La macchina delle primarie del centrosinistra non è ancora pronta. Lo ha confermato il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, a margine della direzione del partito che si è tenuta sabato pomeriggio a Palermo. “Serve più tempo rispetto al termine del 10 giugno” per la presentazione delle candidature. Per il Pd “la cosa più importante è avere un termine congruo per fare la campagna elettorale (almeno 25 giorni). Parleremo di una data nel momento in cui verrà approvato il regolamento delle primarie”. Cosa che non è ancora avvenuta.
La direzione ha approvato la relazione del segretario regionale con 135 voti favorevoli e 2 astenuti e confermato il mandato a Barbagallo per concludere l’accordo politico, programmatico e regolamentare con gli alleati di coalizione. “Proseguiamo il lavoro per definire l’intesa con il Movimento 5 Stelle e le forze della sinistra” ha detto alla fine l’ex sindaco di Pedara. Questi i punti salienti su cui si è incentrato il suo intervento: sì alle primarie in modalità mista, con registrazione on line e voto sia via web sia nei gazebo; approvazione del regolamento la cui bozza verrà ulteriormente definita dal tavolo tecnico e poi da quello politico; inoltre, la data di presentazione delle candidature alle primarie, in programma da metà giugno in poi, e quella per la ‘consultazione popolare’ avverrà entro 25/30 giorni dalla data di deposito delle candidature. E’ prevista inoltre la nomina di garanti super partes che vigileranno sul corretto svolgimento delle operazioni.
L’idea è di allestire una trentina di gazebo in tutta la Sicilia: “Sarebbe un ottimo punto di caduta – dice Barbagallo – Con 30 città, fra cui i capoluoghi di provincia, potremmo raggiungere, potenzialmente, la metà della popolazione siciliana”. Anche se, svolgendosi le primarie in pieno luglio, “non so quanti concretamente vorranno avvalersi della possibilità del seggio in presenza. Il voto online – ha concluso il segretario – è compatibile con lo Statuto e con le scelte fatte dal partito anche a Roma”.
Sul tema primarie è intervenuto anche il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, Nuccio Di Paola: “Se il percorso per individuare in Sicilia il candidato migliore alla presidenza della Regione nel campo progressista sarà quello delle Regionarie, ci impegneremo per battere il record di votazioni on line in Italia. Puntiamo a portare alle urne telematiche oltre 100 mila votanti. La massiccia partecipazione dei cittadini – continua – è l’unico modo per sconfiggere l’astensionismo, battere le destre e dare una prova di grande democrazia diretta. Il M5S, del resto, ha nelle proprie corde una netta propensione al voto digitale, cosa che ha permesso di portare tantissimi cittadini ad esprimere la propria opinione da remoto in numerose importanti occasioni. Anche nelle postazioni fisiche che saranno allestite sul territorio – conclude Di Paola – ci saranno comunque dispositivi digitali per centralizzare e gestire le operazioni di voto in totale sicurezza”.
L’aperitivo fra Letta e Conte
Enrico Letta, parlando di primarie, si limita a definirle una “prospettiva incoraggiante”. Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, in Sicilia, verrà scelto con le consultazioni care – tradizionalmente – al Partito Democratico. Anche se per l’occasione il metodo individuato dal ‘campo largo’ è molto più vicino ai canoni dei Cinque Stelle. Si voterà, infatti, sulla piattaforma Sky Vote. Online. L’unica concessione al Pd, secondo quanto emerge dagli ultimi incontri, sarebbe l’allestimento di gazebo fisici nelle trenta maggiori città siciliane (più Enna, che altrimenti rimarrebbe fuori). Si tratterebbe, ad ogni modo, di consultazioni gratuite.
Le regole sono state definite via via da un tavolo tecnico in cui erano rappresentati i tre maggiori partiti della sinistra. Anche se non c’è nulla di ufficiale. Da qui la cautela di Enrico Letta, che mercoledì è stato ospite nella casa romana di Giuseppe Conte assieme al segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, e al capogruppo del M5s all’Ars, Nuccio Di Paola. Piatto del giorno: le primarie. I due leader nazionali hanno provveduto a smussare le dichiarazioni (un modo, inoltre, per indorare la pillola agli altri partiti di sinistra, tenuti fuori dalle decisioni più importanti) per quello che – va da sé – rappresenta un passo importante nella cementazione del rapporto fra i due partiti. Un pezzo del tragitto da cui nessuno vuole uscire indebolito o subalterno.
Anche se ad aver incassato le maggiori concessioni sembra proprio il Movimento. Che, secondo il racconto de ‘La Stampa’, ha ottenuto il ritiro di Peppe Provenzano, ex ministro per il Sud e attuale vicesegretario nazionale dem, il quale, in virtù del suo ruolo di prim’ordine, avrebbe beneficiato di una spinta importante. In pratica, non ci sarebbe stata partita coi potenziali avversari ‘interni’. Invece l’obiettivo del M5s è porre le basi per una sfida alla pari e dare fondo a quel criterio di democrazia partecipata che, ad esempio, l’ultimo fuoriuscito Dino Giarrusso ha avvertito come “umiliata”.
In verità non sono stati ancora definiti i parametri per le candidature. Ne parlerà domani la direzione del Pd, mentre i Cinque Stelle approfondiranno il tema la prossima settimana a palazzo dei Normanni. Per facilitare le operazioni ne servirebbe uno a partito: non è detto che basti. Uno come Cancelleri, se non otterrà la deroga al vincolo del secondo mandato, potrebbe presentarsi da ‘esterno’, con una lista a supporto. Resta il paletto delle 2 mila firme autenticate. E l’obbligo, fin qui solo ventilato, che impegna i perdenti a presentare una propria lista a sostegno del candidato “ufficiale” (e definitivo) in almeno cinque collegi siciliani. Alle Regionali, quelle vere.
Chi ha fatto segnare passi avanti è stato Claudio Fava, il leader dei Cinque Passi, che qualche giorno fa ha inaugurato la propria campagna al Bastione degli Infetti, a Catania, e che negli ultimi giorni sta aumentando la propria produzione social; nei Cinque Stelle resiste l’impegno del 36enne Luigi Sunseri, mentre resta un po’ più sullo sfondo Di Paola; nel Pd, invece, si susseguono le voci (che non trovano conferme ufficiali) relative a Caterina Chinnici, europarlamentare e figlia del giudice ucciso da Cosa Nostra. Ci sarebbe pure Pietro Bartolo, l’ex medico di Lampedusa (anch’egli all’Europarlamento), che però “pretende” di essere indicato dal partito. E il solito Cancelleri. Fuori dal lotto rimane Giarrusso, che a ore, però, potrebbe comunicare la sua adesione al contenitore meridionalista di Cateno De Luca (dove ritroverebbe Ismaele La Vardera, suo collega alla Iene).
Che l’accordo sia tutto da perfezionare, infine, lo dimostra la ‘contesa’ sulla data. L’accordo sul 24 luglio vacilla di fronte alle perplessità di Fava, che vorrebbe tenere la campagna per le primarie distante dalle celebrazioni del trentennale di Via d’Amelio, in programma il 19. Così l’ipotesi è di anticipare di almeno una settimana. Pd e M5s non sono contrari, in linea di massima. Come rivelato questa mattina da ‘La Sicilia’, inoltre, il momento del voto online dovrebbe essere preceduto da 12 assemblee tematiche (organizzate nelle varie province) per parlare dei temi d’attualità più stringenti, compresi ‘questione morale’ e ‘pace e Mediterraneo’. Una sorta di confronto all’americana in cui i competitor avranno gli stessi minuti per esporre il proprio punto di vista e rispondere a un paio di domande poste dal moderatore di turno. Un sistema, nella visione del M5s, per legare il sistema delle primarie al confronto attivo coi territori, ed evitare che si riduca tutto quanto a una mera rappresentazione dell’ego della politica.
Quello siciliano – qui entrano in gioco Conte e Letta – è solo il primo passaggio ufficiale per un’alleanza più organica. Che però non si riproporrà con lo stampino in tutte le regioni. Ognuna fa storia a sé. Ma come sempre l’Isola rappresenta una sorta di laboratorio sperimentale per analizzare i trend. In Lombardia e in Lazio, dove si voterà nel 2023, potrebbero prendere spunto.