Quello che succederà nei prossimi giorni all’assessorato alla Salute è un bel mistero. Fatta fuori la Chinnici – con un biglietto di sola andata per Bruxelles – sembrava che l’indiziato numero uno per rimpiazzare il “fantasma” Volo fosse Edy Tamajo, cresciuto sotto l’ala protettrice di Schifani fino a ieri l’altro, giorno dell’addio all’Europa. Ma, a meno di ripensamenti dell’ultima ora, Mr. Preferenze rimarrà alle Attività produttive, a spargere piccioli alle imprese. Anche il resto della squadra, però, è da rifare: occorre rimpiazzare Marco Falcone al Bilancio, un settore che per anni ha vissuto dei pasticci del prof. Armao; e sostituire Luca Sammartino all’Agricoltura, qualora venga confermata la sospensione di 12 mesi dai pubblici incarichi (anche se l’avvocato del parlamentare leghista è fiducioso nell’esito dei giudici dopo l’appello al Tribunale della Libertà).
La gestazione della nuova squadra di governo ha bisogno di tempo, e non sarebbe male qualche riflessione su abilità e competenze dei ‘candidati’. Ma la Sicilia non concede alcun margine a Schifani, nonostante il presidente sia sempre abile a ritagliarsi lo spazio per le nomine (tanto da essere giudicato un uomo di sottogoverno più che di governo). Con la siccità che incombe, la prima casella da riempire sarebbe quella dell’Agricoltura. Il posto di Sammartino è vacante da oltre due mesi, Schifani ha assunto l’interim e da quel momento gli è esplosa fra le mani la crisi idrica. Per la verità non è lui a gestirla, e nemmeno la Cabina di Regia istituita all’uopo. A distribuire qualche mancetta alla Regione ci pensa il Ministero della Protezione Civile di Nello Musumeci, ma quei soldi non bastano. E non bastano neppure i dieci milioni investiti da Palermo per l’acquisto del foraggio sotto forma di voucher. Serve un assessore. Qualcun altro, se non dovesse essere Sammartino. La prima scelta sarà della Lega, che ha già opzionato la conferma di Mimmo Turano alla Formazione professionale (anche se il rapporto con Schifani è ai minimi termini).
Perché – mettendo un attimo da parte le caselle da riempire – la giunta appare già dimezzata. Priva di identità e senza grosse motivazioni. Appaiono appesi a un filo i due rappresentanti di Fratelli d’Italia indigesti al governatore: Elena Pagana da un lato e Francesco Scarpinato dall’altro. Entrambi imposti da Roma in sede di prima nomina, entrambi destinati a un lento logorio fino alla sostituzione. La Pagana “paga” l’elezione a Bruxelles del marito, Ruggero Razza; Scarpinato, invece, gli enormi malintesi che hanno condito la prima fetta della legislatura, con un travaso forzato dal Turismo ai Beni culturali. Non basta il movimentismo di questi giorni, e le inaugurazioni incessanti, a garantirgli una riconferma. Sembrano saldi i due esponenti della Democrazia Cristiana, con Cuffaro orientato a confermare la fiducia ai fedelissimi Nuccia Albano e Andrea Messina. Pure Raffaele Lombardo continua a fidarsi di Roberto Di Mauro, rimasto impigliato nel caos della discarica di Lentini.
La questione diventa più ingarbugliata dalle parti di Forza Italia. L’elezione a Bruxelles di Marco Falcone ha aperto una crepa all’Economia. Per la verità c’era già una fessurina, da quando il neo deputato europeo è stato “scippato” della delega alla programmazione. L’Economia non è una materia da poter delegare al primo che passa, né può essere oggetto di assegnazione ad interim al presidente della Regione, preso da mille impegni (anche da commissario). Dovrebbe essere lo stesso Falcone a indicare qualcuno della sua corrente come sostituto, ma non è escluso che Schifani finisca nella rete di Gaetano Armao, che nel giro di qualche mese – dopo le elezioni da avversario, a settembre 2022 – ha riconquistato la sua fiducia. Prima vedendosi assegnare l’incarico di esperto in materia di fondi e questioni extraregionali (qualcosa che somiglia molto alla delega alla programmazione) e poi come presidente della Commissione tecnico-specialistica che si esprime sulle autorizzazioni ambientali. Il pacchetto potrebbe diventare completo con il ritorno in via Notarbartolo, da cui Armao diede vita a cinque esercizi provvisori di fila e a una serie di contenziosi con la Corte dei Conti.
Ma l’altro pezzo di giunta che appare irrimediabilmente monca, ormai da un paio d’anni, è quella gestita da Giovanna Volo. L’assessore (fantasma) alla Salute è in attesa di conoscere il proprio futuro. Che, risultati alla mano, parrebbe segnato. Anche se nelle ultime ore prende quota l’ipotesi di una clamorosa riconferma. In mancanza d’alternative Schifani potrebbe tenersela, e subentrare lui stesso nella gestione delle vertenze più delicate (con l’ausilio dei direttori dei due dipartimenti, Iacolino e Requirez). Una sorta di “supplenza”. Le alternative c’erano ma si sono liquefatte in mezza giornata. Caterina Chinnici ha ricevuto l’agognata promozione a Bruxelles; Edy Tamajo, il ragazzo di bottega, rimarrà alle Attività produttive. Non sono bastati il sacrificio e la rinuncia all’Europarlamento, per garantirgli un upgrade. Schifani (forse) ne teme l’ascesa e tenerlo alle Attività produttive – un assessorato comunque redditizio – potrebbe essere un buon compromesso per non finire schiacciato dal peso dell’allievo (reduce da oltre 121 mila preferenze). E’ stato lo stesso governatore a tarpargli le ali durante la conferenza stampa dell’altro pomeriggio a Roma, nella sede di Forza Italia: “Edy resterà al mio fianco a svolgere il suo ruolo per le Attività produttive che sta portando avanti con grande serietà, competenza e spirito di abnegazione in una regione che paga la marginalità geografica e l’assenza di infrastrutture, ma secondo gli ultimi rapporti Svimez è cresciuta del 2,2%”.
Il ragazzo si farà, ma non adesso. La gavetta è ancora lunga e Schifani – almeno da queste dichiarazioni – non sembra voglia incoronarlo prima del tempo come suo successore a Palazzo d’Orleans. Ci sono tre anni e una speranza – piccolina per la verità – di aspirare a una ricandidatura. Perché comprometterla così presto? Tamajo sembra aver capito, anche se non resterà insensibile alla spinta dei Cardinale e dei Romano che, dopo un paio d’anni d’apprendistato, lo vorrebbero vedere ai piani alti: “La nostra avventura politica continua e da uomo di partito, continuo a lavorare per il bene dei siciliani e della nostra Isola, all’interno della Giunta Schifani che mi onoro di rappresentare”, ha detto l’assessore, di fronte a Tajani e ai giornalisti. Edy in campagna elettorale ha dato l’anima per guadagnarsi ogni singola preferenza, e grazie al suo risultato – e ai vari “aiutini” esterni – ha spinto il partito a un 23 per cento che non si vedeva da troppo. Qualcosa di irreale. E’ possibile che non gli faccia alcun effetto e scelga deliberatamente di restare un comprimario?