L’incredibile record
di Marianna Caronia

Bello l’articolo, ma ancora più bello il titolo che potete leggere su Repubblica: “Gli undici cambi di partito di Marianna Caronia: una nomade all’Assemblea regionale siciliana”. E’ la cronaca di un record da scolpire a lettere d’oro nella storia della politica italiana. Il guaio è che la nomade continua a trovare partiti che le aprono le porte. L’ultimo gruppo che l’ha accolta è quello di “Noi Moderati”, la formazione che fa capo a Maurizio Lupi e a Saverio Romano. I quali, c’è da giurarci, sono matematicamente certi che fra qualche anno o qualche mese la nuova adepta prenderà il volo, ma intanto fingono di rafforzarsi. L’altro guaio è che, malgrado il frenetico girovagare da una casacca all’altra, Marianna Caronia continua anche a trovare elettori che la votano. Ma si sa:..

Via libera di FdI
Riggio all’aeroporto

Beata ragionevolezza. E beata la capacità, che ogni tanto la politica ritrova, di guardare agli interessi generali. No, non vogliamo aprire il Vangelo delle nuove beatitudini. Vogliamo solo accogliere con soddisfazione la decisione, presa in queste ore da Fratelli d’Italia, di superare ogni impuntatura e di dare finalmente via libera alla nomina di Vito Riggio come amministratore delegato della società partecipata che governa l’aeroporto di Punta Raisi. I maggiorenti palermitani dei patrioti – Carolina Varchi, Giampiero Cannella e Giuseppe Milazzo – hanno chiamato, dalla stanza del sindaco Lagalla, il professore Riggio, uno dei più autorevoli esperti in materia aeroportuale, e hanno sottolineato che nei suoi confronti non c’è mai stato un veto di carattere personale. Solo la necessità di una messa a punto degli equilibri politici. Prosit. Champagne.

C’è aria di festa
nel retrobottega

Provate e tendere l’orecchio verso Palazzo d’Orleans. Capirete, dalla musica e dal fracasso, che nel retrobottega è già festa grande. Il governo della Regione ha comunicato che ci saranno da spendere ottocento milioni di euro per i termovalorizzatori e l’annuncio ha subito mobilitato imprenditori e faccendieri, costruttori e mediatori, pagnottisti e avvocati d’affari. Guardateli: sono tutti lì che si abbracciano e si sbracciano, che si scambiano indirizzi e sguardi d’intesa, che pregustano ciclopici investimenti e satrapici profitti. Non perdeteli di vista: oggi, tanto per gradire, assaggiano qualche dolcetto e sorseggiano un bicchiere di vino; ma domani li ritroverete tutti davanti alla grande torta, pronti ad aggiudicarsi le fette più ricche e prelibate. Chi dirigerà il balletto? I ragazzi più svegli del retrobottega lo sanno ma non lo dicono. Champagne.

Il dritto e il rovescio
di uno spot di Schifani

Dopo la giravolta sull’autonomia differenziata e la capriola sulla riconferma di Marco Betta al vertice del Teatro Massimo, il presidente della Regione ha intrattenuto ieri i giornalisti con una brillante prova di funambolismo politico. Affiancato dal sovrastante che gli controlla i conti pubblici, ha annunciato che nel 2023 sono stati recuperati tre miliardi di euro e che il disavanzo si è ridotto a 898 milioni. Un successo. Solo che il merito va a Marco Falcone, l’ex assessore al Bilancio costretto a fuggire a Bruxelles per sottrarsi alle prepotenze di Palazzo d’Orleans. Falcone, in diciotto mesi, ha riparato i disastri del suo predecessore: quel Gaetano Armao che non gli ha mai detto grazie. Anzi. Elevato da Schifani al ruolo di vice presidente occulto, il noto avvocato d’affari gli ha sottratto metà..

Trottolino Schifani
alla fiera di Betta

Trottolino Schifani, che già ha fatto la sua bella giravolta sull’autonomia differenziata, ha voluto esibirsi anche sulla nomina di Marco Betta alla sovrintendenza del Teatro Massimo. Dopo avere remato contro per mesi e dopo avere teso le sue trappole al sindaco Lagalla per mandare in aria il progetto, ora il governatore della Sicilia si spertica in elogi a dir poco azzardati. Il teatrino della politica, purtroppo, glielo consente. A Schifani – ricordiamolo – della cultura non frega proprio nulla. Ha utilizzato l’Orchestra Sinfonica per piazzare un suo pagnottista e poi un suo commissario. E nel Teatro Massimo aveva solo intravisto l’occasione di assegnare un posto di sottogoverno a una delle gentildonne che gli organizzano le feste. Ora, da vecchio funambolo, tenta di intrufolarsi tra i vincitori e di prendersi parte..

Tre venerati maestri
per una buona causa

Gli affezionati lettori di Buttanissima sanno bene che, su giornali e giornalisti, questo fogliuzzo ha espresso giudizi impietosi, a tratti persino feroci: purtroppo è un mondo inquinato da pagnottisti, avventurieri, sgrammaticati. Pazienza. Ma, a fronte di tanto degrado, c’è un nucleo di professionisti che non arretra, che mantiene la propria dignità, la propria serietà, il proprio rigore morale e grammaticale. Appartengono certamente a questo zoccolo duro i tre giornalisti che, per un capriccio del destino, hanno avuto un ruolo nella riconferma del compositore Marco Betta alla sovrintendenza del Massimo. Sono Alessandro Giuli, oggi ministro della Cultura; Giorgio Mulè, vice presidente della Camera dei Deputati; e Gaspare Borsellino, membro del Consiglio d’Indirizzo del teatro. Ho l’onore di averci lavorato insieme per anni. So che hanno avuto buoni maestri.

Cercasi uno sceriffo
nel farwest di Sicilia

Lo scandalo vero è che nessuno si occupa degli scandali. Sul malaffare di Sicilia potrebbero intervenire i leader nazionali con quel poco di moralismo che gli è rimasto tra le mani. Ma sia Giorgia Meloni che Antonio Tajani preferiscono girarsi dall’altro lato e lasciare ai cacicchi locali i piaceri e i rischi delle abbuffate alla ricca tavola del turismo o alla mensa dorata di Palazzo d’Orleans. Oppure potrebbero intervenire i leader siciliani. Che però non esistono. Il segretario di Forza Italia, Marcello Caruso, è un cartonato sottomesso ai voleri del governatore Schifani e agli intrighi del suo cerchio magico. Mentre i due segretari di Fratelli d’Italia, Salvo Pogliese e Giampiero Cannella, si elidono a vicenda, lasciando campo libero all’avida corrente turistica e alla giostra dei milioni pilotata dal Balilla. Cercasi..

La lungimiranza
di un funambolo

L’improntitudine – o la sfacciataggine: decidete voi – con la quale il governatore Renato Schifani ha cambiato parere sulla autonomia differenziata, la dice lunga sulla qualità della classe politica che ci rappresenta. Quando la riforma Calderoli non era stata ancora impallinata dalla Corte Costituzionale il presidente della Regione era lì, col turibolo, che incensava le scelte dissennate del governo a trazione leghista. Ma ieri, quando la Consulta ha raso al suolo le velleità nordiste di Salvini & C. il funambolo di Sicilia è saltato immediatamente sul fronte opposto: “Pericolo scampato”, ha dichiarato senza rossore. A dimostrazione del fatto che Schifani non risiede a Palazzo d’Orleans per portare avanti un’idea o un progetto. Ma per curare gli interessi suoi e della sua parte politica. Ha la lungimiranza di un miope e..

Un assessore col turbo
Arriverà al tostapane

Non c’è che dire, il campione è lui, solo lui. Edy Tamajo, assessore alle Attività Produttive, sparge contributi e sovvenzioni in ogni angolo della Sicilia: da Palermo a Catania, da Carini a Lercara Friddi, da Priolo a Termini Imerese. Distribuisce milioni per abbattere il costo dei mutui, per aggiornare le tecnologie e accorpare le imprese, per incoraggiare l’innovazione e la competitività, per l’agricoltura e la pesca. Il suo sogno è quello di montare su un elicottero e di lanciare centoni e bigliettoni sui borghi montani e le borgate marinare, ovviamente a partire da Mondello e Sferracavallo. Quando ha capito che le imprese erano già traboccanti di soldi ha inventato gli aiuti per le lavastoviglie. Continuando così arriverà ai tostapane. E a quel punto sarà una festa soprattutto per i pagnottisti...

Auteri, la solitudine
del capro espiatorio

Quelli che hanno il carbone bagnato mascherano l’imbarazzo con interviste di alto profilo. “Mai più fondi alle associazioni nelle leggi di spesa”, dice a Repubblica il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Ma i gerarchi che pilotano l’allegra macchina del Turismo puntualmente tacciono: forse sperano che a pagare il conto dei milioni assegnati ad amici e parenti, sia solo Carlo Auteri, il deputato regionale che dopo avere incassato una carrettata di piccioli per conto della mamma ha ritenuto di chiudere lo scandalo minacciando il collega La Vardera. Il silenzio che si avverte di più è, ovviamente, quello del Balilla. Il fondatore e grande manovratore della corrente turistica di Fratelli d’Italia non ha pronunciato nemmeno la parola a lui più cara: suca. O è diventato all’improvviso bene educato o comincia a capire che..

Gerenza

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