Solo una Consulta
ipocrita e bigotta
condanna a soffrire

Con una sentenza ipocrita ed incomprensibile la Corte Costituzionale ha condannato a vivere nella sofferenza atroce molti malati che chiedono solo di morire. Si tratta di una decisione che lascia soddisfatto solo l’egoismo soggettivo di chi non ha alcuna pietà per un prossimo che sopporta ogni giorno dolori infernali e non vuole più dipendere esclusivamente dall’aiuto di terzi o dal sostegno di una macchina che lo aiuta a respirare o ad alimentarsi. Bigottismo egoista di chi vuole sentirsi in pace con la propria coscienza e non riesce ad accettare che mantenere in vita a tutti i costi un malato corrisponde talvolta ad una vera e propria tortura. Il mio augurio per coloro che la pensano così è di non essere mai costretti a cambiare opinione perché toccati personalmente da una..

Quelle scarpe rosse
che la giustizia
non vuole indossare

Chissà perché le favole hanno un così grande ascendente nei sogni dei bambini. Potrebbero spiegarsi come anticipazione, in forma onirica, della realtà che vivranno diventati adulti. Non avrei mai pensato, però, che una delle più antiche favole del mondo - Cenerentola - diventasse realtà al tribunale di Palermo. Provo a sintetizzare affinché il tempo della vostra lettura non superi il minuto (dicono che l’attenzione umana, dopo i sessanta secondi, si alteri sensibilmente). Istituita dall'O.N.U. più di venti anni fa, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne si celebra il 25 novembre. In quel giorno, infatti, un dittatore assassino della Repubblica Domenicana aveva ucciso le tre sorelle Mirabel la cui colpa era stata solo quella di lottare per i propri diritti e i diritti di tutte le donne. Le scarpe..

Ma com’è vecchio
il Sir che scopre
la mafia a Ballarò

Quelli della mia generazione la ricorderanno. Era una esilarante imitazione di una vecchina e "romantica donna inglese" che, visitando il nostro Bel Paese, trovava pittoresca ogni nostra follia sociale. Enrico Montesano dava vita a quel personaggio surreale ponendolo in contrasto con tanti aspetti del nostro vivere quotidiano sconosciuti alla civiltà anglosassone. Ma ogni volta che questo contrasto si verificava, per la vecchina era la prova dell'originale e bella vita italiana sconosciuta ai sudditi di Sua Maesta britannica. Così - ad esempio - "i rifiuti fermentavano pigramente sotto il sole spargendo fragranze naturali ed i marciapiedi sconnessi diventavano aiuole fiorite..." Nelle idee strampalate della donna anche l'ospedale nel quale veniva abbandonata senza assistenza era la prova che gli italiani prediligessero l'umanità ad ogni altra cosa. L'idea del mondo pittoresco all'inglese sembra,..

Il dialogo di Fazio
con Bergoglio, Papa
di questo mondo

Con Bruno Vespa a officiare, fregandosi le mani, le liturgie della politica italiana, “Porta a porta” ci ha messo anni per conquistarsi la qualifica di “Terza camera della Repubblica”. In un sol colpo, invece, Fabio Fazio, sommo sacerdote della società dello spettacolo col suo “Che tempo che fa”, può ambire a fregiarsi del titolo onorifico di “Pontifex pontificum”, cioè "Pontefice dei pontefici" come hanno annotato, non senza dolersi per gli accadimenti, vaticanisti esperti e fedeli comuni. Magari tacciabili di “rigidità clericale”, per dirla con Papa Francesco. Perché se ogni pastore è pontefice del suo gregge, ma tutti sono sottoposti, secondo gerarchia, al pontefice massimo, Fabio Fazio, con quei modi sempre un po’ curiali, è riuscito a portare all’ovile, il suo, addirittura il massimo vertice della Chiesa cattolica romana, un miliardo..

Così precipitano
i professionisti
della trasgressione

Un battesimo, una mano sul pene, l’uomo pink e un culo che fa ciao. Sul palco dell’Ariston c’è chi se ne inventa una più del diavolo per mettere in scena una trasgressione fasulla, giocata su miti ormai demodé. Sono i “nuovi mostri” della rivoluzione: cantanti, ospiti, conduttori che come ogni anno regalano agli spettatori “perle di novità” malriuscite, decise a tavolino mesi prima. Primo fra tutti il vero e unico performer del festival, Achille Lauro, che se negli anni passati ha saputo stupire i fan con le sue fantasiose provocazioni – basti pensare alla trasformazione in David Bowie pioniere della moda genderless, in Elisabetta Tudor, la “regina vergine” o ancora al suo torace trafitto da spine di rosa, che si fa metafora della lotta agli haters e ai pregiudizi. Ma..

Saviano a Sanremo.
La logica del marketing
applicata alle stragi

Se fosse realmente un intellettuale e se fosse realmente scomodo non sarebbe stato tra i "superospiti" del programma ormai più mainstream in assoluto, per giunta della Rai, il festival di Sanremo. Nessuno l'avrebbe invitato per non turbare la gioiosa serata degli italiani. Purtroppo per lui (e anche per noi), Roberto Saviano non è né Pier Paolo Pasolini né Leonardo Sciascia, non stimola alcun dibattito, se non le facili polarizzazioni da social. È un predicatore di banalità semplificate per un pubblico sedato dalle idiozie, che può diventare maitre à penser soltanto in un contesto in cui la "Ragione" si esprime per tweet e slogan. La memoria è una cosa serissima perché è la base di un popolo realmente democratico che conosce la sua storia e può dunque migliorarla, evitare di cadere..

Pietà per l’antieroe
inghiottito dal
silenzio dei giornali

Non scomodiamo Jan Palach, lo studente universitario di 21 anni che il 16 gennaio del 1969 si cosparse il corpo con una tanica di benzina nel luogo simbolo di Praga, la piazza San Venceslao, e si diede fuoco. Morì tre giorni dopo ed entrò di diritto nei libri di storia e nell’immaginario collettivo, eroe della Resistenza ceca, di quella “Primavera di Praga” brutalmente repressa dai carrarmati sovietici. Gli eroi sono sempre giovani e belli. E non scomodiamo neppure Mohamed Bouazizi, l’ambulante tunisino di 26 anni che, contro i continui abusi e le angherie della polizia locale, si diede fuoco il 17 dicembre del 2010 davanti a un altro luogo simbolo: la sede del governatorato della sua provincia, Sidi Bouzid. Anche lui morì giorni dopo, ma diventò storia e leggenda. “Exemplum” di..

Montale e la poesia
Uno scudo per
tutte le tragedie

Al liceo Garibaldi di Palermo avevamo un’insegnante di Lettere italiane fissata con la poetica. Impiegava infinite ore del suo tempo per spiegarci quanto importante fosse la poesia nella vita. Noi, studenti del biennio di ginnasio, la guardavamo come se fosse una marziana e, tra i banchi, ci scambiavamo maliziose occhiate di compatimento. Ma davvero quella donna pensava che la poesia ci potesse aiutare nella vita? In quei giorni, la vita - proprio quella di cui la professoressa raccontava - ci esplodeva dentro come una bomba atomica di felicità. Non c'era spazio per la poesia. Anzi, vaffanculo alla poesia! L'adolescenza ci rapiva con le sue inarrivabili follie.  Inseguivamo un qualsiasi oggetto sferico e rotolante per improvvisare una partita. Corteggiavamo le nostre compagne adolescenti cercando di inseguire l’ultima moda. Scambiavamo i primi baci..

Tutti spasimanti
di una donna
che non amavano

Note a margine delle Quirinalizie e della “opzione donna”. Con una premessa. Anzi, una pubblica confessione, “introibo ad altare Dei”, come è dovuto in questi tempi mistici e miscredenti in cui è difficile esprimere un’idea appena alternativa senza presentare adeguata preventiva giustificazione. La mia prima tesi di laurea ebbe una copertina rosa, che fu un travaglio ottenere perché non rientrava tra le possibili proposte delle copisterie, negli anni che precedettero la rivoluzione copernicana dei computer. E fu il suggello di una lunga battaglia, in famiglia e fuori, iniziata con l’adolescenza e mai finita, per provare ad ottenere pari ed eque opportunità, perché fossimo considerate tutte persone-donne. Rosa la volli, la copertina. Perché mi sembrava l’unica possibile cornice alla mia analisi su “Spare Rib. A Women’s Liberation Magazine”, iconica rivista del..

Le mie pagelle:
tre a Salvini,
zero a Grillo

Sarà poco elegante, ma posso dire di averlo previsto, di avere scritto su questo giornale qualche settimana fa: finirà con la rielezione di Mattarella. Ed è finita così. Senza avere particolari doti di preveggenza, avevo visto giusto. Era perfino facile. Bastava partire da poche considerazioni, dall’esigenza di stabilità per consentire al governo di continuare a lavorare, dalla frammentazione del Parlamento dove non c’è un partito egemone e dove non esistono solide coalizioni, dalla volontà di deputati e senatori di arrivare al termine della legislatura. Se, poi, si aggiunge il ruolo di “incoronatore”, di king-maker affidato a Salvini o da lui stesso preteso, di un personaggio in perenne e incomponibile lite con la misura, con il buongusto e con la politica, il pronostico risultava perfino agevole. Dopo alcune giornate imbarazzanti, lui,..

Gerenza

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