La Prestigiacomo è fuori. Ora bisogna ripartire daccapo, e il tempo stringe. Entro domenica alle 16 vanno consegnati i contrassegni elettorali, e qui non c’è ancora il nome del candidato presidente. Bisognerebbe ritrovarsi attorno a un tavolo e decidere. Il mercoledì nero, almeno, ha sancito il ritiro di Musumeci (nonostante le obiezioni di Meloni) e il ritorno dei veti (che un paio di giorni prima si era deciso di abbandonare). Ha reso plastica la confusione. Nel centrodestra regna il caos.
Forza Italia, che pretende la candidatura, ha ancora un paio di nomi nel mazzo: il primo è quello di Gianfranco Micciché, che difficilmente, soprattutto alla luce delle ultime evoluzioni, potrà risultare unitario; l’altro è quello di Renato Schifani, ex presidente del Senato, su cui Fratelli d’Italia, almeno, potrebbe avviare una discussione (anche se non è agevolato dal suo coinvolgimento nel processo sul sistema Montante). Più difficili le soluzioni che portano a Barbara Cittadini o Patrizia Monterosso.
Ma gli scenari sono mutevoli e ieri, all’appello, mancava la voce dei centristi. Lombardo, dopo aver svelato le proprie carte (“I due nomi dell’Mpa sono Minardo e Massimo Russo”) ha fatto circolare una riflessione in cui evidenzia che “con l’election day la Sicilia è diventata una pedina sulla scacchiera di collegi e ministeri. Non è stato così nel 2012 e nel 2017 allorché si votava in giorni diversi. Inoltre, il 10% in più di elettori delle politiche renderanno imprevedibile il voto delle Regionali”. In silenzio Cuffaro e Romano.
La Lega, che ha scelto di confluire sul nome indicato da Forza Italia, si tiene pronta. Anche se Nino Minardo ha deciso di candidarsi alle Politiche: “La Lega è l’unico partito che ha dimostrato di voler chiudere in fretta favorendo responsabilmente la sintesi – ha detto all’Ansa -. Io ho deciso di tornare a correre per il Parlamento nazionale ma siamo ovviamente prontissimi ad offrire alla coalizione la nostra proposta di candidatura”. Si scalda Alessandro Pagano. Ma a questo punto, chissà, proprio Massimo Russo, magistrato ed ex assessore alla Salute nel governo Lombardo, potrebbe essere il tecnico della concordia.
Fratelli d’Italia non offre alternative a Musumeci: né Varchi né Stancanelli, gli unici profili spendibili. Sull’europarlamentare La Russa ha messo una croce sopra dopo l’intervista rilasciata a ‘La Sicilia’: “E’ stato vigliacco ad attaccare me anziché Giorgia Meloni”. Fine della storia e, forse, di un’amicizia.