Santa Caterina
da Strasburgo

Persino la Madonnina di Lourdes era solita dare all’innocente Bernardette la data della prossima apparizione. Invece Caterina Chinnici, scelta da Forza Italia per santificare le elezioni europee di giugno, rimane ancora avvolta nel mistero. Ovviamente in attesa che il reverendissimo segretario del partito, Antonio Tajani, accompagnato da uno stuolo di chierici siciliani, vada a prelevarla dal seggio di Strasburgo, dove è allocata da dieci anni, per presentarla agli azzurri di Sicilia e riproporla alla loro attenzione. I professionisti dell’antimafia sono fatti così. Cambiano casacca con la velocità e la disinvoltura dell’ultimo sacrestano della politica, ma poi – quando hanno già la certezza dell’investitura – pretendono il rito pontificale della devozione. Un rito durante quale non si parla né di programmi né di idee. E’ ammesso solo il bacio della pantofola.

Se finisce in galera
il “muzzunaro” Russo

Ora che la Procura ha ammanettato Mimmo Russo, il malacarne del Borgo Vecchio, sono tutti felici e contenti. La sinistra ha trovato un chiodo col quale crocifiggere sui giornali il partito di Giorgia Meloni. Mentre i capi di Fratelli di Italia si fregano le mani perché la storia brutta e miserabile di un capopopolo di borgata non turba più di tanto i loro equilibri di potere. Russo era uno straccione della politica. Organizzava il consenso tra gli ex detenuti e gli eterni precari del Comune, traccheggiava con i boss della mafia, non aveva ritegno nel cambiare casacca e nemmeno quando trattava un losco affare. Viveva ai margini del sistema e da “muzzunaro” raccattava sì e no le molliche che gli alti gerarchi lasciavano lungo i marciapiedi di via Notarbartolo, ricco..

Elenco dei parassiti
che vogliono salvarci

Ci sono gli impresentabili e c’è chi invoca il codice etico. Ci sono i cacicchi e c’è chi rispolvera i protocolli della legalità. Puntualmente, alla vigilia di ogni elezione, ricompaiono sul palcoscenico della politica i personaggi e gli interpreti della questione morale. S’avanzano le anime belle della società civile e rispuntano, dopo mesi o anni di dorato letargo, i professionisti dell’antimafia. Tutta gente che non ha mai pronunciato una parola contro gli scandali – do you remember SeeSicily? – ma che oggi ritorna impunemente in campo per accaparrarsi un seggio e cinque anni di bella vita nell’Europa di Strasburgo e Bruxelles. Diciamolo: nel vasto mondo del parassitismo politico non c’è solo Lorenzo Cesa, con la sua Udc priva di voti e di credibilità. C’è anche il bianco esercito della salvezza:..

Aspettando Musumeci
con i bidoni d’acqua

Sul palcoscenico della sanità si esibiscono le migliori macchiette del reame: da Daniela Faraoni, la manager che ogni giorno affossa l’esercito dei convenzionati esterni ad Amalia Colajanni, la dirigente dell’Economico finanziario che non riesce a chiudere una contabilità senza quell’errore che la costringe al perpetuo rifacimento dei calcoli. Ma il teatrino della siccità non scherza nemmeno. Quelli che per un anno sono stati distratti dalle camarille elettorali ora che siamo quasi in estate invocano la pioggia. Mentre quelli che non si sono mai preoccupati di ripulire il fondo delle dighe o di riparare le reti colabrodo ci dicono senza rossore come amministrare la sete, se è preferibile lavarci in doccia o nella vasca da bagno. Oppure invocano l’intervento di Roma, nella speranza che il ministro della protezione civile Nello Musumeci..

Meglio i papaveri
che i fiori del male

Poteva andare a cogliere i papaveri in quel di Blufi, visto che è rimasto incantato dall’abbagliante tappeto rosso steso su un campo delle Madonie. Invece Renato Schifani è entrato nel terreno accidentato della sanità ed è riuscito a cogliere i fiori più flosci e appannati. Non bastava l’assessore Giovanna Volo, ormai ritenuta un monumento all’inutilità. Il presidente della Regione ha riportato al vertice della Asp di Palermo Daniela Faraoni, la zarina che fa di tutto per affossare i convenzionati esterni. E ha pure riproposto per il Civico il manager Walter Messina che, da direttore generale di quell’inferno chiamato Ospedale Cervello, aveva già conquistato, con due commissariamenti, il titolo di “peggiore tra i peggiori”. I vaporosi papaveri di Blufi tra pochi giorni purtroppo appassiranno. Certi fiori del male volteggeranno sulla sanità..

La zarina dell’Asp
non paga nessuno

Il dirigente della pianificazione, Salvatore Iacolino, le trasmette nell’ottobre del 2023 un messaggio per invitarla a liquidare entro novembre gli arretrati che spettano ai convenzionati esterni ma lei fa finta di non avere letto il dispaccio: siamo ad aprile del 2024 e le somme sono sempre lì, bloccate da non si sa quale diavoleria. Allora i convenzionati ricorrono alla magistratura e predispongono i decreti ingiuntivi. Ma lei rimane impassibile. Anzi, non salda nemmeno le fatture ordinarie: ambulatori e laboratori che assistono i pazienti per conto della Regione aspettano ancora il mensile di dicembre 2023. Daniela Faraoni, riconfermata da Renato Schifani al vertice della Asp di Palermo, è una zarina che non riconosce alcuna autorità: né politica né giurisdizionale. La sanità era già a pezzi. Lei ci mette ogni giorno il..

Francia o Spagna
purché si magna

Ma i moralisti che sgomitano per conquistare un seggio a Strasburgo hanno mai detto una parola sugli scandali che hanno segnato, in questi ultimi anni, la vita della Regione? I professionisti dell’antimafia tanto corteggiati dai partiti in cerca di credibilità hanno mai mostrato un filo d’indignazione per l’indecente gestione del turismo da parte di Fratelli d’Italia? E le anime belle che si strappano le vesti per la legalità hanno mai sollevato un dubbio sui criteri con i quali Palazzo d’Orleans arruola pagnottisti e avvocati d’affari, personaggi opachi ai quali vengono assegnati, senza capo né coda, incarichi di estrema responsabilità? Ormai è difficile distinguere i moralisti dai pagnottisti. Si vendono al migliore offerente, passano allegramente dal Pd a Forza Italia, servono senza scrupoli oggi Miccichè e domani Schifani. Francia o Spagna..

Mettete dei fiori
sui vostri rancori

Mettete dei fiori nei vostri rancori. Il teatrino della politica – con i truccatori e i costumisti – ci propone oggi un Renato Schifani che improvvisamente abbandona gli spigoli più urticanti del suo carattere per lasciarsi teneramente attrarre dai fiori, dai profumi, dalla poesia e da un sanguigno campo di papaveri che si stende in quel di Blufi, borgo sperduto delle basse Madonie. “Aveva ragione Luigi Pirandello”, esordisce su Facebook il presidente della Regione. “Ci sono posti che non ti immagini…”, sospira incantato davanti a una coloratissima foto strappacuori. Ma ci sono pure posti difficili da raggiungere: manco a dirlo, la stradina che collega Blufi all’autostrada si è rotta e aspetta da oltre un anno l’intervento riparatore dei Lavori Pubblici. Ma Schifani questo non lo sa. Lui cade sempre dal..

Il mistero glorioso
della “Dea velata”

Se ne sta nascosta come una Dea velata. C’è ma non appare. C’è ma non scende in terra di Sicilia per incontrare gli elettori, per raccontare ciò che ha combinato negli ultimi cinque anni a Strasburgo, per spiegare quali ideali l’hanno spinta a passare dal Pd a Forza Italia; o, più semplicemente, per dire quali sono i suoi progetti per la nuova legislatura del parlamento europeo. Edy Tamajo e Marco Falcone – i due uomini forti del governo Schifani: forti di voti, va da sé – sono già scesi in campo ed hanno già tappezzato le città con le loro immagini e la loro idea di Europa. Ma Caterina Chinnici niente: non appare, non si disvela e non parla. Sa che tutto le è dovuto e che tutto le arriverà..

Le macchiette di Bianca
un oltraggio alla politica

Le hanno messo come traino “Terra amara”, il fumettone turco che piace tanto alle casalinghe. E le hanno concesso di intrattenersi per venti minuti con le vagabonde banalità di Iva Zanicchi, tutte finalizzate alla glorificazione di Giorgia Meloni. Sforzi inutili, purtroppo. Perché Bianca Berlinguer non riesce a tirare fuori il suo “Prima di domani” dal pozzo nero degli ascolti infinitesimali. Anzi. Pur di superare la soglia del tre per cento la retequattrista pagata a peso d’oro da Mediaset appare ormai dominata dai demoni incendiari spacciati come ospiti autorevoli. C’è il professore putiniano votato più alla rissa che all’approfondimento e c’è il capraro che ammannisce la metafisica dell’ovvio. Un insulto continuo al giornalismo, alla politica e soprattutto a chi, come Stefano Cappellini di Repubblica, si lascia ancora attrarre dalle luci di..

Gerenza

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