I ragazzi giocano:
Cechov, salvaci tu

Noi, ingenui cittadini – o sudditi, fate voi – siamo convinti che Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans siano i luoghi dove si lavora per il bene della Sicilia; dove il viceré Schifani o il gran visir Galvagno si adoperano per garantire un futuro ai nostri figli; dove settanta deputati e tredici membri del governo si affannano per preservare questa terra da una siccità che comincia ad avere, purtroppo, le sembianze della catastrofe. Niente di tutto questo. La Regione è diventata un oratorio parrocchiale dove ciascuno si trastulla con il proprio giocattolo: chi con le province, chi con il reddito di povertà, chi con la sanatoria delle ville costruite sulla spiaggia. Poi c’è Schifani che non rinuncia al teatrino della strigliata e Galvagno che affida le sorti dell’autonomia al bar..

Le due facce
dell’Apocalisse

L’abbiamo usata tante volte a sproposito, è vero; ma stavolta la parola “apocalisse” ci sta ed è lì, a Valencia, dove la furia dell’acqua ha travolto ogni cosa e ha portato morte e disperazione in una intera regione. Proprio come nel libro dell’Apocalisse: “Le isole fuggirono e le montagne non si ritrovarono mai più”. Al diluvio che ha colpito la Spagna si contrappone la siccità che, giorno dopo giorno, desertifica la Sicilia. Qui il cielo è stato avaro e impietoso. Ma è stato altrettanto inefficace il governo del viceré Schifani. Le settanta riunioni operative della cosiddetta cabina di regia non sono servite a niente: è stato scavato qualche pozzo, non si sa nemmeno dove, ma nessuno ha messo ancora mano alla rete colabrodo e non sono state neppure acquistate le..

Il Marchese del Grillo
non rispetta la Consulta

La Corte costituzionale alza il disco rosso sui continui commissariamenti e dice chiaro e tondo che le province devono avere un regolare governo. Ma Renato Schifani se ne frega; impapocchia un discorsetto da azzeccagarbugli e rinvia ancora una volta le elezioni di secondo livello. Forse aveva ragione Davide Faraone: Palazzo d’Orleans non è abitato da un presidente della Regione ma da un Marchese del Grillo: “Io son io e la Consulta non conta un…”. A forza di praticare l’arroganza il vicerè Schifani si è convinto di essere al di sopra delle leggi. E anche della decenza. Non si preoccupa della questione morale: metà del suo regno è nelle mani di un opaco avvocato d’affari. E crede di turlupinare i siciliani parlando e straparlando di una maggioranza “leale e coesa” mentre..

Palermo è perduta
“Aridateci Leoluca”

La raccolta dei rifiuti è un disastro, l’Azienda dei trasporti boccheggia, l’Azienda dell’acqua è senza un amministratore, la gestione dell’aeroporto è in stallo, i cantieri della metropolitana viaggiano con almeno dieci anni di ritardo, la movida è un incubo notturno, le strade sono trappole di fossi ed erbacce, il Biondo è diventato un parcheggio per tromboni, il Teatro Massimo è un circoletto di consulenze e privilegi, via Maqueda è un suk irredento e irredimibile, le periferie sono sempre più lontane e ghettizzate, il traffico è da anni prigioniero di se stesso, davanti al Castello della Zisa le vasche del giardino sono piene di monnezza e mandarini marci: un orrore. Domanda: ma a Palermo c’è un sindaco, c’è un’amministrazione comunale? Aridateci Leoluca Orlando. Nemmeno lui si occupava della città. Ma con..

Gli sprechi del Balilla
non bastano ai patrioti

Elvira Amata è una donna briosa, scintillante, fantasiosa. Cresciuta alla scuola politica del Balilla, è convinta che il boom del turismo in Sicilia sia dovuto ai soldi che lei, da assessore, butta a destra e a manca, per sostenere feste e festival, per foraggiare spettacoli e divertimenti, per ingrassare quel sistema di finanziamento occulto che va sotto il nome di comunicazione. Dimenticando che la Sicilia attrae perché c’è il sole. A Siracusa le presenze di settembre sono state superiori del 15 per cento rispetto a quelle del 2023. Un successo. Merito degli “eventi” organizzati dall’assessore regionale o di una estate che si è allungata al punto da cancellare l’autunno? Elvira Amata non ha dubbi: “Dobbiamo continuare a programmare eventi e iniziative”. Cannes, Sea Sicily, TaoArte, Bellini Context: gli sprechi del..

Una festa per due
Tajani e Tamajo

E’ stata una festa per tutti. Certamente per il segretario Antonio Tajani che è rientrato a Roma convinto che Forza Italia, in Sicilia, sia un paradiso di rose e fiori. E anche per il governatore Renato Schifani, scampato miracolosamente al pericolo che qualcuno, sul palcoscenico di Santa Flavia, sollevasse la questione morale e facesse pubblicamente il nome dell’opaco avvocato d’affari che amministra il retrobottega di Palazzo d’Orleans. Ma per l’assessore Edy Tamajo più che una festa è stato un tripudio. E’ arrivato all’hotel Zagarella con un lungo e rumoroso codazzo di fedelissimi. A parole non ha mai smesso di professare lealtà al presidente Schifani e di augurargli il bis alle elezioni del 2027. Ma nei fatti ha voluto dimostrare – a Tajani e a tutta l’azzurra compagnia – di essere..

Consigli per evitare
la questione morale

Nel gran teatro di Santa Flavia, ciascuno recita la sua parte. Antonio Tajani, va da sé, interpreta il ruolo del condottiero magnanimo, sceso in terra di Sicilia per unire e non per dividere. Renato Schifani sale sul palcoscenico con la postura del Viceré, leale alla Real Casa berlusconiana e soprattutto operoso nella raccolta del consenso elettorale. Tra le quinte si intravede anche Marcello Caruso, il ventriloquo di Schifani, travestito per l’occasione da segretario regionale di Forza Italia. A tutti gli altri – deputati dell’Ars e amministratori locali – è stato assegnato il compito di cantare le lodi del governo. Stando bene attenti però a non nominare mai Gaetano Armao, l’opaco avvocato di affari che affianca il presidente nelle questioni più delicate di Palazzo d’Orleans: significherebbe sollevare la questione morale e,..

Palermo, un aeroporto
di gelosie e trame

Fino all’altro ieri erano tutti d’accordo: l’unico manager che può salvare e rilanciare l’aeroporto di Palermo è Vito Riggio. E sono andati in pellegrinaggio a casa sua per convincerlo a riprendere in mano le redini di Gesap, la società che gestisce gli impianti di Punta Raisi. Ma all’improvviso esplodono gelosie e trame oscure: si agita l’assessore Edy Tamajo ed esce allo scoperto anche Gaetano Armao, l’opaco avvocato d’affari che amministra il retrobottega di Palazzo d’Orleans. Davanti ai quali, manco a dirlo, si inchinano sia il presidente della Regione, Renato Schifani, sia il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. La nomina di Riggio, che era in calendario per lunedì 28 ottobre, slitta a data da destinarsi. Il rischio è che salti definitivamente. Perché il professore Riggio non è un uomo da basso..

Tempi e risentimenti
dell’Asp di Palermo

Ricordate Daniela Faraoni, la manager che dopo avere baciato la pantofola del presidente della Regione, Renato Schifani, è stata riconfermata alla guida dell’Asp di Palermo, la più ricca della Sicilia? Fatta la festa, gabbato lo santo. Ora che non ha più l’assillo di riconquistare la poltrona, prende tutto con calma e si concede pure qualche capriccio. I convenzionati esterni aspettano dal primo gennaio di conoscere il budget per il 2024. Ma siamo quasi a fine anno e l’Asp deve ancora ultimare i conteggi. Tanto, che fretta c’è. La dottoressa Faraoni ha altre cose a cui pensare: ad esempio, regolare i conti con quelli che, nei giorni in cui si decideva la sua riconferma al vertice dell’Azienda sanitaria, non hanno baciato la sua pantofola. Tutti iscritti nel libro nero del risentimento..

Cosa nascondono
i ritardi sul Massimo

Si sa: ogni problema, lasciato a bagnomaria, finisce per imputridire. Comincia a sgretolarsi anche l’entusiasmo che si era creato attorno alla riconferma di Marco Betta a sovrintendente del Teatro Massimo. La cosa sembrava fatta ma i tempi si sono allungati. Il presidente della Regione ha trovato qualche foglia da rimasticare e si sarebbero appannate anche le certezze del ministro della Cultura, Alessandro Giuli. L’indecisione lascia ovviamente spazio a invidie e rivalse. Betta, un musicologo di grande spessore, avrà pure fatto qualche errore: governare oltre quattrocento dipendenti non è facile. Avrà reclutato un numero eccessivo di consulenti e avrà anche ceduto a un certo “populismo musicale”, come sostiene chi non lo ama. Ma Palermo e il Massimo non possono immolarlo sull’altare delle maldicenze. Sarebbe un'offesa alla città e a tutti gli..

Gerenza

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