Perché Falcone
sceglie Bruxelles

Marco Falcone, centomila preferenze tutte rigorosamente targate Forza Italia, non poteva che fuggire dal governicchio di Renato Schifani. Palazzo d’Orleans non è il luogo geometrico della trasparenza. E’ l’edificio dove convergono gli interessi di pochi gruppi di potere, non tutti rappresentanti del popolo; dove le scelte cruciali vengono delegate a un opaco avvocato d’affari; dove le ragioni del sottogoverno prevalgono su quelle del governo; dove non affiora mai un’idea, un’intuizione, un progetto. Falcone da quel palazzo ha ricevuto solo umiliazioni. Bersagliato dai rancori e dalle manovre oblique del presidente, ha deciso di spezzare i vincoli del galateo istituzionale e ha staccato il biglietto per il parlamento europeo. Senza contrattazioni sottobanco, senza tormenti né ripensamenti. Meglio l’aria nuova di Bruxelles che il respiro rancido del retrobottega.

Un rosario di bugie
dedicato a Giorgia

Qualcuno ha spiegato perché in Sicilia i patrioti di Giorgia Meloni sono stati scavalcati da Forza Italia? A confondere le acque ci ha pensato il Balilla con una intervista a Repubblica. Invitato a pontificare sui risultati delle elezioni, l’ex assessore al Turismo ha ovviamente evitato di fare il minimo accenno alle scempiaggini che hanno segnato la sua gestione. Si è invece travestito da gerarca strafottente; ha lanciato un avvertimento agli alleati e ha scaricato la responsabilità sugli altri, compresi i due segretari regionali del partito. Pure le pietre sanno che gli scandali provocati da lui e dalla sua corrente turistica – SeeSicily presenta un danno di quasi venti milioni di euro – hanno appannato gravemente l’immagine di Fratelli d’Italia. Ma dall’intervista è venuta fuori una montagna di fuffa, montata ad..

Le anime belle
battono cassa

Non ci sono più le anime belle di una volta. Caterina Chinnici, la santuzza dell’antimafia, non demorde: ha cambiato casacca, ha floppato alle elezioni, ma è inchiodata lì che pretende da Forza Italia la giusta ricompensa per avere tradito il Pd ed essere approdata tra le braccia dei berlusconiani: se non ottiene per la terza volta il seggio di Strasburgo, con annesso vitalizio di ventimila euro al mese, si accontenta, si fa per dire, del ricco assessorato regionale alla Sanità. Francia o Spagna purché si magna. Il male oscuro del potere ha contagiato anche le anime belle nascoste nel meraviglioso mondo dell’informazione. Un tempo denunciavano scandali e malaffare, corruzioni e ruberie. Sembravano tante piccole Rosa Luxemburg, pronte alla rivoluzione e alla conquista del Palazzo d’Inverno. Sono diventate le sorelline servizievoli..

Caro Tamajo, attento
all’abbraccio di Schifani

Fino a ieri, erano rose e fiori. Uno, il vulcanico Tamajo, batteva le piazze e spremeva voti da ogni condominio. Mentre l’altro, Renato Schifani, gli garantiva il sostegno dei suoi pochi ma fidatissimi amici: Pietro Alongi, Marcello Caruso, Andrea Peria… Uno, Edmondo detto Edy, raschiava il barile delle Attività Produttive per trovare contributi da assegnare a destra e manca. Mentre l’altro imbastiva alleanze con Cuffaro & C. per umiliare Marco Falcone e proporsi come dirimpettaio di Antonio Tajani. Le rose e i fiori appassiranno quando Tamajo dirà cosa vorrà fare delle sue 122 mila preferenze. L’assessore eviti, se può, di indicare, tra i traguardi possibili, la presidenza della Regione. Schifani ha un caratterino particolare, riassumibile in cinque rime: rancoroso, livoroso, sospettoso, permaloso, malmostoso. Lo segnerebbe a dito per il resto..

I reprobi volano,
Caterina arranca

Giuseppe Lupo, che Caterina Chinnici aveva bollato due anni fa come impresentabile, ha già staccato il biglietto per Bruxelles. Una meritata rivincita per l’ex capogruppo del Pd all’Ars. Si gode il successo anche Totò Cuffaro, altro ostracizzato dalla Chinnici: se Forza Italia ha conquistato in Sicilia due seggi, parte del merito va ai 50 mila voti della DC. Si dà il caso però che i due eletti siano Edy Tamajo e Marco Falcone. La Chinnici – che pur di rientrare nel parlamento europeo ha cambiato casacca ed è passata dal Pd a Forza Italia – non è andata oltre il terzo posto. Per rientrare in gioco è necessario che uno dei vincitori rinunci. Succederà? Il segretario Tajani, che l’ha imposta come capolista, non può rimetterci la faccia. Ma una cosa..

Un seggio a Bruxelles
vale più di un tesoro

Per quaranta giorni hanno inseguito l’Europa con passione e con fatica. Alla fine però Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Elly Schlein resteranno in Italia. Diranno che la Patria li chiama e al loro posto entreranno a Bruxelles le seconde file. Il giochino tuttavia non riguarderà solo i tre leader di partito. Anche a valle si preannunciano sorprese. Edy Tamajo, che in Sicilia ha stravinto con 116 mila preferenze, andrà all’Europarlamento o utilizzerà il successo per rivendicare nel 2027 la presidenza della Regione? Le scelte dipendono da molti fattori, non ultimo quello economico. A Bruxelles si ha poco potere ma si incassano parecchi soldi. In cinque anni un deputato sfiora i tre milioni di euro. Con pensioni da capogiro. Pensate: se Caterina Chinnici conquisterà la terza legislatura avrà diritto a un..

Il callido Balilla
e i suoi fratellini

A vederli sembrano tutti gagliardi, intrepidi, arditi. Tutti col petto in fuori, la mascella squadrata e il pugno sul petto. Tutti pronti a combattere per la patria e per l’onore. Ma poi, quando si trovano di fronte al gerarca che in tre anni, da assessore al Turismo, ha fatto strame di venti milioni di denaro pubblico, diventano molli e ubbidienti come le pecorelle del purgatorio dantesco: “A una, a due a tre e l’altre stanno timidette atterrando gli occhi e ‘l muso”. Riguardate i selfie di Gaetano Galvagno, Elvira Amata o Francesco Scarpinato. Il Balilla li domina e loro si lasciano abbagliare. Lui ordina di perpetuare le scempiaggini del bel tempo che fu e loro eseguono: Scarpinato ripropone lo scandalo di Cannes; l’Amata rimette in moto la giostra balorda e..

Dal piazzale degli eroi
al “Così fan tutti”

Bene ha fatto Caterina Chinnici ad abbandonare il piazzale degli eroi e a scegliere di camminare tra noi comuni mortali. Basterà un altro passettino e il processo di normalizzazione potrà dirsi finalmente compiuto. Era stata per dieci anni nel partito delle anime belle ed è appena transitata in Forza Italia, partito delle anime un po’ così. Ha già ricevuto l’abbraccio plateale di Raffaele Lombardo e Renato Schifani. E, con un gesto di misericordia, si è pure ricreduta sui voti di Totò Cuffaro che un tempo puzzavano e ora emanano solo un vago odore di fritto, altro che mafia. Per completare il percorso le basterà un selfie con il Balilla o una colazione, con intervista, nell’allegro Bar dei Pagnottisti. Le basterà, insomma, fare quello che fan tutti – da Gaetano Galvagno..

Ma quel Pietro in tv
rende più della Meloni

Povera Berlinguer. Quei privilegiati di Nicola Porro e Paolo Del Debbio si palleggiano, il lunedì e il giovedì, la presidente del Consiglio; proprio quella Giorgia donna, madre e cristiana che ha costruito l’impero di Fratelli d’Italia e che, con una smorfia del viso, è in grado di spingere alle stelle gli indici d’ascolto. Ma Bianchina – incarnazione televisiva del ceto medio riflessivo o delle maestrine col cerchietto: decidete voi – non si perde d’animo e schiera quasi ogni sera Pietro Senaldi, condirettore di Libero. Un opinionista d’acciaio. Anzi, di pietra: “Tu es Petrus”. Tenace, pugnace ma soprattutto capace di tramortire nel dibattito qualsiasi galletto di sinistra. Lui, da solo, vale più di Meloni e Lollobrigida messi insieme, più di Donzelli e Fazzolari. E se mezza Italia è invaghita del suo..

Da mercoledì un tuffo
nell’acqua che non c’è

Per la siccità serve ancora un filino di pazienza: da qui a domenica bisognerà concludere la campagna elettorale e Renato Schifani freme per dimostrare al mondo di avere qualche voto in più rispetto ai pochi che gli vengono accreditati. Poi c’è il lunedì da dedicare ai risultati e il martedì alle dichiarazioni di rito. Ma da mercoledì tutto Palazzo d’Orleans non penserà ad altro che alla siccità. A capo delle squadre di intervento, va da sé, ci sarà lui, il presidente Schifani. Mentre Gaetano Armao, principe dei consiglieri e avvocato d’affari, contratterà con le officine il miglior prezzo per le settantasette autobotti che, secondo il Giornale di Sicilia, devono essere riparate. Da mercoledì, dunque, tutti a scavare tra pozzi e sorgenti. Anche Simona Vicari, anche Andrea Peria. Per i pagnottisti..

Gerenza

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