Il congresso come punto di partenza, una proposta organica per il Mezzogiorno come snodo cruciale per riconquistare la fiducia (e il voto) degli elettori siciliani. Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico all’Ars, è uno a cui non piace schematizzare: “Non mi sento né renziano, né partigiano. Come molti altri militanti e dirigenti di partito, fra l’altro”. Ma fissare le linee guida per affrontare il futuro non può essere un mero esercizio per tenersi a galla. Il Partito Democratico deve tornare a far braccia nel cuore dell’elettorato, strappare il predominio ai Cinque Stelle, uscire da quell’isolazionismo che negli ultimi anni, non solo a livello elettorale, ha provocato delusioni in serie.
Come si fa?
“E’ fondamentale riallacciare un rapporto forte con le organizzazioni sindacali, con il mondo del volontariato, con i corpi sociali intermedi. Affinché il PD torni a fare il PD. Ossia un partito di centrosinistra plurale, aperto, con forti relazioni nei confronti della società civile. Tutto ciò che aveva determinato la sua nascita, negli anni è andato perduto. Tagliare i ponti con l’esterno è stato un gravissimo errore. Dobbiamo rimetterci in ascolto del territorio. La stagione dei congressi è un buon inizio”.
I “dem” hanno una proposta per il Sud?
“Il governo nazionale, penso a Letta, Renzi e infine Gentiloni, ha fatto qualcosina. Ad esempio il “Patto per il Sud” a livello di infrastrutture, il provvedimento “Resto al Sud” per sostenere la nascita di nuove imprese a conduzione giovanile. Ma queste iniziative non hanno rappresentato una proposta complessiva per il Mezzogiorno. Ed è un errore che abbiamo pagato in campagna elettorale”.
Se oggi Lupo rappresentasse una forza di governo, su cosa insisterebbe?
“Bisogna portare avanti la linea dello sviluppo e della crescita produttiva. Il reddito di cittadinanza è solo un’illusione: può rappresentare al massimo un sostegno al reddito o un ammortizzatore sociale, ma non il futuro per migliaia di giovani siciliani. Dobbiamo rilanciare i crediti d’imposta per gli investimenti e l’occupazione, imporre un regime fiscale più vantaggioso, far partire le zone economiche speciali, attrarre nuove imprese. Abbiamo gli strumenti per poterci riuscire”.
Nel suo partito, però, preferiscono la dialettica politica. Renziani contro partigiani, Leopolda contro Agorà. Difficilmente si arriva a una sintesi
“Contrapporci già prima del congresso, vorrebbe dire iniziare col piede sbagliato. Anche io, però, non escludo di organizzare qualche incontro assieme agli amici dell’area “dem”, quella più vicina a Franceschini e Fassino per intenderci. Ben vengano questi incontri se sono momenti di riflessione, di elaborazione di idee, di confronto. Ben vengano se esiste una motivazione forte a unire il partito e non a dividerlo. Se, invece, nascono come steccati ci ritroviamo di fronte all’ennesimo errore”.
Al momento il Pd siciliano è un partito senza guida
“L’ultima segreteria Raciti è stata un fallimento. E l’anno scorso Renzi ha sbagliato a fare solo il congresso nazionale. Non serve eleggere un segretario nazionale se il Pd non esiste più nei comuni. La crisi ci ha travolto, anche a Palermo non abbiamo più una sede. Bisogna rilanciare l’idea di un partito organizzato, leggero, presente. Che sappia promuovere incontri con i cittadini. Gli unici ad averlo fatto sono i militanti dei nostri circoli: se esistiamo ancora, soprattutto in Sicilia, è merito loro che hanno tenuto alta la bandiera”.
Cosa vi hanno lasciato in eredità le Elezioni Amministrative?
“La serietà, la credibilità, l’impegno dei nostri amministratori locali che sono risultati l’arma vincente per ottenere successi importanti. Fanno notizia soprattutto Trapani e Siracusa, ma siamo riusciti a imporci anche in centri medio-piccoli. Ed è esclusivamente merito loro. Credo che il Partito Democratico abbia grandi prospettive di crescita, soprattutto in Sicilia e nel Mezzogiorno”.
Oggi, però, queste zone rappresentano il terreno di conquista del Movimento 5 Stelle
“Molti elettori del Pd hanno votato i 5 Stelle ma ne sono amaramente pentiti, considerato che il giorno dopo, con i voti del Sud, hanno fatto un accordo con la Lega e si sono ridotti a corrente del Carroccio. Salvini si muove come se fosse il presidente del Consiglio e detta i tempi dell’attività del governo. IL M5S insegue, tradendo gli interessi del Sud. Noi dobbiamo riconquistare il nostro elettorato nel Mezzogiorno e tornare attrattivi”.
Qual è il suo giudizio sui primi otto mesi del governo Musumeci?
“Deludente, inconcludente, assente. E’ un governo che non si vede. L’unico disegno di legge approdato all’esame delle commissioni è quello relativo alla riforma del sistema di smaltimento dei rifiuti. La Finanziaria e il Collegato sono strumenti finanziari necessari a non incorrere nel commissariamento, quindi una sorta di atto dovuto. E’ incredibile che dodici assessorati siano riusciti a produrre soltanto un disegno di legge. Ciò dimostra che è un governo senza idee”.
Sui rifiuti, fra l’altro, siamo lontani da una soluzione
“Fa male Musumeci a schierarsi contro i comuni, pretendendo che ogni sindaco stipuli contratti per conferire i rifiuti all’estero. E’ un approccio sbagliato. Il governo ha il dovere di mettersi al servizio dei comuni e immaginare assieme ai sindaci una riforma del settore, cercando di garantire il miglior servizio a più basso costo per i cittadini. Se davvero i sindaci fossero costretti a esportare i rifiuti all’estero, l’aggravio del costo di smaltimento graverebbe sulle imposte. Musumeci ha chiesto e ottenuto da Gentiloni poteri speciali per gestire l’emergenza, quindi non ha più alibi. E non può minacciare di commissariamento sindaci che si sono insediati da poco più di un mese”.
L’extrema ratio è davvero l’esercito per rimuovere la spazzatura dalle strade?
“Credo non sia necessario. Bisogna incoraggiare gli esempi positivi dei comuni più virtuosi e intervenire sulle aree di crisi. Penso soprattutto alle città metropolitane. Ma per farlo occorre spirito di collaborazione”.
Quali sono i risultati ottenuti dal Pd dai banchi dell’opposizione?
“Uno su tutti: incrementare la platea dei beneficiari del reddito di inclusione. Con un intervento nella legge di stabilità, abbiamo innalzato la soglia ISEE da 6mila (parametro nazionale, ndr) a 7mila euro. E stiamo portando avanti una battaglia sulla preferenza di genere, che pezzi della maggioranza – spero che il M5S non li segua – vorrebbero sopprimere. E’ ridicolo. Ricordo di essere stato il primo firmatario della proposta avanzata già all’epoca del governo Lombardo e poi approvata con Crocetta. Reputo che agli elettori si debba dare la massima libertà di espressione. Ricordo che questa legge ha permesso alle donne di quadruplicare la loro presenza nei consigli comunali di tutta l’Isola, dove oggi rappresentano 1/3 delle istituzioni”.