Chi striglierà
lo strigliatore?

Lo vogliono invincibile, eterno e anche strigliatore. Ai giornalisti della Corona questo Schifani così duro e puntuto, con la mascella tesa e l’occhio pronto alla rappresaglia, piace da impazzire. Forse perché l’idea di un presidente che striglia e non perdona serve a nascondere la realtà di un governo regionale che oggi gira a vuoto sulla sanità come ieri girava a vuoto sulla siccità e sulle altre emergenze di questa infelicissima Sicilia. Lo Schifani che strigliava la spelacchiata impresa di Favara per i ritardi nel restauro del Castello Utveggio è lo stesso che non ha nemmeno posato l’occhio sui ritardi – quelli sì disastrosi – con i quali la Regione butta praticamente a mare i milioni previsti dal Pnrr. Ma ai paggetti di Palazzo d’Orleans delle opere pubbliche non frega assolutamente..

Quelli che lo vogliono
invincibile ed eterno

Nel tribolato mondo dell’informazione s’avanza una schiera di intrepidi e aitanti giovanotti. Li chiameremo i “giornalisti della Corona”. Sono quelli che a forza di frequentare il palazzo si sentono parte attiva del palazzo. Imboccano il portone di Palazzo d’Orleans ed è come se entrassero a casa propria. Incontrano il Bullo ed è come se incontrassero un fratello. E quando, in fondo al corridoio, si materializza l’immagine, augusta e diafana, di Renato Schifani restano con le manine alzate. In adorazione, come se avessero visto la Madonna. Storditi dal miracolo, cominciano poi a farfugliare teorie bislacche sull’invincibilità di un presidente che invece fa acqua da tutte le parti. Elencano meriti e medaglie e, con sprezzo del pericolo, provano a ipotizzare addirittura un secondo mandato. I “giornalisti della Corona” lo vogliono così: invincibile..

Il pagnottista
dell’esclusiva

Lo chiamano “Er pagnottista dei castelli”, ma con i famosi castelli romani non ha nulla a che vedere. E’ il prodotto tipico della slabbrata politica siciliana. Lo chiamano così perché, oltre ad avere spillato una barca di soldi al Consorzio delle autostrade – quello diretto da Calogero Fazio – è riuscito ad attaccarsi come una cozza anche al Consorzio dei castelli siciliani: Taormina, Castelbuono. Lui è il boss dell’informazione a gettone: tu gli procuri un appalto e lui ti ricopre di incenso e di saliva. E’ successo con l’assessore alle Infrastrutture – quel fru fru di Alessandro Aricò – e succede soprattutto con Renato Schifani. Il presidente della Regione rilascia almeno una decina di dichiarazioni al giorno. Ma se finisce nelle mani del Pagnotta la dichiarazione diventa una “intervista esclusiva”...

Non basta accodarsi
Manca l’autorevolezza

Marina e Pier Silvio danno una sterzata a sinistra in nome dei diritti? Lui si accoda. Antonio Tajani lancia lo Jus scholae per regolarizzare i figli d’immigrati che hanno studiato in Italia? E lui rilascia una dichiarazione con la quale promette di sostenere perinde ac cadaver il segretario di Forza Italia. Renato Schifani si arrampica sugli specchi pur di piacere allo stato maggiore del partito berlusconiano. Sa di avere il fianco scoperto. Non solo per gli inciuci con Ignazio La Russa, col Balilla e con i patrioti più oscurantisti dell’universo meloniano. Soprattutto per la sua disastrosa gestione del governo regionale: troppi rancori, troppe piccinerie, troppe amicizie border line. Del resto, quale autorevolezza può mai avere un presidente che calpesta le aspettative dei deputati forzisti per soddisfare i capricci dei riccastri..

Un azzeccagarbugli
sulla cenere dell’Etna

Come i magliari o gli azzeccagarbugli, è convinto che basta un giro di parole per modificare la realtà. A proposito della cenere dell’Etna – una catastrofe per i comuni del Catanese – il presidente della Regione, Renato Schifani, aveva invocato lo stato d’emergenza. Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, lo aveva corretto. E, con una rapida lezione di diritto amministrativo, gli aveva pure spiegato che, essendo la cenere un fenomeno ordinario proprio perché si ripete da quando esiste il vulcano, non si può parlare di emergenza, semmai di mobilitazione. Ieri Musumeci ha firmato il decreto, seguendo ovviamente la linea della mobilitazione. E Schifani che fa? Per conquistare il solito francobollino sui giornaletti che pendono dalle sue labbra, rilascia a razzo una dichiarazione: “Accolte le nostre richieste”. E’ il trionfo...

Due stili diversi
di sottogoverno

Basta allontanarsi un filino da Renato Schifani e il sottogoverno diventa ciò che deve essere: la scelta assennata di uomini onesti e cristallini, di professionisti autorevoli e soprattutto competenti. La conferma arriva dalla nomina di Gaspare Borsellino, un giornalista di prima fila, nel Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Nomina sottoscritta dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, su una proposta concordata tra il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla e il presidente della Regione, Schifani. Se un incarico così prestigioso è stato assegnato a Borsellino, fondatore dell’agenzia di stampa Italpress, e non a un pagnottista o a un riccastro incontrato all’ultima festa, si deve al fatto che stavolta il reuccio di Palazzo d’Orleans non ha deciso da solo. Ha dovuto confrontarsi con gente di ben altra pasta e..

La pioggia chiude
i riti della siccità

E’ arrivata la pioggia. Finalmente la Sicilia non avrà più bisogno di Renato Schifani né degli attrezzi di scena con i quali il presidente della Regione ha recitato la commedia della siccità. Finalmente cala il sipario sulla cabina di regia e sulle altre imposture con le quali Palazzo d’Orleans ha cercato di nascondere la propria incapacità di gestire l’emergenza. Finalmente si chiude la recita sui dissalatori da riportare in vita o sulla rete colabrodo che perde per strada la metà dell’acqua che trasporta. Finalmente il lago di Pergusa tornerà a riempirsi e a incantare turisti e poeti. Finalmente il Simeto ritroverà il mare. E Schifani potrà dedicarsi a tempo pieno ai suoi amati riccastri, alle sue feste, alla sua devota zarina, ai suoi intrighi di palazzo, ai suoi pagnottisti, alle..

Finzioni e sprechi
in nome della siccità

La cabina di regia? Una finzione. Utile per fare rumore e per dare l’idea che a Palazzo d’Orleans si pensa in grande. Le dichiarazioni alla stampa? Un espediente per sfruttare i disagi della gente e guadagnare un francobollino sul giornaletto on line pilotato dal boss dei pagnottisti; cioè dall'editore che non cerca notizie ma rastrella appalti a trattativa privata, come quelli che gli ha concesso il Cas. Diciamolo fuori dai denti: Renato Schifani, presidente della Regione feudale di Sicilia, aspetta le piogge d’autunno. La siccità gli è servita soltanto per distribuire soldi a destra e a manca, per bruciare migliaia e migliaia di euro in comunicazione, per alimentare vecchie e nuove clientele. La rete è rimasta un colabrodo come è sempre stata. I dissalatori continuano ad arrugginire. L’estate prossima sarà..

Le infamie del Bullo
per colpire i nemici

Professore, avvocato, avvocaticchio, attaccabrighe, delatore. Sono le tante facce del Bullo, di quell’opaco personaggio che vive e traccheggia all’ombra di Palazzo d’Orleans, protetto e stipendiato da Renato Schifani, per nostra sventura capo della Regione feudale di Sicilia. Non gli è bastata la campagna di odio imbastita, con i mezzi più balordi e infamanti, contro il giudice che lo ha condannato a versare 621 mila euro di tasse non pagate all’Agenzia delle Entrate. L’altro ieri s’è saputo che, con una avventata delazione, ha cercato di colpire un altro suo storico nemico: Gianfranco Micciché. Da vecchio azzeccagarbugli, adotta una tecnica particolare. S’inventa accuse campate in aria che impegnano per parecchio tempo le procure ma che non approdano mai a nulla. Tuttavia non desiste. Anzi. Ogni volta parte a testa bassa. Va per..

Schifani come Gassman
ripete: “So’ contento”

Ricordate il pugile suonato, interpretato da Vittorio Gassman nel film di Dino Risi? Di fronte a ogni domanda aveva una sola risposta: “So’ contento”. Ormai risponde così anche Renato Schifani, presidente della Regione Feudale di Sicilia. E’ accerchiato dalle insofferenze e dai mugugni della maggioranza. Non solo. Forza Italia, cioè il partito che lo ha portato a Palazzo d’Orleans, non sopporta più i suoi atteggiamenti padronali e gli rinfaccia il cinismo con il quale regala le poltrone di governo e di sottogoverno a personaggi lontani mille miglia dall’azzurro mondo di Berlusconi; o, peggio, ai riccastri che gli organizzano le feste: Peria, Dragotto, Cannariato, Riolo. Ma lui fa finta di non capire. E, con un disprezzo profondo dell’intelligenza dei siciliani, dichiara che la maggioranza è coesa e che Forza Italia è..

Gerenza

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