La bizzarra passione di Schifani per i suoi venerati nemici

Diciamolo brutalmente e senza le sofisticherie della politica: Renato Schifani odia i deputati di Forza Italia, che dovrebbe invece amare, consultare e coccolare; mentre va letteralmente pazzo per quelli che sono stati i suoi nemici. Un comportamento a dir poco bizzarro, ma tant’è. I fatti parlano chiaro. Subito dopo avere vinto le elezioni, il neo presidente della Regione ha ceduto metà del regno a Gaetano Armao, l’opaco avvocato d’affari che alle “regionali” del settembre 2022 fu candidato alla Presidenza della Regione, dunque suo rivale, sotto le bandiere di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Gli ha offerto una consulenza di sessanta mila euro l’anno, gli ha affidato le pratiche più delicate che transitano dal retrobottega di Palazzo d’Orleans e, come se non bastasse, lo ha imposto al vertice del Cts, il..

La passione di Giuli: dopo un mese
e mezzo è già isolato dentro FdI

E’ il fuoco amico, quello de destra, il vero problema di Alessandro Giuli, ministro della Cultura con già due capi di gabinetto cambiati (uno cacciato, Francesco Gilioli, e l’altro dimissionario, Francesco Spano) in un mese e mezzo. Il successore di Gennaro Sangiuliano, da quando è stato nominato, fa i conti con tutta l’infosfera globale meloniana: politica e mediatica. Un braccio di ferro sotterraneo, ma non troppo, con colonnelli e caporali di Fratelli d’Italia che dopo lo scandaletto di Maria Rosaria Boccia vogliono pilotare da Palazzo Chigi, senza più sorprese, il Collegio Romano. Egemonia tecnocratica, prima che culturale. “Giuli è d’area, ma non è organico: deve seguire la linea perché è stato messo da noi e non dalla sinistra”, dicono i discepoli di Giovanbattista Fazzolari. E cioè il potentissimo sottosegretario alla..

Da Report al Colle a Marina B. I soliti sospetti della Meloni

Suona la fisarmonica. Rapporti che si contraggono e poi si distengono. Dietro alla “cordiale collaborazione istituzionale” fra Palazzo Chigi e il Quirinale c’è la storia di un’altalena che non si ferma mai. Niente di personale fra la premier Giorgia Meloni e il capo dello stato Sergio Mattarella. E però, dopo 24 mesi, c’è un allineamento che fatica a compiersi. L’approccio muscolare e talvolta incendiario della destra di governo non è lo stile ideale per il Colle, come di converso la rigidità lamentata dagli uffici legislativi di Palazzo Chigi. Tutto questo concorre a creare un clima di piccoli e grandi sospetti all’insegna della massima dissimulazione. Ne è la riprova il decreto sui Paesi sicuri varato lunedì dal Cdm, dopo il caso Albania, preceduto e accompagnato da parole di benzina nei confronti..

Albania. Il decreto della Meloni
contro la cautela di Mattarella

Oplà. E il decreto interministeriale diventa un decreto legge sui paesi terzi considerati sicuri (che passano da 22 a 19). La reazione del governo, e di Giorgia Meloni, allo stop del tribunale di Roma all’esperimento albanese si consuma in un Consiglio dei ministri veloce. Annunciato all’insegna del “non ci fermeranno”. E’ la reazione ciò che conta: perché ad ascoltare le voci del centrodestra ormai sopra Palazzo Chigi è tutto un sabba di magistrati e opposizioni. Il decreto legge, che forse non risolve il vulnus con l’Europa, è stato accompagnato in maniera silente ma costante dal lavorìo degli uffici legislativi del governo con quelli del Quirinale. Contatti a tutti i livelli fra lo staff di Meloni (in prima linea il sottosegretario Alfredo Mantovano) e il “mondo Mattarella”. Il presidente della Repubblica..

Ma oggi Berlinguer sarebbe una maschera fuori corso

Berlinguer ha sempre perso le sue battaglie etiche e civili, da quella in difesa della vergine santa Maria Goretti a quella per svuotare di ogni radicalità, e se possibile ritardare, l’arrivo del divorzio in Italia, via via fino alla pretesa di imporre la diversità antropologica dei comunisti italiani nella fumosa e confusa questione morale piano piano divenuta il segnacolo in vessillo di un certo parassitismo azionista (Scalfari) che gli era estraneo ma se lo mangiò nell’insalata del mito. Nell’Italia e nella sinistra J-Ax di oggi Berlinguer sarebbe un isolato e uno sconfitto, una vecchia maschera con un sorriso disperato in braccio a Benigni. Ha perso anche in politica: ha perso il suo generoso eurocomunismo, un flatus vocis emesso per cercare di contrastare la “deriva socialdemocratica” e distanziarsi dalla brutta vecchiaia..

Meloni tuona sul caso Albania
“Un’opposizione scandalosa”

La premier Giorgia Meloni non paga di aver commentato a caldo, in serata torna sui social sulla richiesta di procedura di infrazione del Pd all'Ue per la scelta fatta dal governo sull'Albania. Ecco il testo integrale: "Cari italiani, questo è il testo con il quale i parlamentari del PD eletti al Parlamento Europeo chiedono all’Europa di aprire una formale procedura di infrazione contro l’Italia. Vostri rappresentanti che definiscono “illegale” un provvedimento votato dal Parlamento italiano solo perché loro non lo condividono. Vostri rappresentanti che propongono che l’Italia sia punita, perché la maggioranza dei suoi cittadini ha scelto il centrodestra per governare la Nazione e ha chiesto al governo di fermare l’immigrazione illegale di massa. Questi sono i “democratici” che, contro la volontà della maggioranza degli italiani, chiedono il sostegno esterno..

Dal Pap (Partito allargato dei patrioti) schiaffo a Lagalla

Riusciranno a far coesistere sullo stesso palco Schifani e Musumeci, che si lanciano accuse a giorni alterni; ospiteranno il segretario regionale della Lega e quello dell’Udc, il partito fantasma di Cesa; accoglieranno con tutti gli onori persino Marcello Caruso, il maggiordomo di Palazzo d’Orleans che sta provando a tenere insieme i resti di Forza Italia. Ma per il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, no, le porte rimarranno chiuse. Il nome dell’ex rettore non compare nell’iniziativa organizzata da Fratelli d’Italia al Teatro Jolly (di Palermo) per discutere dei primi due anni del governo Meloni. Dalla locandina dell’evento, in programma questa mattina, non risultano neppure esponenti del Mpa, il partito di Raffaele Lombardo, fresco di accordo col sindaco e con Micciché. Evidentemente il PAP -acronimo di Partito Allargato dei Patrioti- non ammette..

Resa dei conti in Campania tra De Luca e la Schlein

No, non è più folclore: è selvaggiume. E’ in Campania che Schlein deve urlare “cessate il fuoco, la lingua. Pace!”. Domenica, a Benevento, Vincenzo De Luca, ha definito Stefano Graziano, capogruppo Pd in Vigilanza Rai, “un imbecille”; “uno che per pietà ho nominato consulente a 3.600 euro al mese. Cazzo, guadagnava più di me”. Sandro Ruotolo è invece “un cafone”, “una nullità politica”. Il Pd, e lo dice il Pd, può perdere in Liguria, e la novità è che pure in Umbria crede di non farcela. La Campania sta macchiando un partito, compromette la sua rimonta, la segretaria. Un partito d’opposizione, il Pd, deve fare opposizione (a Meloni), ma un partito d’opposizione deve spiegare come sia possibile che De Luca, governatore più votato del Pd, salga sul palco, del Foglio,..

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