La Zarina comanda
e il picciotto va e fa

Ma a chi appartiene quel giornaletto on line che ogni due per tre ci delizia con una foto di Schifani, azzizzato come uno statista, con gli occhialini da intellettuale, il sorrisetto rassicurante e le bandiere d’ordinanza dietro le spalle? Ma sì, appartiene a lui: all’editore che vende a caro prezzo la sua protezione – chiamatela pure copertura stampa – a consorzi e società imbottite di denaro pubblico; all’editore che offre interviste da bar agli assessori che gli consentono di incamerare appalti a dir poco bizzarri o azzardati. Ma si sa: lui non fa nulla per niente. E di fronte a una così ferrea regola di mercato una domanda sorge spontanea: a cosa si deve questa improvvisa vampata di leccuculismo nei confronti di Schifani? Dicono che le trattative siano state condotte..

Gli undici traditori
traditi da Schifani

Nell’ottobre del ‘23, quando tradirono in massa Gianfranco Micciché e si rifugiarono sotto l’ala di Renato Schifani, credevano di essere diventati i padroni della Regione, di potere finalmente mettere le mani sugli incarichi di sottogoverno e di conquistare le ricchezze e i privilegi da sempre riservati al partito del presidente. Dopo quasi due anni hanno invece scoperto che il presidente Schifani ha trasformato Palazzo d’Orleans in un feudo di sua esclusiva proprietà; che ha distribuito le ricchezze tra i suoi vassalli - la Zarina, il Bullo e l’Infante Robertino - e che continua a regalare le poltrone del sottogoverno ai riccastri che gli organizzano le feste. Agli undici traditori di Forza Italia non ha dato nemmeno i trenta denari. Anzi. Durante l’ultima Cena delle Mance ha preteso da ciascuno una..

Il Bullo e lo stile
dei rotoloni Regina

Sono senza pudore e senza rossore. Sono arroganti. Macinano clientele, abusi, scandali, azzardi. Ma non mostrano mai un segno di imbarazzo. Prendete Renato Schifani, il capo della Regione feudale di Sicilia. Parla su tutto e di tutto. Però sui 300 mila euro regalati al Trapani Calcio, la società assistita dal suo diletto figliuolo, bocca cucita. Oppure prendete il Bullo, l’opaco avvocato d’affari che a Palazzo d’Orleans siede alla destra del Viceré. Per vendicarsi del giudice che lo ha condannato a versare nelle casse del Fisco 621 mila euro di tasse evase, ha costruito un verminaio di accuse. Tutte strumentali, infamanti, meschine. I magistrati del Tribunale di Palermo lo hanno fatto a pezzi. Ma lui, anche se sputtanato, rimane al suo posto. Da dove tenta di organizzare altre incursioni e ritorsioni...

L’ultima disfatta
del Bullo impenitente

I bulli non sopportano la legge, non sopportano le regole, non sopportano i controlli. E se un magistrato li becca con le mani nella marmellata, vanno fuori di testa. Impugnano l’arma più spregevole – la calunnia – e sperano così di piegare o di punire il giudice che ha messo a nudo le loro malefatte. Oggi su Livesicilia si racconta l’ultima disfatta del Bullo più famoso di Sicilia, quello che affianca come consigliere il presidente della Regione. Condannato dalla magistratura tributaria a versare all’Agenzia delle Entrate tasse evase per 621 mila euro, il Bullo impenitente di Palazzo d’Orleans ha imbastito per ritorsione una montagna di accuse, a dir poco infamanti, contro chi ha firmato la sentenza. Ma la procura di Palermo non ci è cascata. E con una limpida sentenza..

Bacchettata a Lombardo
Ha criticato il Viceré

Poteva chiudere il rimpastino con la nomina del vice presidente della Regione, in sostituzione di Luca Sammartino, detronizzato dai magistrati perché coinvolto in un’inchiesta per corruzione. Ma il presidente della Regione non è riuscito a contenere il rancorino verdastro che gli covava dentro da due settimane; da quando il leader del MpA, Raffaele Lombardo, ha osato sollevare una critica alla gestione della sanità da parte del governo regionale. Il permaloso Schifani se l’è legata al dito. E ha servito il piatto freddo. All’Ars, riunita per il giuramento dei nuovi assessori, Savarino e Barbagallo, si dava per certa la promozione di Roberto Di Mauro, assessore del MpA all’Energia. Ma il Viceré di Sicilia si è ricordato all’improvviso che c’è da pensare al programma e non alla nomina del vice presidente. Una..

L’oscena commedia
giocata sulla sanità

Il cartone di Patti è l’ultima vergogna ma lui – il marmoreo Schifani – non mostra segni di rossore. Anzi. Si impanca sul teatrino della politica, fa la faccia feroce – “A Rena’, facce Tarzan” – e recita il solito, stucchevole copione: vedrà, farà, provvederà, punirà. Ma tutto resta tale e quale. Al vertice dell’assessorato rimane Giovanna Volo, che è il fantasma di un assessore. E al governo delle Asp e degli ospedali rimangono i vecchi e callidi burosauri, da Daniela Faraoni a Walter Messina, scelti dal viceré di Sicilia non per garantire una sanità decente, ma per perpetuare uno sfascio dove i marpioni della politica trovano il brodo ideale per le loro manovre e i loro saccheggi clientelari. La smetta, presidente Schifani. Le sue strigliate non commuovono più nessuno...

Dal cartone di Patti
al “cartonato” Volo

Dal cartone al cartonato. Della vergogna di Patti si è scritto abbastanza. Si è scritto molto meno di quella figura di cartone – un cartonato, appunto – che ufficialmente ricopre la carica di assessore regionale alla Sanità ma che in realtà viene tenuto al vertice di piazza Ottavio Ziino solo per coprire le scorribande del viceré Schifani nello sterminato sottogoverno di Asp, ospedali, medici convenzionati e cliniche private. E’ sgradevole dirlo, ma Giovanna Volo non è stata in grado nemmeno di rispondere a due interrogazioni dell’Ars; figurarsi se potrà mai risolvere gli enormi problemi che gravano sul suo assessorato. Eppure il cinico Schifani si ostina a non rimuoverla. Perché il cartonato è funzionale ai suoi giochi di potere. Giochi che, evidentemente, vengono molto prima del cartone di Patti e delle..

Dal Trapani calcio
all’opera dei Pupi

Altro che commedia all’italiana. Altro che opera dei pupi. Al tirannico viceré di Sicilia – tirannico da operetta, va da sé – non si può disubbidire. E Stefano Pellegrino, capogruppo di Forza Italia all’Ars, non se l’è sentita di dire no quando Palazzo d’Orleans gli ha chiesto di intestarsi l’emendamento che assegnava 300 mila euro al Trapani Calcio, una società assistita dall’avvocato Roberto Schifani, augusto figlio del molto onorevole presidente della Regione. Ma non ha messo nel conto che nella sua città, Marsala, c’è una squadra altrettanto vivace e aggressiva i cui tifosi sono da sempre in acerrimo e irredimibile conflitto con il Trapani Calcio. Apriti cielo. Appena rientrato a casa, il capogruppo azzurro si è trovato di fronte, ovviamente sui social, a una tifoseria malmostosa e inferocita. Che difficilmente..

Le urgenze di Sicilia
secondo Schifani

E’ dal 17 aprile – giorno in cui la magistratura ha segato le gambe a Luca Sammartino – che l’assessorato regionale dell’Agricoltura si trova senza una guida, senza un titolare, senza governo. E questo succede mentre la siccità distrugge i raccolti e gli allevatori non sanno più come dissetare gli animali. Una beffa crudele. Che diventa un atto di arroganza feudale se si pensa che Schifani ha nominato con indicibile fretta il sostituto di Marco Falcone al Bilancio ma non ritiene ancora necessario rimpiazzare Sammartino. Ricordate Andreotti? “A pensar male…”. Bene. Chi ci toglie dalla testa che per Schifani sono urgenti solo le cose che riguardano il suo cerchio magico? Alessandro Dagnino, il sostituto di Falcone, veniva dall’amato mondo del presidente, quello degli avvocati, e ha avuto la corsia preferenziale...

Sotto la volta
del Velasquez

Ora che la taumaturgica Stampa Parlamentare ha benedetto le loro vacanze, i settanta deputati dell’Ars potranno allentare, senza rimorsi, il loro quotidiano impegno tra le stanze di Palazzo dei Normanni. Certo, sotto la volta del Velasquez non si sono accatastate pile di riforme, presentate dal governo per dare impulso allo sviluppo della Sicilia. Non si sono registrati sanguigni dibattiti, capaci di segnare un confronto tra maggioranza e opposizione. E dai banchi di Forza Italia non si sono mai levate proteste contro Schifani, impegnato in una perenne mortificazione degli azzurri. Però i deputati hanno trovato comunque il modo di impiegare il tempo. Di Diego Velasquez – un genio del Seicento – si diceva che riusciva a dipingere pure l’aria. Guardando i suoi affreschi, anche i Magnifici Settanta di Sala d’Ercole hanno..

Gerenza

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