Quella nuvola nera
che affligge la mente

Non l’ho mai immaginato come un tunnel. Sì, quel “famoso” tunnel di cui spesso si parla, dal quale non riesci a uscire, che arrivi quasi ad arredare, in cui la luce sembra essere lontana. Io la mia depressione la vivevo come una nuvola. Una nuvola nera, pesante, ingombrante, che mi inglobava a sé, che mi confondeva. E' difficile trovare le parole per descrivere cosa si prova quando si ha un attacco di panico, quando il cuore non riesce a calmare i suoi battiti, quando perdi il controllo dei tuoi pensieri. Tutt’oggi non riesco ancora a dare un nome a questo mix sensazionale di malessere. E così arriva. Non ti chiede il permesso. Entra prepotentemente nella tua mente. Si insinua tra i tuoi pensieri, ti lascia inerme, senza voglia di fare,..

Quel grande critico
venuto da Partanna

Da diversi anni non lo si vedeva più in giro, ad inaugurazioni di mostre, prime teatrali, conferenze, dibattiti, presentazioni di libri. Una brutta caduta – con quel che ne consegue – e la vita di Benedetto Patera, tra i più importanti ed acuti storici dell’arte del dopoguerra – s’era fermata lì, nel suo studio, tra le sue carte, tra i documenti sui suoi artisti amatissimi. Ieri se n’è andato, a 93 anni. Partannese, e ci teneva a questa origine dalla provincia trapanese, è stato anche professore per generazioni di studenti. 50 anni la sua attività in cattedra, equamente divisi tra i licei e l’Università di Palermo. Patera aveva fama di severo (non del tutto infondata) ma quando gli scappava una risata se ne concedeva volentieri il piacere, con i colleghi,..

Se vi resta un girotondo
fatelo intorno al barbone

Ho visto un barbone dormire sotto a un ponte alla circonvallazione. Aspettavo il tram e c’era freddo. Sono entrato, ho curiosato. C’era questo barbone che dormiva così come lo vedete. Accanto c’era un fagotto di coperte, c’era sotto qualcun altro, un altro disgraziato invisibile condannato alla notorietà solo da morto. Mentre aspettavo il tram il barbone si è svegliato. Ha provato ad alzarsi, c’è riuscito solo al terzo tentativo, aggrappandosi alla scala di ferro sopra la sua testa. C’era freddo e mi guardavo intorno. L’ascensore guasto da sempre, la targa che informa il gentile pubblico che l’opera è stata cofinanziata dall’Unione europea. Fuori pioveva. Mentre il barbone veniva verso di me, barcollando, lo sguardo m’è finito sulla scritta enorme su uno dei due pilastri: Catania merda. Il barbone mi è..

I due santi laici
di Marrakech, Marocco

File interminabili di giapponesi, spagnoli, tedeschi davanti al Musée Yves Saint Laurent di Marrakech, aperto poco più di un anno fa su progetto dello Studio KO e mandato imperioso del compagno di una vita del grande stilista, Pierre Bergé, scomparso a sua volta a poche settimane dall'inaugurazione: "Voglio qualcosa di forte, marocchino, contemporaneo e soprattutto senza compromessi". Ne è nato un palazzo contemporaneo e al tempo stesso classico, color ocra, con una cornice di "pizzo" in mattoni e un grande atrium decorato dal simbolo storico della maison, tappa obbligata per i selfie. Dall'apertura, il museo ha una media di 1600 visitatori al giorno, cifra che lo rende la singola meta più visitata della città e, insieme con il celeberrimo giardino botanico Majorelle, che la coppia curava dopo averne rilevato l'eredità..

Ma chi salverà
Palermo dal califfo?

Un sindaco ultra settantenne, una città ostaggio del suo califfato e chi fa vera opposizione è la gente che non ne può più. E il domani è un foglio di carta riciclata, su cui parecchi non vedono l’ora di scrivere la proprio storia e il proprio nome. Il traffico, i rifiuti, le periferie, la cultura, il commercio, l’acqua, il tram, gli autobus, i conti in rosso... E poi i giornali querimoniosi, i social facinorosi e le opposizioni, eterogenee per estrazione, diverse per vocazione. Capitale della cultura deflorata da un’inedia quotidiana e da scavi giornalieri, città tutto porto senza approdo e senza fermento, capitale di Sicilia avviluppata al suo inguardabile pirandellismo che sforna eroi ed antieroi come fossero mafaldine calde calde. Questa è la Palermo di Orlando e dei suoi tanti..

La caciotta nella valigia
appartiene a tutti noi

Un affezionato cliente del mio bar ha una figlia che studia in una piccola città belga dal nome drammaticamente impronunciabile. Lo chiamo il vedovo. È vedovo della figlia che studia fuori e cerca di attenuare il dolore della vedovanza spedendole qualsiasi tipo di cibo siciliano: dalla caponata alle arancine, dagli anelletti al forno all’olio d’oliva. L’olio d’oliva. Lo stesso olio che, più o meno, puoi trovare in tutti i supermercati disseminati per la galassia, compresi le città belghe dai nomi drammaticamente impronunciabili. La mia amica Pina, una palermitana che vive a Lodi da vent’anni, giusto ieri mi chiedeva come tornare a casa con una cassata, su da lei, senza incorrere nella scure dei severissimi controlli in aeroporto, manco trasportasse esplosivo. Più che una richiesta mi è parso un appello alla..

Ma la Rap è tutta opera
del sindaco Orlando

Orlando mi preoccupa. Per favore, qualcuno gli spieghi che io non sono più Sindaco dal 2012 e siamo alle soglie del 2019. Qualcuno gli ricordi che l’Amia non esiste più, che la Rap è stata costituita da lui e soprattutto i dirigenti di cui parla non solo sono gli stessi che io mi sono trovato in Amia, assunti in epoca precedente alla mia (la più anziana ancora in servizio è del 1988, gli altri a seguire 1997, 1998, 1999, 2000 e l’ultimo nel 2001, quindi tutti in epoca Orlando), ma sono soprattutto tutti i dirigenti che lui ha assunto poi in Rap. In Rap in cinque anni ha cambiato quattro Presidenti, tutti gli attuali dirigenti di Rap sono stati assunti da lui, periodicamente sforna sfuriate contro tutti e tutto, istituisce..

Che mondo sarebbe
senza il tragico Capitano

Che mondo sarebbe senza Salvini? Le piazze, le tv, i social, le navi, i terremoti, i conti dello stato, l’Europa... Siamo a Salvinilandia, un luogo incantato ed auto rigenerantesi. Più se ne parla e più la giostra gira e gira e gira. Faccione con barbetta accennata, occhi taglienti, accento chiaramente del nord, capitano mio capitano coglie ogni attimo buono per far girare il suo stesso mondo intorno a sé, senza curarsi delle magre figure e delle oleose arancine, della faccia di bronzo che si mette quando si reca nei luoghi del dolore e ci mangia su selfandosi sorridente, delle contraddizioni di uno che va in quella Catania prima tanto dileggiata, alle pendici di quell’Etna tante volte invocato. A lui non interessa, tutto fa brodo, tutto fa girare quella giostra e..

Wow, quell’allegria
prima del terremoto

Lo spettacolo dell’Etna. Vi ho visti postare le foto della lava, wow, meraviglia, la lava che viene giù dal vulcano e quando ricapita più, aspetta, zumma, vai più vicino, uh che bellezza. Al tg turisti entusiasti confessano in aeroporto, appena atterrati a Catania, di avere la fregola di precipitarsi sull’Etna a guardare lo spettacolo da vicino. Lo spettacolo. Cioè uno atterra a Catania dopo avere sorvolato il vulcano incazzato e la prima cosa che fa, anziché rifare il biglietto e tornarsene a Milano, è quella di precipitarsi proprio a due passi dalla bocca del leone. Per vedere da vicino l’effetto che fa. Sarà che a me il vulcano che erutta lapilli e promette minacce impaurisce, e anche parecchio, ma qualcuno riesce a trovare le parole giuste per spiegarmi l’eccitazione per..

Da Melegatti alla Sicilia
il miracolo del panettone

A Natale siamo tutti più buoni, tutti più mangioni, speriamo pure più siciliani. D’accordo, il miracolo Melegatti è una buona notizia, che scalda il cuore degli italiani e riempie i social di commenti e generose colate di like. Ma non dimentichiamoci della Sicilia. E dei prodotti siciliani. Nessun campanilismo esasperato, per carità, e neppure l’oltranzismo sicilianista stile triscele tatuata sul petto e le tre dita mostrate con cipiglio.; l’ultra orgoglio insulare ci ha già causato parecchi guai e ancora paghiamo le conseguenze di un isolazionismo culturale travestito d’illusione autonomista. Tuttavia, è opportuno ricordarci che, di miracoli come questo, in Sicilia ne abbiamo un gran bisogno, se è vero, com’è vero, che l’economia della nostra amata Terra di lievitare non ne vuol proprio sapere. E allora, visto che il miracolo è..

Gerenza

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