Alle sette e quaranta il tetto è crollato, senza rumore, con un passo leggero, ma tutto insieme e in un batter d’occhio, è crollato come un castello di carte, in un pomeriggio d’aprile sereno, terso, azzurro, e dopo un quarto d’ora dal ponte dell’Arcivescovado, tra la folla derelitta e incredula, tra le sirene di polizia e pompieri, ho visto sinistro e piangente il reclinarsi della flèche di Viollet-le-Duc, l’esile torre con la croce in cima, quindici minuti di un… L’articolo completo su ilfoglio.it
Giuliano Ferrara per Il Foglio
in Buttanissima Italia
Cosa ha divorato l’inferno Notre Dame
notre dameparigi
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