C’è tensione fra Schifani e FdI

In mezzo Renato Schifani. Al suo fianco il predecessore Nello Musumeci e l'ex assessore alla Sanità, Ruggero Razza

Schifani in queste ore deve fare i conti con due belle gatte da pelare: Fratelli d’Italia e il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo trattengono a fatica il risentimento verso le ultime operazioni del governatore. Fratelli d’Italia non ha accolto di buon grado la convocazione di Ferdinando Croce, manager dell’Asp di Trapani, a Palazzo d’Orleans (sembrava il preludio a uno scossone dopo le dimissioni di Colletti a Villa Sofia); Lombardo, invece, dubita sull’ipotesi, ormai acclarata, delle dimissioni di Roberto Di Mauro da assessore all’Energia. Servirebbe del tempo per rimpiazzarlo e, soprattutto, significherebbe darla vinta a Schifani, che sull’operato dell’autonomista cova qualche riserva dall’inizio della legislatura.

L’ex presidente si è speso più volte per salvare la pelle di Di Mauro, che qualche tempo fa aveva riflettuto a voce alta, per esempio, sulla scarsa economicità dei termovalorizzatori; e che poi è stato nel mirino per la gestione della chiusura della discarica di Lentini, e in precedenza per il tetto alle autorizzazioni concesse alle imprese che si candidavano a realizzare impianti fotovoltaici in Sicilia. Era arrivato a un passo dall’esautorazione – pare ci fosse una “trattativa aperta” fra Schifani e Salvini, ai tempi federato con il Mpa – e Lombardo non fece nulla, ma proprio nulla per nascondere il fastidio: “La sanità siciliana è in ginocchio. Di questo ci si dovrebbe occupare, non di espropriare un assessore capace, bravo, volenteroso e trasparente come Roberto Di Mauro dalle competenze sui rifiuti e sui termovalorizzatori”. Parole che torneranno dopo la vicenda di Lentini, a seguito di un’intervista del governatore al Gds: “Mi meraviglia la critica che il Presidente della regione rivolgerebbe all’assessore Roberto Di Mauro – replicò Lombardo -. In verità fino ad oggi gli ho sentito rivolgere nei confronti dell’assessore all’Energia solamente apprezzamenti per ‘il buon senso, la fattività, la saggezza, l’impegno instancabile’. Sono certo che è questo il suo sentimento…”.

Oggi non si utilizzano gli stessi toni arrembanti, anche perché Lombardo – che il 22 o il 23 marzo battezzerà la sua nuova creatura politica con Lagalla e Micciché – ha spiegato giorni fa di non essere mai stato così tanto in sintonia con Schifani come lo è adesso. Anche se le dimissioni di Di Mauro (che nella serata di ieri ha smentito senza troppa convinzione) sarebbero comunque un segnale sinistro rispetto agli ultimi fatti: ad esempio quello riferito alla Diga Trinità, a Castelvetrano, che ha visto ridurre i propri volumi idrici a causa di problemi strutturali di cui il Dipartimento di competenza non s’è fatto carico. Schifani ha commissariato il Dirigente generale, Arturo Vallone, affidando la gestione dell’emergenza al capo della Protezione civile, Salvo Cocina. Un provvedimento dettato da “una serie di inadempienze da parte del dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti, tra queste il ritardo nell’emanazione dell’avviso di pericolo, l’assenza di comunicazione alla Presidenza della Regione della situazione critica e la grave carenza di interlocuzione con gli uffici ministeriali nonostante le sollecitazioni ufficiali”.

L’inseguimento – per non parlare di “caccia” – dura da parecchio tempo. Adesso Di Mauro è pronto al passo indietro: “Girano notizie di stampa e nei palazzi della politica. Non posso né confermare né smentire – ha sentenziato Schifani -. Sicuramente, qualora decida di prendere questa decisione, me lo comunicherà per tempo. E io ne prenderò atto”. I rapporti con il Mpa non potranno certo essere più distesi. L’arresto di Giuseppe Castiglione, capogruppo del Movimento all’Ars, ha già rappresentato un motivo d’imbarazzo (pur nella convinzione diffusa che il garantismo prevale fino al terzo grado di giudizio). Adesso c’è pure la vicenda della sostituzione dell’assessore. Peraltro il Mpa, dopo le Europee, aveva chiesto il secondo posto in giunta, ipotesi che non si è mai concretizzata. Amen.

L’altro fronte caldo, ma non ancora rovente, riguarda invece i patrioti di Fratelli d’Italia. Specie l’ala musumeciana. Per capire che i rapporti fra il presidente della Regione e il suo predecessore (oggi Ministro) non sono idilliaci, basta incrociare le dichiarazioni – velenose e reciproche – degli ultimi due anni. Ma ora Schifani è arrivato a toccare la “carne viva” della scuderia, mettendo in discussione l’operato del Direttore generale dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce. Che vanta una militanza in Diventerà Bellissima, ai tempi in cui era capo della segreteria tecnica di Ruggero Razza all’assessorato della Salute. Per ora, a differenza del collega Roberto Colletti di Villa Sofia, Croce è stato risparmiato dall’affondo frontale, anche se Schifani ha manifestato il proprio scalpore per i tempi d’attesa che precedono la consegna dei referti istologici nella provincia di Trapani. Se n’è parlato ieri a Palazzo d’Orleans, dove sono emerse le negligenze della governance trapanese sulla comunicazione dei dati arretrati delle biopsie (circa un migliaio): “L’assessorato della Salute – si legge nella nota diramata al termine dell’incontro – affiancherà l’Asp di Trapani nella risoluzione delle criticità riscontrate nella consegna dei referti istologici, attraverso tutta la rete del sistema sanitario regionale, per consentire l’azzeramento dell’arretrato e il recupero della capacità di elaborazione secondo standard ottimali”.

Ma c’è un altro punto di caduta della crisi (passeggera?) con il partito della Meloni. Ossia le vicende dell’aeroporto di Palermo, dove l’attuale presidente di Gesap, Salvatore Burrafato, è impegnato in un braccio di ferro con l’amministratore delegato Vito Riggio per la selezione del nuovo direttore generale. Ieri s’è chiuso il primo tempo per la nomina della commissione che esaminerà i 19 curriculum sul tavolo. Riggio, voluto da Schifani, starebbe perorando la causa dell’ex dg Scelta, su cui FdI non si ritrova. Schifani ha già fatto pervenire ai giornali il proprio sconcerto per una situazione che impedisce di arrivare al passo successivo: cioè la privatizzazione dello scalo. “Mi auguro che Palermo esca dalle sacche del controllo della politica”, ha lamentato il governatore.

Sono (anche) queste frizioni laceranti a rallentare l’individuazione di candidati unitari per il voto di secondo livello nelle ex province. Il centrodestra s’è visto più volte ma non ha mai trovato la quadra, tanto che i referenti regionali sarebbero sul punto di demandare le decisioni operative a livello provinciale. Questo avrebbe una conseguenza letale: andare divisi. Non sarebbe certamente un buon viatico per le prossime Regionali, appuntamento per il quale Schifani sembra già aver opzionato la possibilità di ricandidarsi. Sia Fratelli d’Italia che il Mpa, sulla carta, sarebbero disposti a offrirgli una seconda chance, anche se qualcuno è pronto a giurare che la realtà è diversa. La cosa certa è che in evoluzione, e che nessun passo, da qui in avanti, potrà essere sottovalutato.

 

Alberto Paternò :

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie