Un amichettismo
senza limitismo

Non ci sono solo le inchieste delle procure. C’è pure la rogatoria che la Corte dei Conti ha inoltrato in Francia per avere tutti i dettagli sullo shooting di Cannes, organizzato nel 2022 dal Balilla, costato 3,7 milioni e affidato senza gara a un avventuriero lussemburghese. Ma inchieste e scandali non frenano l’ingordigia della corrente turistica e del sottobosco che, alla Regione, traccheggia all’ombra di Fratelli d’Italia. Anzi. Ai nomi ormai iconici dello spreco si aggiungono nuovi roditori del denaro pubblico. Come la Public Adv riconducibile – stando agli articoli pubblicati in questi giorni dal “Fatto Quotidiano” e dal “Domani” – al marito dell’onorevole Carolina Varchi, amica del cuore di Giorgia Meloni. Anche se di recentissima formazione, la Public Adv avrebbe già rastrellato incarichi e commesse per quasi 400 mila..

Se un Savonarola
“avverte” Schifani

Ad Agrigento c’è un savonarola – un po’ appassito per la verità – che non perde occasione per scagliarsi contro i palazzi del potere e che passa intere giornate a compilare dossier da inviare ai giornali e alla procure. Ieri ha scritto pure una corposa lettera al presidente della Regione, Renato Schifani, per invitarlo a disertare la manifestazione in programma per oggi all’hotel Dioscuri di San Leone perché gli organizzatori – il direttore dell’Asp, Giuseppe Capodieci, e il deputato di Forza Italia, Riccardo Gallo Afflitto – sarebbero responsabili di un lungo e indicibile elenco di nefandezze. Il relativo dossier – sostiene questo moralizzatore di lungo corso – sarebbe stato già inoltrato alla magistratura. Dentro ci sono verità o fandonie? Certo, il carteggio è inquietante. E il governatore farebbe comunque bene..

Le luci della ribalta
spesso stordiscono

C’è una Meloni alla vaccinara che davanti al suo popolo dice che i centri in Albania “funzioneranno perché io voglio combattere la mafia”. Come se le carceri di Shengjin e di Gjander fossero destinati – lo ha scritto Francesco Merlo su Repubblica – “non ai migranti sopravvissuti alle torture ma ai torturatori di migranti”. E come se sulla nave Libra “avessero viaggiato verso il 41bis i Totò Riina del mare e non quei disperati confusi e malmessi che abbiamo visto andare avanti e indietro” sull’Adriatico. E’ il teatrino della politica, bellezza! Sul quale è salito stamattina anche il vice della Meloni: quel Matteo Salvini che era in attesa di una sentenza del Tribunale di Palermo e che, tanto per ingannare l’attesa, se n’è venuto fuori con questa affermazione: “Rifarei tutto,..

Ozempic per dimagrire?
I santoni ci ripensano…

Da quando si è scoperto che l’Ozempic fa dimagrire, molti santoni della diabetologia si sono trasformati in uomini d’affari. A chiunque chiedesse un consiglio su come contrastare l’obesità loro prescrivevano – almeno fino a due mesi fa – quintalate di Ozempic, fiale su fiale, tutte a pagamento. La “Big Pharma” si è arricchita e i santoni hanno incassato non poche provvigioni. Ma quando il mercato dell’Ozempic ha mostrato segni di stanchezza, i professoroni – soprattutto quelli che influenzano la categoria – hanno cominciato a indicare ai pazienti un nuovo e prodigioso rimedio: il Wegowy. Identico al modaiolo Ozempic, però molto più costoso. Altro giro, altro business. Diciamolo: la sanità pubblica avrà pure tutti i difetti di questo mondo ma la sanità privata non scherza. Ci sono le compiacenze con le..

Il lungo Capodanno
dei provincialotti siculi

Mediaset ha capito che al Sud non ci sono dei governanti seri, giudiziosi e innamorati della propria terra; ma dei provincialotti in cerca di visibilità. E ha incrementato il business. Pensate: la Regione siciliana apparecchia per la tv di Berlusconi sia il concerto natalizio – quello registrato ad Agrigento in piena estate – sia il concertone di Capodanno che sarà organizzato in quattro e quattr’otto a Catania e del quale non si conoscono ancora nemmeno i nomi degli artisti; si sa solo che Palazzo d’Orleans ha stanziato due milioni di euro. La motivazione ufficiale è che questa massa di denaro pubblico serve per promuovere nel mondo l’immagine della Sicilia. E’ la favola maledetta – quella della promozione – con la quale la corrente turistica di Fratelli d’Italia ha regalato negli..

Il luogo improprio
dell’osannato Betta

Toh, chi si rivede. Marco Betta, l’osannato sovrintendente del Teatro Massimo, si era rinchiuso per qualche mese nel retrobottega della politica. La sua riconferma non era scontata e il compositore si è dato molto da fare, con inchini e genuflessioni, per conquistare non solo la benevolenza di Roberto Lagalla e Renato Schifani ma anche il consenso determinante di Alessandro Giuli, ministro della Cultura. Comunque ce l’ha fatta. E ieri s’è mostrato, con i fregi del vincitore, a noi poveri siciliani che in buona parte paghiamo lo stipendio a lui e ai suoi numerosi consulenti. Ci aspettavamo, data la fama internazionale, che discendesse direttamente dall’olimpo delle arti, avvolto da cori angelici, per consegnare un messaggio apofantico alla derelitta umanità. Invece è sbucato dal maleodorante bar dei pagnottisti come un oscuro politicante..

Con Mariotto s’afferma
la legge del più forte

Teo Mammucari – uno sfigato del palcoscenico televisivo – non è stato al gioco selvaggio delle belve ed è stato lapidato, sputtanato e appeso senza appello all’albero della gogna. Guillermo Mariotto ha trascinato la Rai in un immondezzaio di spudoratezze ed è stato invece perdonato, assolto, beatificato e ricollocato sull’altare della giuria chiamata a decidere le sorti di Ballando con le Stelle. Lo so: i lettori di Buttanissima potrebbero chiedermi a questo punto perché mi occupo di gossip e non di Schifani, del Bullo o del Balilla. Rispondo dicendo che anche il gossip ha un risvolto politico. In una Italia ormai sventrata dai social s’afferma, purtroppo, la legge del più forte. Il programma di Milly Carlucci è in cima alla classifica degli ascolti. Ed è perciò intoccabile, insindacabile, incensurabile. Comprese..

Da cosa ci distraggono
Mariotto e Mammucari

C’è la sanità pubblica che cade a pezzi e c’è il carovita che brucia il valore d’acquisto degli stipendi, ma gli italiani – a giudicare dai social e dai giornali che ci vanno dietro – restano appesi a un pendolo che oscilla tra Mariotto e Mammuccari, tra il cortile di “Ballando con le Stelle” e la seduta psichiatrica di “Belve”. Sono i “temi fumosi”. Servono a nascondere le nefandezze che affiorano dal dibattito politico di questi giorni, ad Atreju o nelle più gettonate trasmissioni di Rete4. C’è una tambureggiante criminalizzazione degli scioperi e c’è il linciaggio senza fine di Maurizio Landini, leader della Cgil. Ma c’è soprattutto la mobilitazione – selvaggia, brutale, squadrista – dei picchiatori che nei talk-show credono di fiancheggiare coi manganelli il governo Meloni. Lei, Giorgia, non..

Schifani, stai sereno
Un coro, molti dubbi

Non c’è ora del giorno in cui Edy Tamajo non si inventi qualcosa per trovare un voto in più. Ma mentre rastrella nuovi elettori e nuovi consensi, l’intrepido assessore alle Attività Produttive si spertica nel dichiarare fedeltà e lealtà a Renato Schifani. Al quale concede il bis: “Sarà lui il candidato alla presidenza alle elezioni del 2027”. Lasciando ovviamente intendere che nel suo orizzonte non c’è Palazzo d’Orleans. Lo stesso hanno fatto ieri i protagonisti del Tridente, la nuova formazione politica che si è data l’obiettivo di modificare gli equilibri interni al centrodestra. Sia Raffaele Lombardo, leader del partito autonomista, che Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, si sono sperticati – come Tamajo – nel rassicurare Schifani e nel dargli garanzie per la ricandidatura del 2027. Ma tanta insistenza non somiglia..

L’opposizione s’è persa
tra gli inciuci di palazzo

Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, lo dice senza convinzione: “Daremo battaglia”. E lo dice mentre il governo di Renato Schifani prepara un emendamento col quale assegnare le “mance territoriali” – chiamiamole così – ai singoli deputati dell’Ars: segno che la battaglia annunciata da Barbagallo finirà per sfumare e disperdersi lentamente nel cielo sopra Palazzo dei Normanni. La stessa sorte toccherà ai buoni propositi sventolati dalle truppe siciliane di Giuseppe Conte, reduci dalla lunga e spossante guerriglia con Beppe Grillo, padre rinnegato. Non resta che la punta più starnazzante. Che in realtà fa rumore e nulla più. Cateno De Luca, stremato dal suo donchisciottismo, ormai si lascia dondolare dal venticello caldo dell’astensione: anche se volesse combattere non ha più soldati da inviare al fronte. Cercasi, disperatamente cercasi un’opposizione.

Gerenza

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