Le regole del Covid
il cui esito è la nevrosi

Spett.le Pandemia, sua Sede. Le leggi si rispettano, le regole si seguono (il destino si subisce). L’estrema conseguenza di una legge – quando è al culmine dell’ingiusto – è la cicuta. Ma quella di una regola ottusa e stupida – nell’orgia della burocrazia – è la nevrosi. Quella di un tempo psicotico – come questo nostro tempo ormai – presagito solo attraverso le pagine di Ionesco, Dürrenmatt e Lacan. Tutto il resto – Spett.le Pandemia – è sipario. Nel palcoscenico del destino.

Il ballo in maschera
della Regione Siciliana

L’unica cosa da fare è vaccinarsi, e va bene – fin qui la responsabilità individuale – ma quella della politica, col pretesto della pandemia, è un furbo culto dell’emergenza per dimenticare le urgenze. In una Sicilia dove le autostrade sono tutte rotte (per tacer del resto), che si fa? Ci si mette la mascherina. A Palermo dove i morti cuociono insepolti sotto il caldo, che si fa? Ci si mette la mascherina. In una terra devastata dagli incendi, che si fa? Ci si mette la mascherina. E allora sì che “ti conosco, mascherina!”: con la scusa dell’emergenza, non si risolve nessuna urgenza. La Sicilia diventa zona gialla, e va bene, ma essere presi per coppole di mentula proprio no.

Turisti e untori
in terra di Sicilia

Due milioni di turisti in due mesi. E se ne lamenta Nello Musumeci, presidente della Regione siciliana cui manco pare vero l’arrivo della zona gialla che per lui “non è una maledizione, ma l’effetto di un comportamento”. Intervistato dal Corriere, Musumeci accusa gli untori, i cittadini che si sono dati alle feste, e magari in compagnia di questi due milioni di visitatori i quali – sciagurati – hanno anche speso soldi, affittato case, prenotato alberghi, mangiato nei ristoranti e financo copulato in tutta Sicilia, a beneficio del Pil, invece che dire bravo al presidente sempre casto e sempre divo. Ps Casto, non crasto.

Un Pantheon di cocci
per la nobile Sicilia

C’è una cosa impossibile – forse più del Ponte di Messina – ed è quella d’immaginare il ritorno di Ade e della sua Venere, a Morgantina e d’immaginarlo questo abbraccio del tornare in una festa che renda onore all’amore degli Dei incidentalmente cocci di antiche statue, meritevoli di poesia, folla, festa, insomma: festival. Ed è Barbablù-Fest, dal 19 agosto al 4 settembre, che è ben più che un carosello in scena ma per l’appunto l’impossibile di Sicilia finalmente realizzato. Merito tutto di Alberto Samonà, nobile di nascita e volitivo assessore dei Beni Culturali e della Identità. E la nostra carta d’identità è quel pantheon di cocci. Tutti d’amore.

Se la realtà irrompe
la mascherina scompare

Nelle foto che arrivano dalla Germania prostrata dalla tragica alluvione – nelle immagini e così nei video – c’è un dettaglio proprio rivelatore: nessuno, pur assembrato, indossa la mascherina. Neppure Angela Merkel, tra i soccorritori nel fango, la porta. Neppure il Cancelliere, dunque, che pure è stata tra le più attente al rito della precauzione. All’emergenza si è sovrapposta un’altra emergenza potrebbe dirsi, oppure – ed è nell’ordine delle cose – l’irrompere della realtà. Quando le chiacchiere stanno a zero. La famosa variante livella: “Nuje simmo serie, appartenimmo à morte!”

Un gesto di sudditanza
a sua maestà la Paura

Da oggi, in Francia, niente più mascherine all’aperto. E così in tante altre nazioni. Cade l’obbligo da lunedì in Alto Adige mentre nel resto d’Italia – con la proroga dello stato d’emergenza – si continuerà con i bavaglini all’aria aperta. È ovvio che non ci sia alcuna necessità ma quello che permane – reiterando il nonsense – è la fedeltà a sua maestà la paura, sorella all’ottusità, madre della burocrazia che tutto riduce al fancazzismo dell’amministrazione (nonché figlia dell’ignoranza sempre di casa tra i caporali di giornata incautamente nominati ministri all’Egemonia della nuova normalità).

Il pepperepé del Pd
per l’ultimo sondaggio

In tutta questa felicità del Pd primo partito nei sondaggi ma con i gazebo deserti, nel pepperepè d’incontenibile gioia del giornalismo altolocato – proprio del salotto slegato dalla realtà – al di là della cosmesi cui attinge il sistema per darsi un tono, urge qualche osservazione ulteriore. Tre partiti – in un 3% di errori nel calcolo – sono dati alla pari e comunque, giusto per tagliare la testa al toro, diciamolo: sono gli stessi sondaggi che danno Roberto Speranza come il politico più amato dagli italiani. E come diceva Peppino a Totò: “Ho detto tutto”.

L’eterno girotondo
dei giornali di destra

Duro il destino dei direttori di destra – sempre gli stessi – costretti alle porte girevoli da un giornale all’altro: da Libero al Giornale, al Giornale a Libero. E poi anche La Verità. E sempre a dispetto del “mostruoso conformismo della stampa italiana”. E, infatti, spiega Vittorio Feltri – intervistato da Francesco Battistini del Corriere – “dall’altra parte siamo pochini”. E qui si spiega il perché la battaglia culturale è una battaglia persa: “La maggioranza degli editori, per moda, se non sta a sinistra si sente male”. Per moda – per uso di mondo – e per ben figurare in società. Facendo del Corriere, l’Unità.

La corsa al Quirinale
e il candidato con la W

Diavolo di un Verderami. Il principe degli analisti della politica scrive sul Corriere che l’elenco dei quirinabili è lungo assai, copre tutto l’alfabeto dalla A alla W e non ha però detto Z perché evidentemente Zorro non è interessato all’elezione al Quirinale. E dunque: a quali tra i tanti W pronti per la presidenza della Repubblica avrà voluto alludere Francesco Verderami? Forse Washington, nel senso di George, forse Winston Churchill sotto mentite spoglie, oppure Richard Wagner così ci si butta tutti con le Valchirie – così si cavalca l’onda sovranista – e non se ne parla più?

La mascherina in tv
è voyeurismo puro

Quando finirà – se mai finirà – si rifletterà su tutti quelli che si sono fatti, a futura memoria, selfie e foto con la mascherina sul muso (senza che questa sia di cuoio, nell’unica variante degna dell’umano: quella sadomaso). Dopodiché ci sarà anche da ragionare sulla psicotica regola dei collegamenti video e delle interviste in tivù fatte con la mascherina, specialmente se a distanza – senza nessun motivo sanitario – ma per assecondare il voyeurismo della canea da addestrare perinde ac cadavere. E se ci fosse un Magritte – ahinoi – non potrebbe che pittare un unico soggetto: quello che da solo, in macchina, guida con la mascherina.

Gerenza

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