Il fatto è che non sa governare. Non conosce gli abissi nei quali è precipitata la Sicilia e non ha alcuna idea di quali strumenti andrebbero programmati per fronteggiare una crisi come quella che soffoca la nostra società e la nostra economia. Renato Schifani vive alla giornata: un ricevimento, un rancore, una nomina, una nota ai giornali. Poi, quando i problemi gli crollano addosso, come l’incendio di Fontanarossa, comincia a strillare: alza la voce, inveisce, travolge. Cerca insomma un povero cristo sul quale scaricare le colpe della sua inconsistenza. E la gente scappa. E’ fuggito il suo portavoce, Roberto Ginex; ha girato i tacchi anche Vito Riggio, un amministratore di grande saggezza che stava per risollevare le sorti dell’aeroporto di Palermo. Finirà che resterà solo con Marcello Caruso, il suo fedele scudiero. Come Don Chisciotte. O come Brancaleone.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
C’è Don Chisciotte a Palazzo d’Orleans
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