Ecco chi compra
e chi si vende
al mercato dei giornalisti

Carlo Verdelli, salutata Repubblica, si accasa da Cairo, al Corriere. La Annunziata verso il nuovo quotidiano di De Benedetti. Lerner firma sul Fatto. Il Pennemercato va incontro ai lettori senza più un giornale

Siracusa generosa
con i Caravaggio
degli altri

Ma il "Seppellimento di Santa Lucia", dipinto da Merisi nel 1608, potrebbe finire in prestito a Rovereto. In teoria per un restauro. Lo ha comunicato Sgarbi al nuovo assessore Samonà

Il disastro culturale
di questo Paese
spiegato dal prof. Galli

Ci sono momenti in cui fai il rapidissimo reset di una serie di informazioni che ti hanno bombardato e che, probabilmente per legittima difesa, hai messo nella “limbo list” cioè in quel settore del tuo cervello in cui vai a stipare per distrazione le cose che prima o poi dovrai analizzare. Accade che te ne accorgi troppo tardi, tipo “sindrome del coniuge cornuto contento”. Però qui non si parla di corna ma di quel che ci sta sotto, di cervelli. Ieri sera Report, trasmissione che apprezzo nonostante le frequenti cadute di stile, ha dipinto in cinque minuti il disastro culturale, scientifico e sociale di questo paese. I fatti. Fedez e la Ferragni con un paio di tweet fanno quello che uno stratosferico commissario per le emergenze non riesce a fare..

La deriva della scuola
che non sa più parlare
ai suoi ragazzi

A settembre, Giovannino comincerà a frequentare la prima classe del Liceo Classico, quella che per molte generazioni, compresa la mia, era la "IV ginnasio". Per noi, del resto, non esisteva il dirigente scolastico, con i suoi affanni burocratico-aziendali; al suo posto c'era una figura ottocentesca chiamata "preside", o per meglio dire "signor preside", un concentrato naturale di autorevolezza e di buon senso, cui era chiesto di dare un'impronta e un orientamento alla comunità scolastica, senza la necessità di asfissianti, martellanti richiami all'ipertrofica decretazione del ministero. In un certo senso, i giovani italiani di allora ritrovavano nella scuola una famiglia più grande, senza il familismo, capace di promuovere ascensioni di merito attraverso le classi in cui era, ed è ancora, stratificata la società del nostro paese. Temo che questo meccanismo si..

Radio Sghimbescia,
onde di allegria
contro la pandemia

Se RadioRai avesse ancora gli spazi per i programmi regionali di intrattenimento, nel palinsesto siciliano ci sarebbe sicuramente un posto per Radio Sghimbescia. Un po’ come accadeva negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso quando – a cominciare dall’originario, mitico «Ficodindia» con la compagnia del Teatro Stabile di Catania quasi al completo, da Turi Ferro a Tuccio Musumeci, da Umberto Spadaro a Pippo Pattavina, la rivista che teneva compagnia agli ascoltatorio ogni domenica pomeriggio dopo il «Gazzettino di Sicilia», fino alle trasmissioni ideate, scritte e dirette da Biagio Scrimizzi, Pino Badalamenti, Maria Cefalù, Gabriella Savoia, Rita Calapso ed altri che si avvalevano della partecipazione dei nomi più popolari della prosa e del  cabaret nell’Isola. Radio Sghimbescia è una creazione di Gigi Borruso, attore di lungo corso e, virtù che..

Conte e gli artisti
che lo fanno
“tanto divertire”

Cari amici artisti, onestamente credo vi siate impermalositi troppo sul «facce ride…» del premier Giuseppe Conte. Ammetto: il suo «…che tanto ci fanno divertire» non è che sia stato proprio il massimo della felicità espressiva, poteva far stillare qualche goccia dalla vena dell’amarezza, poteva far scaturire stupore nel sentirsi relegati ad uno soltanto dei fini del vostro magistero, poteva – ancora una volta – farvi sentire deprezzati o, come qualcuno ha suggerito, relegati al ruolo di guitti tout court. Divertire. Vediamo un po’. Sono, giornalisticamente parlando, figlio di un’epoca di autocensure linguistiche che altro non erano che risacca di un certo ’68  autoreferenziale e autocertificante e che velavano (velavano soltanto) con una nuova ipocrisia una vecchia ipocrisia, paludata – quella antica – accademica, governativa tanto per restare nei paraggi della..

Regolari “a tempo”:
l’ultima grettezza
contro i migranti

L'idea di regolarizzare i lavoratori migranti solo per il tempo strettamente necessario a raccogliere nei campi italici il complemento vitaminico dei nostri pranzi estivi, per poi riconsegnarli, a fine raccolto, allo stato di natura, alla loro dimensione puramente biologica, privandoli di qualsiasi protezione giuridica, è l'espressione di uno spaventoso cinismo, di una desolante grettezza. I dirigenti politici che l'hanno concepita mostrano di intendere tali lavoratori non come uomini e donne, ma come gambe e braccia, meri e neri utensili di cui disfarsi dopo l'uso. Intermittenze umane, oscillanti tra la sopravvivenza e lo sbaraglio, ora salvati ora sommersi, secondo le necessità della nostra dieta. Parenti molto stretti, a guardar bene degli ebrei temporaneamente sottratti all'annientamento nei lager per essere applicati, come manodopera schiavile, allo sforzo bellico delle industrie germaniche. Avere insistito..

Solo posti in piedi
al circo dei manettari

Ho già avuto modo di dire, ma non riesco a trattenermi dal ribadirlo, come la iniziativa televisiva del dott. Nino di Matteo contro il Ministro di Giustizia Bonafede rechi inequivocabili le stimmate del disegno provvidenziale. Mai avremmo immaginato che la implosione del populismo giustizialista potesse deflagrare sotto i nostri occhi con tanto anticipo sui tempi di un destino comunque scontato, e con tanta strepitosa forza dimostrativa. A lungo ci siamo sfiancati, queruli, con le arcinote profezie di Sciascia sull’antimafiosità e di Pietro Nenni sul moralismo applicato alla politica, sillabando malinconicamente il solito scioglilingua sul “puro più puro che ti epura” e bla bla bla, con il bel risultato di essere governati da Travaglio e da un tale Vito Crimi, un sonnolento cancelliere di Corte di Appello immortalato come merita dal..

Gerenza

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