Edy Tamajo e la Parigi
che val bene una messa

Al tempo dei canonici di legno il peccatore, per salvarsi, doveva recitare la penitenza – “pater, ave, gloria” – almeno tre volte in un giorno. Edy Tamajo che ha solo commesso un peccatuccio di legittima ambizione – ha ipotizzato per il 2027 una sua candidatura alla Presidenza – è costretto a ripetere in ogni intervista che Renato Schifani merita il bis e che lui lo appoggerà lealmente. La giaculatoria serve per sedare le ire e i rancori del presidente della Regione che vede nel suo assessore un possibile rivale. Tamajo, che in virtù dei 120 mila voti raccolti alle europee è il candidato naturale alla successione, sta al gioco. “Parigi val bene una messa”, disse Enrico di Navarra alla fine del Cinquecento quando da ugonotto si convertì al cattolicesimo pur..

L’ex partito della libertà
è diventato una caserma

Il segretario Antonio Tajani ha richiamato all’ordine i quadri dirigenti di Forza Italia e ha detto espressamente che non bisogna criticare Schifani sui giornali. Se proprio bisogna muovere una contestazione, è opportuno aspettare il congresso del partito. Che si terrà tra due o tre anni. Nel frattempo il presidente della Regione continuerà a governare con le sue prepotenze, i suoi rancori e i suoi capricci. Continuerà a tutelare gli interessi del suo opaco cerchio magico e a regalare le poltrone del sottogoverno ai riccastri che lo invitano alle feste. Mentre i deputati di Forza Italia verranno, come sempre, ignorati e mortificati. Anche perché il coordinatore regionale, Marcello Caruso, non ha voce in capitolo: lui è il segretario particolare e il portaordini di Schifani; lui sa solo ubbidire. Era questo il..

L’Armata Brancameloni
ha perso la guerra

E’ entrata in guerra l’ammiraglia Mediaset con una potenza di fuoco pari a tre reti televisive. Sono scese in mare, armate fino ai denti, le caravelle di Angelucci: Il Giornale, Libero, il Tempo. Si è mobilitato il Consiglio supremo dei guardiani della rivoluzione, con in testa Nicola Porro e Paolo Del Debbio. Sono stati richiamati in servizio i manganellatori e i picchiatori più violenti, più trucidi e più ributtanti. Ed è stato convocato pure lo squadrone degli allarmisti, uomini altamente specializzati nel lanciare i sospetti di un complotto: gli stessi che avevano avvertito il popolo di una inchiesta che le forze del male stavano per aprire su Arianna. L’armata aveva un bersaglio preciso: annientare la pompeiana che, con le sue piccanti rivelazioni, stava per crocifiggere il bombolo della cultura. Ma..

E ora tutti in ginocchio
per invocare il perdono

Ieri tutti a strapparsi le vesti per il “balletto inqualificabile” sulle nomine della sanità e a deplorare il cinismo con il quale il governo della Regione ha danzato sulla pelle dei pazienti siciliani. Oggi tutti a esprimere sudditanza a Renato Schifani, che di quel balletto è stato il maestro compositore, concertatore e direttore d’orchestra. Tutti genuflessi ai suoi piedi. “Schifani con il suo governo sta facendo bene ed è il candidato naturale per il secondo giro”, ha dichiarato Totò Cardinale. Seguito a ruota da Totò Cuffaro, per il quale Schifani va benissimo e merita il bis, e dal rampante Edy Tamajo: “Sostengo Schifani per un secondo mandato”. Tutti a spargere incenso e saliva sul Grande Lottizzatore. Tutti a calmare le sue ire e ad alimentare i suoi rancori. Tutti a..

Un direttore d’orchestra
in fuga dopo il disastro

Solo un maestro di bugia come Renato Schifani poteva rilasciare una dichiarazione così spocchiosa e spudorata sullo sfascio della sanità. Dopo avere mantenuto per due anni al vertice dell’assessorato un paravento, come Giovanna Volo, che gli ha consentito di gestire dal retrobottega il mercato delle nomine; dopo avere assegnato a se stesso la ricca Asp di Palermo e riciclato un vecchio arnese della politica come Daniela Faraoni; dopo avere lottizzato tutto ciò che c’era da lottizzare, ora il presidente della Regione vorrebbe far credere che lui non c’entra nulla: “Ho visto un balletto inqualificabile”, ha esordito con una nota scritta per i giornaletti abituati a sorbirsi ogni scemenza targata Palazzo d’Orleans. Dell’inqualificabile balletto Schifani è stato invece – lo dico in musica – il maestro compositore, concertatore, arrangiatore e direttore..

Gli effetti disastrosi
del gioco sulle nomine

Mentre Renato Schifani e i partiti di centrodestra mettevano in scena il teatrino della lottizzazione, la sanità toccava una punta di non ritorno. Per accedere a un’ecografia dell’addome, un ammalato di tumore – esenzione 048 – dovrà aspettare “la fine di gennaio e gli inizi di febbraio”. Telefonare, per conferma, al Civico di Palermo o alla Maddalena. Prima di quella data non c’è posto. Nemmeno per i pazienti più fragili e bisognosi. Altro che abbattimento delle liste di attesa. Il presidente Schifani ha giocato per un anno con le nomine dei manager, paralizzando di fatto ospedali e aziende sanitarie. E ora si ritrova con un arretrato mostruoso, difficile da gestire. Ma la faccia tosta non gli manca e, come sempre, cerca un capro espiatorio da sacrificare sull’altare dell’opinione pubblica. Invece..

“In bocca al lupo”,
Miss Paravento

Nel dorato mondo dell’informazione succede anche che un professionista venga chiamato a dirigere un giornaletto che in realtà è una copertura per gli affarucci border line del suo editore: un tipo meglio conosciuto come “Er Pagnottista dei castelli” ma anche del Cas. E succede pure che dopo quindici mesi quel direttore, stanco di reggere il moccolo, tolga elegantemente il disturbo. Al suo posto arriva una gentile signora – la chiameremo Miss Paravento – che, pensate un po’, ha già al suo attivo un’intervista “esclusiva” a Renato Schifani, noto al vasto mondo del web come il presidente della Regione che non ha mai accettato un incontro con i giornalisti. Alla neo direttrice è arrivata, va da sé, una pioggia di congratulazioni e di “in bocca al lupo”. Ovviamente da gente alla..

Sulla sanità Schifani
ha scoperto l’orologio

Renato Schifani ha scoperto il tempo, quello scandito dall’orologio. Non gli daranno il premio Nobel ma in una Regione disordinata come la nostra è già un successo. Quando Palazzo d’Orleans doveva nominare i diciotto manager della sanità il tempo non esisteva, era un’utopia: passavano i mesi e il decreto non veniva mai fuori; aziende sanitarie e ospedali erano alla canna del gas ma Schifani lasciava che gli insaziabili partiti si dilungassero comodamente in lunghe ed estenuanti trattative. Ora la musica è cambiata. Il presidente non solo striglia, ma lancia addirittura degli ultimatum. La nomina dei direttori sanitari e amministrativi dev’essere fatta entro il 2 settembre, altrimenti… La prima pagella sarà stilata fra tre mesi. E tra un anno i manager che non avranno ridotto le liste d’attesa decadranno automaticamente. E’..

Caro Edy, però
parlaci anche di te

Ora che ha intrapreso la strada lunga – quella che porta ai temi nazionali e alle grandi questioni internazionali – Edy Tamajo certamente non si fermerà più. Andrà sempre più su. Analizzerà i nodi irrisolti del Medio Oriente e il precipizio che si è aperto al confine tra la Russia e l’Ucraina. L’uomo forte di Forza Italia ha tutte le carte in regola per parlare da leader: dove non interviene Giorgia Meloni interverrà lui; quando non parla Antonio Tajani, si pronuncerà lui. Ma verrà il giorno in cui, da semplice assessore regionale, spiegherà ai suoi centoventi mila elettori per quale motivo ha rinunciato al seggio di Bruxelles conquistato in maniera così trionfale? Dirà – ai pochi o tanti elettori che si sono sentiti traditi – quali sono stati i patti..

Tamajo mette in crisi
i paggetti della Corona

E’ stato un pomeriggio di tormento per i giornalisti della Corona. Gli è capitata tra le mani una dichiarazione con la quale Edy Tamajo, l’uomo forte di Forza Italia, avanza una critica alla legge sull’autonomia differenziata, fortemente voluta dalla Lega e approvata, con sofferenza, dalla maggioranza di centrodestra. La dichiarazione va pubblicata, ci mancherebbe altro. Ma i paggetti di Palazzo d’Orleans non riescono a scrivere che la tesi di Tamajo non è quella di Renato Schifani e che tra i due c’è già una prima frattura. E allora titubano, si impappinano, tremolano. E si attorcigliano in uno spasimo che ricorda il supplizio di Tantalo o i contorcimenti del ragionier Fantozzi. Il mito di un presidente della Regione invincibile gli si scioglie tra le mani come un gelato alla fragola. Ma..

Gerenza

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