Questo governo non riesce a difendere (neppure) le norme-spot, come quella che avrebbe garantito ai manager delle partecipate di triplicarsi lo stipendio; né a promuovere serie azioni di riforma (sono in attesa i Forestali, i Consorzi di Bonifica, i dirigenti di terza fascia); tuttavia, immagina per la Sicilia un futuro roseo, pieno d’investimenti, di ospedali che funzionano, di strade e ponti che l’attraversano. Schifani, infatti, sembra il presidente del giorno dopo; uno di quelli che si defila dalle incombenze del presente, e dalle emergenze sempre più pressanti, per lavorare a una nuova età dell’oro. Che paradossalmente potrebbe sbocciare dopo il suo addio a palazzo d’Orleans (a meno di una rielezione).
Sembra, in sostanza, il governo degli annunci. L’ultimo, in ordine di tempo, ha riguardato la rinascita del Polo Pediatrico di Palermo dopo 14 anni di ritardi e lungaggini. Schifani, in un video, ha comunicato la pubblicazione del bando e illustrato le caratteristiche di un’opera sensazionale: “Il nuovo ospedale pediatrico – ha detto – sarà un punto di riferimento non solo per Palermo e per tutta la Sicilia, ma anche per il Sud Italia e per i Paesi dell’area del Mediterraneo. Una struttura moderna, tecnologicamente avanzata, antisismica, immersa nel verde, pensata per accogliere e curare nel miglior modo possibile i nostri bambini”. Ci saranno 134 posti letto, 14 unità operative e 4 sale operatorie. Ci sarà una Cardiochirurgia. Verranno trattate anche le patologie oncologiche pediatriche. “E ancora: una foresteria per i familiari, una zona ristoro, spazi di culto, aule conferenze, parcheggi moderni, un’elisuperficie per le emergenze”. Insomma, l’ospedale dei sogni.
Una delle numerose promesse che, però, non possono rappresentare il banco di prova per questo governo. Bensì una cambiale per chi verrà dopo: il costo è di 170 milioni, ma l’opera sarà realizzata in collaborazione con il Ministero della Salute e Invitalia. Ne costerà 420 quello di Siracusa: il nuovo “Umberto I” ha ricevuto il parere favorevole del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Dopo la sigla dell’accordo con il Ministero potrà partire la procedura per la pubblicazione della gara d’appalto. I tempi di realizzazione sono lunghi e incerti.
Quando il nosocomio verrà completato, però, dovrebbero essere già funzionanti i due termovalorizzatori. Il bando, in questo caso, sarà pubblicato nelle prossime settimane, c’è ottimismo per la posa della prima pietra, che avverrà ben prima della scadenza elettorale: Schifani prevede entro il 2026 (poi serviranno 18 mesi per i lavori: realisticamente verranno completati non prima dell’estate ‘28). E poco importa dei numerosi ricorsi delle associazioni ambientaliste per provare a bloccare tutto. “Da molto tempo – ha sentenziato il governatore – la nostra Regione spende oltre 100 milioni di euro all’anno per esportare i rifiuti all’estero, dove vengono inceneriti. È una situazione che non possiamo più accettare. Dobbiamo trasformare la difficoltà in un’opportunità e i termovalorizzatori rappresentano la soluzione più avanzata e sostenibile”.
Non tutti sono d’accordo. Anzi, per i Cinque Stelle chiamarli “termovalorizzatori è un eufemismo per nascondere la realtà: si tratta di inceneritori, tecnologia superata e dannosa, che l’Europa sta abbandonando in favore del riciclo e dell’economia circolare. Mentre gli altri Paesi investono su riduzione dei rifiuti e riuso, la Sicilia spende 800 milioni di euro per impianti che, nel 2030, saranno già fuori legge rispetto agli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni climalteranti”. Ma il governo va dritto come un treno e, dopo l’adozione del Piano dei rifiuti (che si era incartato durante la legislatura di Nello Musumeci) è pronto a far spiccare il volo a questi due impianti che sorgeranno rispettivamente a Catania e Bellolampo: “Abbiamo scelto di realizzare questi impianti interamente con fondi pubblici, stanziando 800 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione”, ha detto Schifani.
Lo stesso fondo a cui ha attinto Palazzo Chigi per dare seguito alla smania di Matteo Salvini di costruire il Ponte sullo Stretto. Su questo fronte siamo un po’ indietro (la posa della prima pietra era prevista per la fine del 2024), anche se la Regione sta facendo la propria parte, co-finanziando l’opera per un miliardo e trecentomila euro. Ai tempi Schifani si risentì con il Ministro delle Infrastrutture, per aver previsto l’utilizzo di un capitolo destinato agli investimenti, ma i dissapori sono stati limati dal tempo, fino a sparire. Qualche giorno fa il Consiglio dei Ministri ha approvato l’attestazione dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (IROPI) relativi alla realizzazione del collegamento stabile con la Calabria. “Si tratta di un passaggio rilevante e che avvicina l’approvazione al Cipess e il conseguente via libera ai lavori”, ha commentato il Mit. Ma l’opera, sempre che si faccia, verrà inaugurata non prima del 2032. Non è detto che a Schifani basterà la seconda legislatura per partecipare al taglio del nastro.
Molto più facile, invece, installare i cinque dissalatori che, nei prossimi anni, dovrebbero metterci al riparo dai danni della siccità. Tre sorgeranno (già entro l’estate) nei siti dismessi di Trapani, Gela e Porto Empedocle. Attraverso un’operazione di revamping (così la chiamano i tecnici) utile a far tornare in funzione un ammasso di ferraglie che da tempo immemore non funziona. Gli altri due saranno impianti mobili destinati a Palermo, dove attualmente è in atto un piano di razionamento per evitare di disperdere ingenti risorse idriche (l’acqua che riempie attualmente gli invasi potrebbe bastare per 11 mesi). Il finanziamento prevede 90 milioni di euro dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, grazie a un accordo con il Governo nazionale, integrati da 10 milioni provenienti dal bilancio regionale. La componente più significativa, 170 milioni di euro, sarà apportata dai privati attraverso il sistema della finanza di progetto. Roma contribuirà con ulteriori 20 milioni per coprire la fase di avviamento e i costi di gestione del primo anno. Anche per i due dissalatori che sorgeranno nel capoluogo, però, le tempistiche rimangono incerte. Ma un annuncio va sempre bene e aiuta a vivere meglio, con la coscienza a posto.