“Buongiorno, cara”
Ma cara a chi?

Un piccolo appello alle aziende di medio posizionamento e mass market che, al contrario di quelle del lusso, dove rigore, eleganza e discrezione sono d'obbligo, si affidano alle società di formazione per "sviluppare l'empatia fra il personale e il cliente". Non fatelo. Sono soldi buttati via, anzi, soldi persi , spesso insieme con il cliente. Ricordatevi sempre che, in queste società di formazione, i corsi che dovrebbero formare la vostra "front line", cioè venditori e uscieri, segretarie e centralino, non sono tenuti dalla duchessa di York, ma da un gruppetto di ragazzotti o managerini di varia estrazione e spesso zero educazione formale che, per aver frequentato la Bocconi o un corso di marketing equivalente negli Stati Uniti, credono di poter instillare nel prossimo il verbo della vendita e la tecnica..

I persecutori
del telefono fisso

Fino a poco tempo fa la persecuzione telefonica, della quale purtroppo tutti gli italiani sono vittime, si avvaleva della voce, umile e disperata, di donne che con gentilezza si guadagnavano il pane. Sottopagate, maltrattate e sempre tenute sull’orlo di un precariato costante e impietoso, le affabili soldatesse della persecuzione ti flagellavano sì, ma con una sorta di pudore. E tu, povero abbonato della linea fissa, difficilmente le mandavi a quel paese: sopportavi con educazione e rassegnazione tutti gli inviti a nuovi abbonamenti, a nuovi e miracolosi investimenti finanziari o a convenienti cambi di gestori. Insomma, anche se infastidito, stavi al gioco; perché sapevi di quale crudeltà erano vittime le soldatesse dei call center. Oggi la musica è cambiata. E i persecutori invadono la tua privacy con il solito inopportuno squillo..

E anche Lucio volò
sul palco di Sanremo

"Siete matti": cercò di liquidarseli con due parole. E aggiunse: “Io ‘lì’ non ci andrò mai”. Per lui era chiusa lì ma alla “Ricordi” furono irremovibili: “Giulio, per favore, convincilo tu”. Giulio, al secolo Rapetti, in arte Mogol, chiese aiuto a Giampiero Reverberi che è stato non solo un grande direttore d’orchestra ma un arrangiatore a dir poco geniale. Certo, la sala d’incisione, a Milano, era stata tutt’altra cosa, “lì” invece o la va o la spacca, tre minuti e mezzo come in un gioco a dadi, la concertazione tra l’orchestra e l’interprete che cantava dal vivo, il pubblico, le telecamere, le giurie… bisognava stupire con qualcosa di ancora più dirompente, grintoso, quasi inedito per quel posto, far decollare la canzone da una pista su cui partire lenti come in..

Dibba sputtana il padre
che sa cos’è il lavoro

Solo chi non sa come vanno le cose del mondo, chi vive in teoria e sconosce la pratica, può scandalizzarsi di fronte a un imprenditore che ha avuto l’imprudenza di tenere un lavoratore in nero. Non si fa ma può succedere. Per mille motivi. E lo ripeto affinché anche i più integerrimi di voi possano comprenderlo: non si fa ma può succedere. Perché ti sfugge (quando l’azienda è una macchina grande e complessa), perché quel momento storico (le banche che bussano, le tasse da pagare, i contributi che ti strozzano come neanche gli usurai) richiede un surplus di rischio (e di coraggio). È sbagliato ma può succedere. Chi ha un’azienda sa. Sa tutto e rimanda al mittente i rimbrotti dei virtuosi che hanno fatto del sentito dire il caposaldo della..

Ma spiegatemi il perché
del siluro ad Alajmo

Spiegamelo come se avessi quattro anni. In Philadelphia l’avvocato, che nel film ha le fattezze di Denzel Washington, introduce così ogni incontro coi suoi clienti. Spiegamelo come se avessi quattro anni. Come dire: spiegamelo in maniera basica, come lo spiegheresti a un cretino. Spiegamelo nella sua essenza affinché non mi sfugga niente, non dare niente per scontato. Spiegamelo come se non avessi un background, come se non sapessi come va il mondo, non farmi fare giri complicati. Spiegamelo basandoti sulla fredda cronaca, non metterci dentro pathos né alcun tipo di coinvolgimento emotivo. È un approccio interessante, se ci pensate. Quando facevo il cronista mi piaceva scimmiottare l’avvocato del film e all’interlocutore che si apprestava a raccontarmi una storia dicevo: spiegamelo come se avessi quattro anni. Fai finta di avere di..

Chi ha cacciato Alajmo?
Il marchese del Grillo

Roberto Alajmo è stato un buon direttore? Probabilmente sì, ma questo è assolutamente ininfluente. È successo semplicemente quello che doveva aspettarsi dal suo dante causa. È stato liquidato

Ecco un bell’esempio
per la dedica di un libro

Non c’era verso di trovarlo: battute tutte le librerie, cercato sulle bancarelle, quelle lungo i viali, di metallo verde ormai male in arnese, dove la pesca di solito proprio perché casuale può far saltar fuori la rarità. Perfino nei mercatini dove un autore e un titolo precisi sono come il Sacro Graal. Niente. Così mi sono deciso. Vado a caccia su Amazon. La prima volta, per un libro. Digito, clicco. Eccolo, c’è. Avrei potuto pensarci prima, vecchio lettore nostalgico che non sono altro. Dicitura: usato. E che sarà mai? Quanti libri usati avrò comprato? Quante pagine già sfogliate da altre mani, lette da altri occhi? “Procedi all’acquisto”. Fatto. E’ arrivato dopo cinque giorni, per posta, con quel sovrappiù di mistero che ti dà quell’attesa fisica oggi che le altre sono..

Ma l’ora legale
non arriva mai

C’è quella scena del film “L’ora legale” in cui Ficarra non sa dove gettare la buccia dell’anguria e finisce per mangiarla. Non siamo tanto lontani dalla realtà se si pensa che oggi, stando a quanto riporta la cronaca, la raccolta differenziata a Palermo non decolla perché i palermitani, dicono, “non la sanno fare”. Nessuno gliel’ha spiegato, si giustificano. In effetti, riconoscere una bottiglia di plastica da una di vetro è cosa assai difficile. Separare il cartone della confezione di tre scatolette di tonno dalle stesse scatolette in alluminio è roba che se non hai frequentato Harvard non hai dove andare. E nemmeno possono contare su un aiuto dalla rete. Su Internet un sito che fornisce indicazioni per una corretta raccolta differenziata non si trova manco a pagarlo. Diciamo la verità...

Il sogno del deserto
prossimo venturo

Ho fatto un sogno. Come ogni mattina arrivavo al bar e non trovavo nessuno. Non c’erano i cassieri, non c’erano i banconisti, nessuno al laboratorio. Pure il fido Michele, rosticciere e amico di confidenze e viaggi in moto, mi aveva abbandonato. C’era solo la zingara che chiede l’elemosina. Ma che fine hanno fatto tutti?, le chiedevo roso dall’ansia. La zingara si sollevava a fatica dall’elegante cassa di birra su cui trascorre le giornate e mi indicava col dito ingioiellato un locale pochi metri più in là. Erano tutti lì i traditori, in fila. Ma in fila per cosa? Alzavo lo sguardo, un uomo geniale aveva messo su un’attività di redditi di cittadinanza take away, altro che il sushi station del mio amico Pietro. Michele, tu quoque?, chiedevo implorante. Michele allargava..

De Andrè, la Sicilia
e il suo amico Fifo

C’è un pezzo di Sicilia nella vita artistica e personale di Fabrizio De André. Faber in Sicilia aveva un amico, si chiamava Fifo Costanzo. Poeta, musicista, cantautore, se n’è andato in un inverno di dodici anni fa nella sua Partinico. Discreto, umile, eccentrico, Fifo trascorse gli ultimi anni della sua vita in completa solitudine. Come Rosa Balistreri, di cui era fraterno amico. Le dedicò una poesia sul letto di morte: “(…) Tu ti ‘nni vai Rosa o matri sfurtunata/ni lassi lu to cori, ni sta mala jurnata”. E come Rosa, Fifo cantò la Sicilia, cantò l’amore che provava per la sua terra. Cantò la sua gente. “Cudduredda”, per esempio, la bambina simbolo del terremoto del Belice. Fifo rimase profondamente toccato dalla vicenda della piccola di Gibellina, trovata viva tra i..

Gerenza

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