Lettera al caro ladro
che mi rubò i guanti
durante la pandemia

Oh ladro mio, io ti invidio. E in qualche modo ti sono grato. Ti sono grato perché in queste giornate tormentose mi permetti di parlare d'altro, e mi distrai. Ti invidio, non tanto per le tue azioni, sia chiaro, né ovviamente per la tua indole. No. Invidio la tua condizione psicologica. Cioè, voglio dire, noi siamo tutti cagati sotto, ci barrichiamo in casa, rinunciamo ad abbracciare i nostri affetti più cari, ci spostiamo per andare al lavoro con tanto di autocertificazione da esibire ai numerosi posti di blocco, ci muniamo di mascherine, consumiamo quintali di disinfettante, abbiamo le mani screpolate a furia di lavarle, evitiamo di assembrarci, anzi no, evitiamo di avvicinarci a chiunque a meno di uno, due metri; ci aggrappiamo ogni giorno alle 18 al bollettino della protezione..

Perché ho paura
della vostra paura

La paura fa 360. La città dove vivo questa mia prigione, una città che ha tollerato la monnezza sparsa ovunque, il posteggio a cazzo di cane in pieno centro storico, e gli abusivi di tutto dappertutto, ora si scopre rigidamente legalitaria e rumorosamente autoritaria. Un paese che ha mandato al potere puzzoni populisti e sovranisti inguardabili, inaffidabili racconta palle che hanno riempito i ministeri di accattoni come loro, osa sgridare persino il papa perché a piedi da pellegrino è andato in chiesa senza nemmeno la mascherina, e si accanisce ad additare e individuare trasgressori cui rivolge continue violente e volgari minacce assecondato ma invero guidato e eccitato (ma leggetela sul serio la Colonna infame di Alessandro Manzoni) da un potere politico cui non par vero di ritrovare per questa via..

Altro che quaresima,
è la Chiesa del silenzio

Papa Bergoglio a piedi nella Capitale deserta. Se c'è un'assenza che pesa nella sfera sociale è quella del sacro. Quaranta giorni in apnea: e l'isolamento vale quanto l'astinenza

Casa Piccolo,
i guanti di Casimiro
e il Barone isolato

Il Barone di Calanovella, fotografo e cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dal 1932 visse in isolamento, a villa Piccolo, rispetto al resto del mondo. Come noi, oggi (tratto da "La civiltà delle macchine")

Beni culturali,
Sebastiano Tusa
meritava di più

Lunedì sarebbe stata la prima “Giornata dei Beni culturali”, con accesso gratuito al patrimonio artistico e culturale della Regione siciliana. L’ha istituita qualche giorno fa il presidente Musumeci per omaggiare l’assessore Sebastiano Tusa a un anno dalla scomparsa. L’anniversario di quella giornata terribile, che ci ha portato via l’archeologo mentre raggiungeva un convegno in Kenya, vittima di una tragedia aerea, ricorre il 10 marzo. Ma come noto, a causa delle misure imposte dal governo nazionale per contenere il Coronavirus, parchi e musei sono rimasti chiusi anche in Sicilia. Salta, quindi, il primo appuntamento della memoria. Ma con tutto il rispetto, e il plauso, che si deve al decreto del governatore, l’assessore avrebbe meritato qualcosa in più di una singola giornata, o di un’opera d’arte temporanea (i suoi occhialoni gialli) in..

Il mito del Gattopardo:
un docufilm sulle origini
in anteprima a Palermo

C’è la presenza costante di Gioacchino Lanza Tomasi a fare da fil rouge a questo racconto di Luigi Falorni, La nascita del Gattopardo, ritratto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: con la sua sagacia, il suo humor, la sua arte del narrare familiare, il figlio adottivo dello scrittore fa anche da deterrente al rischio di un’agiografia dalla quale, in verità, per struttura del racconto, mix tra documento e fiction (i testimoni dell’epoca “interpretati” da attori), il regista si tiene già alla larga. Scritto da Bernhard Pfletschinger, Thomas Keutner (a cui si deve l’idea) e dallo stesso Falorni, La nascita del Gattopardo (in anteprima a Palermo al Rouge et Noir) è la storia di questo aristocratico siciliano che – parole di Lanza Tomasi – «non fa niente tutta la vita, poi scrive..

Gerenza

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