gioia della convivialità che va dalla recita di Natale alla sagra del paese. Le vite infime non meritano la violenza che esse stesse cercano di seminare, ma l’aridità sociale di cui si nutrono: quel che loro chiamano vita di relazione, il resto del mondo chiama deserto.