Va bene che ogni viaggio ha la sua croce, ma quello che si vede e si prova a Malpensa ha qualcosa di incredibile. In questo punto nebbioso e noioso dell’estremo Nord lo stato maggiore dell’aeroporto e i manager di easyJet hanno elaborato una strategia il cui fine ultimo è esclusivamente quello di fustigare i passeggeri, di approfittare spudoratamente della loro pazienza e chiudere alla fine questa partita dissanguante con uno strozzinaggio al di fuori di ogni logica universale.
Partiamo dai cosiddetti servizi offerti dall’aeroporto, primo fra tutti quello approntato per garantire i controlli di sicurezza. Il sottoscritto, già munito per fortuna di carta d’imbarco, arriva alle 12:15 e viene catapultato in una fila che si estende per 37 minuti. Nella terrona Palermo o nella vulcanica Catania dei tempi così impietosi non si sono mai visti. Ma a Malpensa, nel Nord della presunta efficienza, è così se vi pare. E il motivo è presto spiegato: dei dodici varchi a disposizione, quelli aperti sono appena quattro: chi ha in appalto il sedicente servizio se ne frega altamente delle esigenze o della fretta dei passeggeri; a lui interessa ridurre al minimo i turni e quindi i costi del personale; a lui interessa soprattutto presentare un attivo in più nel bilancio della sua azienda. E la pazienza dei passeggeri? Vada tranquillamente a farsi benedire.
Degni compari dello stato maggiore dell’aeroporto sono i manager di easyJet che a Malpensa ha piazzato il suo monopolio sull’Italia. Ufficialmente la compagnia inglese si dice low cost, alla portata di tutte le tasche, ma in quanto a furbizie non ha nulla da invidiare a Ryanair, appena multata pesantemente dall’Antitrust. Il punto è sempre il bagaglio a mano: ne puoi portare uno solo. E io quando sono partito da Punta Raisi avevo il trolley, come tutti, e lo zainetto dove avevo riposto le chiavi, un libro, una busta di plastica con le medicine. A Punta Raisi, nel Sud incivile, tutto ok. Al gate nessun problema. Ma a Malpensa, per il ritorno a Malpensa, quell’innocente equipaggiamento è stato preso di mira da una signorina, certamente addestrata come un cane da guardia, che sceglieva i passeggeri a campione: nove li lasciava passare ma il decimo no. Io ero uno dei decimi (o della decimazione, fate voi). “Metta subito lo zainetto dentro il trolley. Altrimenti non parte”.
Con sforzi titanici tento di obbedire all’ordine. Ma non riesco a infilare lo zaino nel trolley. E mi arrendo. “Deve pagare lo zaino come un bagaglio a parte”. Spinto dalla frolla che già s’imbarca, cedo. La signorina compila il modulo e io porgo la carta di credito. “Sono settanta euro”, scandisce lei con l’occhio cinico. O bere o affogare. Che Dio stramaledica Malpensa e easyJet.