Pubblica o privata?
Urge un raffronto

Forse è arrivato il momento di fare un raffronto. Per esempio bisognerebbe verificare quanti interventi – di identica natura e complessità – riesce a totalizzare l’unità chirurgica di una struttura convenzionata e quanti interventi riesce a realizzare, nello stesso arco di tempo, l’unità chirurgica di una struttura pubblica, governata da un manager che deve rispondere alla politica. La relazione degli ispettori regionali sulla Asp di Trapani – quella dei 3300 esami istologici accumulati tra il 2024 e il 2025 – ricorda che secondo la Società italiana di anatomia patologica ogni medico dovrebbe eseguire in un anno almeno 2500 diagnosi. Ma i camici bianchi trapanesi ne avrebbero portato a termine, sia nel 2023 che nel 2024, un numero compreso tra 500 e 1700. Forse più che delle liste d’attesa bisognerebbe parlare..

L’oltraggio della sanità
e quello della politica

Maria Cristina Gallo, l’insegnante di Mazara alla quale l’esame istologico è stato consegnato con otto mesi di ritardo, era la punta dell’iceberg. Sono almeno centosettanta i tumori che, in provincia di Trapani, dovevano essere scoperti in tempo e invece hanno continuato a devastare i corpi degli sfortunatissimi pazienti: poveri cristi che potevano essere curati facilmente e che ora dovranno affrontare un calvario più iniquo, più crudele, più infame. Chi pagherà? La magistratura ha già deciso di andare fino in fondo. E ci andrà di sicuro: una società civile non può sopportare l’oltraggio di tremila e trecento esami istologici accumulati in un cassetto. Quell’oltraggio invece lascia indifferenti i gerarchi di Fratelli d’Italia, i quali hanno alzato un muro di protezione attorno al loro camerata: il manager dell’Asp, Ferdinando Croce. Uno scandalo..

Il tempo, un rimedio
contro gli scandali

Date tempo al tempo e vedrete che ogni scandalo si appanna e che ogni marciume si riassorbe. Prendete Maurizio Scaglione, il super pagnottista che ha incassato dalla Regione affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. Non desiste e non si arrende. Anzi, per sottolineare che non gli manca la copertura di Palazzo d’Orleans, intervista il mandarino Marcello Caruso, coordinatore di Forza Italia. Oppure prendete Daniela Faraoni, assessore alla Sanità. Ordina ispezioni, traccia linee guida, tappa i buchi più vergognosi. Insomma fa di tutto pur di non licenziare Ferdinando Croce, il manager dell’Asp di Trapani che ha accumulato ritardi scellerati su 3300 esami istologici di altrettanti povericristi colpiti da tumore. Riuscirà a salvare l’intoccabile pupillo del potente Ruggero Razza, suo predecessore al vertice di Piazza Ottavio Ziino? Casta non mangia..

Le duecento indagini
che girano a vuoto

Siamo ai grossi numeri. Repubblica rivela che la Corte dei Conti – la magistratura che dovrebbe sorvegliare sull’onestà dei bilanci – ha messo in moto circa duecento indagini sulle malefatte della Regione, delle società partecipate e dei Comuni. Segue un elenco. Nel quale però non c’è traccia degli scandali più clamorosi e delle ruberie più conclamate che hanno impegnato in questi anni le cronache politiche e anche giudiziarie della Sicilia. Abbiamo assistito a devastazioni del denaro pubblico; a incursioni proditorie di avventurieri, tangestiti, truffaldi e pagnottisti. Ma di tutte queste “onorevoli imprese” nell’elenco di Repubblica non c’è traccia. Ci sono cosuzze. Minutaglia. Più che di grandi numeri, la Sicilia avrebbe bisogno di vedere che almeno uno dei tanti ladri cresciuti nei retrobottega della Regione paghi finalmente il conto. Con sentenza..

Anche i suoi servitori
dicono addio al Balilla

Mai viste tante risate, tante pacche sulle spalle, tante cameratesche manifestazioni di amorosi sensi. Guardate le foto. I patrioti sono tutti lì, a inaugurare la segreteria provinciale di Enna e a fare da corona a Giovanni Donzelli, l’uomo che su mandato di Giorgia Meloni, è sceso in Sicilia per allontanare i mercanti dal tempio di Fratelli d’Italia e chiudere finalmente la forsennata stagione degli scandali e degli sprechi, dei ventitré milioni di euro bruciati per SeeSicily e degli imbrogli lussemburghesi di Cannes. Sono tutti lì, a Enna, per fare atto di ubbidienza a Luca Sbardella, il commissario venuto da Roma al seguito di Donzelli. E tra i ridanciani e i genuflessi ci sono, manco a dirlo, pure gli uomini del Balilla. Ora che il capo della corrente turistica è stato..

Risvolti di un fumettone
chiamato Gattopardo

Dimentichiamo gli svarioni letterari e le sgrammaticature storiche; evitiamo il raffronto tra Burt Lancaster e Kim Rossi Stuart o tra Paolo Stoppa e quella macchietta senz’anima che recita la parte di Calogero Sedara; e scordiamoci, per favore, di Angelica la cui interpretazione è stata affidata alla figlia di Monica Bellucci: più che un’attrice, un legnetto. Il Gattopardo di Netflix è un fumettone ma ognuno, ci mancherebbe, è libero di leggere come crede il romanzo di Tomasi di Lampedusa. Ai produttori della serie va dato atto di non avere badato a spese. Alle quali ha contribuito non poco la Regione. Che con la Film Commission, ancora governata dagli uomini del Balilla, spende milioni e milioni di euro per diffondere nel mondo non solo le bellezze e le meraviglie della Sicilia. Anche..

La bugia è diventata
una cifra di governo

Ferdinando Croce, manager dell’Asp di Trapani, non si è preoccupato molto dei malati di tumore. In compenso ha speso oltre centomila euro per curare la comunicazione. Cioè per tenere alta la propria immagine di amministratore oculato e per nascondere con una sfilza di bugie la voragine di inefficienza in cui ha trascinato l’azienda sanitaria. La menzogna è diventata in Sicilia una cifra di governo. Prendete i trasporti. Repubblica ha rivelato che per un viaggio in treno da Palermo a Catania occorrono più di sei ore. Uno scandalo. Come le autostrade colabrodo che dovrebbero condurci – domani o chissà quando – al Ponte sullo Stretto. Ma l’assessore, che non riesce a garantire una viabilità decente, spende altri centomila euro per foraggiare un clan di pagnottisti e garantirsi quel giornalismo servile e..

Ma dove sono gli eroi
di legalità e antimafia?

Dove sono le gloriose colonne dell’antimafia, quelle che sfidavano i boss di Cosa Nostra e sbaciucchiavano Massimo Ciancimino, figlio del terribile don Vito, pur di agguantare un pizzico di giustizia e verità? E dove sono finiti gli eroici giornalisti – scusate se insisto – che negli anni esaltanti della purificazione fiancheggiarono Leoluca Orlando con la certezza di spazzare via ogni collusione e complicità con le forze del male? Oggi succedono cose che il fatato mondo dei professionisti dell’antimafia non avrebbe mai tollerato. Succede che un cronista rivela lo scandalo di un Gran Truffaldo che ha sottratto all’Irfis, la cassaforte della Regione, un milione e mezzo di euro e viene guardato con sospetto, indifferenza e distacco non solo dai palazzi della politica ma pure dai colleghi (ex coraggiosi) per i quali..

Altro che sinedrio…
Asp non mangia Asp

Doveva essere un sinedrio. I precedenti – soprattutto quelli di Villa Sofia, dove il vertice dell’ospedale è stato destituito in ventiquattr’ore – deponevano male per Ferdinando Croce, il manager dell’Asp di Trapani convocato dal presidente della Regione per spiegare come mai il risultato di un esame istologico fosse stato consegnato ad una paziente di Mazara dopo otto mesi, quando il tumore aveva provocato già altri danni. Ma Croce ha varcato la soglia di Palazzo d’Orleans con la spocchia tipica dei patrioti: quella che assegna una sorta di impunità alla Santanché, a Del Mastro, ai Balilla e a tanti gerarchi di Fratelli d’Italia. Altro che sinedrio. A Croce sono state perdonate omissioni e bugie. Gli ha fatto da spalla Daniela Faraoni, divenuta assessore alla Sanità dopo avere governato per sette anni..

Uno scontro fra titani
sui ruderi della sanità

Il giornalismo d’inchiesta – quello eroico e straordinario – purtroppo tace. Si è perduto nel labirinto dei sospetti e non riesce a cavare un ragno dal buco. Di conseguenza non conosceremo mai il nome del Grande Truffaldo che, con un trucco da magliaro, ha rapinato all’Irfis un milione e mezzo di euro. Peccato. In compenso la cronaca – quella viva e palpitante – dedica fiumi di inchiostro a uno scontro titanico tra due colossi delle istituzioni. Palazzo d’Orleans da un lato e la Corte dei Conti dall’altro lato dibattono da giorni sul numero dei letti di terapia intensiva che la Regione avrebbe dovuto realizzare e che sono rimasti invece a mezz’aria. Chi vincerà? Chiedetelo, se ne avete il coraggio, a Maria Concetta Gallo, la paziente di Mazara che ha aspettato..

Gerenza

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