Ma alla fine è lui che bacia la pantofola dei suoi nemici

Considera l’incidente diplomatico già chiuso e a breve si ripresenterà alla sua porta per confermare l’impressione – ribadita ieri in un’intervista – che “considero Salvini il miglior ministro dei Trasporti per la Sicilia”. Insomma: avevamo scherzato. Sono bastate poche ore a Renato Schifani per fare un passo indietro clamoroso rispetto all’annunciato “conflitto istituzionale” con il vicepremier a seguito della rimodulazione dei fondi Fsc per la Sicilia (dirottati sul Ponte). Schifani si era lamentato pubblicamente, ne aveva chiesto la restituzione, provocando un moto d’orgoglio anche nelle opposizioni, che l’avevano invitato a non cedere al ricatto. Era persino volato da Ignazio La Russa per convincerlo a sposare la sua causa e invece… “C’è stato un deficit di comunicazione, non abbiamo condiviso le modalità ma guardiamo avanti”. Schifani, parlando a Radio 1, sembra..

Così Mediaset si genuflette
ai capricci della Regina Bianca

Sta a Pier Silvio Berlusconi come Salomè a Erode. Il prossimo passo sarà offrire a Bianca Berlinguer la testa di Gerry Scotti, il mignolo di Del Debbio, il piede di Mario Giordano. Per farla felice, ancora, per esaudire i suoi capricci, è stato smontato un palinsesto, smembrato un programma, anticipato perfino l’amore, umiliata la firma più prestigiosa di Mediaset. Se siete fan delle soap “Tempesta d’amore” e da due giorni vi chiedete perché, anziché andare in onda alle 19,50 va alle 19,30, qui troverete la risposta. Quando Mediaset ha “strappato” alla Rai la figlia dell’ ex segretario del Pci, Enrico, trasferito il programma “Cartabianca”, il vagone grappa e distillati, a Rete 4, l’accordo era: una prima serata e un preserale per Berlinguer. La cifra pattuita supererebbe i 600 mila euro...

Europee: Meloni sì, Salvini nì,
Schlein boh, Conte invece no

Mi si nota di più se mi candido o se non mi candido? L’antico adagio di Nanni Moretti è qualcosa di più che un’ironia lieve se presa dal punto di vista dei leader dei partiti. Giugno e le sue ondate di caldo sembra lontanissimo, eppure per i tempi della politica che tutto mastica e consuma alla velocità della luce è dietro l’angolo. Il sistema elettorale impone che ognuno corra per sé, niente coalizioni, ognuno deve massimizzare la propria messe di consensi. Ecco perché Giorgia Meloni è orientata a candidarsi, il suo nome potrebbe svettare in cima alle liste di tutte e cinque le circoscrizioni, “un’ipotesi probabile” secondo il sempre ben informato presidente del Senato, Ignazio La Russa. Il brand “Meloni” è quello che tira di più nell’elettorato del centrodestra, secondo..

I pm: “La prescrizione per Schifani? Scatta a ottobre ‘24”

Non ci sono i termini per la prescrizione relativa al reato di concorso esterno in associazione a delinquere relativamente alla posizione del presidente della Regione Renato Schifani", imputato oltre che per concorso esterno anche per rivelazione di notizie riservate, nel maxi processo sul cosiddetto "Sistema Montante". Per questo, nel corso dell'udienza di questa mattina nell'aula bunker di Caltanissetta, i pm Maurizio Bonaccorso, Claudia Pasciuti e Davide Spina si sono opposti a ciò che aveva detto il tribunale sulla prescrizione di alcuni reati per alcuni imputati. La difesa del presidente della Regione Renato Schifani, rappresentata dagli avvocati Roberto Tricoli e Sonia Costa, si è opposta alla tesi del pm secondo il quale il concorrente esterno - Schifani secondo l'accusa - dovrebbe rispondere in concorso con il promotore dell'associazione, vale a dire..

La Meloni ad Atreju: “Non ci
sarà verso di liberarsi di me”

"Non vi libererete facilmente di me". Fortuna che era senza voce. E' con queste parole che Meloni chiude Atreju, parlando per un'ora e dieci minuti. Inanellando il suo anti-pantheon: da Chiara Ferragni a Roberto Saviano, da Elly Schlein a Giuseppe Conte. E poi la stampa militante, citata più e più volte, i partiti, i poteri forti e il mainstream. Non mancano i sindacati che scioperano troppo e poi firmano i contratti collettivi a 5 euro. La leader di Fratelli d’Italia che in apertura ringrazia “chi si è fatto un mazzo così per questa festa” traccia così il suo personalissimo identikit dell’anti-italiano “quello che gufa contro l’economia” e sogna governi tecnici appena lo spread sale un po’. Sarà il palco di Atreju, ma il discorso fiume di Meloni è un attacco..

Ma arriveremo al ponte viaggiando su strade o trazzere?

La querelle sullo scippo del miliardo e trecento milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione di pertinenza della Regione Sicilia perpetrato dal ministro Salvini per cofinanziare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari. Che sarebbero anche gustosi, se non avvenissero sempre sulle spalle dei cittadini siciliani. Riassumiamo. Il governatore Schifani, con il suo governo ed il supporto del consigliere Armao, aveva inizialmente deciso di supportare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina con un contributo di 1 miliardo di euro a valere sulla quota di sua pertinenza del Fondo Sviluppo e Coesione. Successivamente cambia idea, almeno parzialmente, destinando la somma a nuovi interventi di forte impatto economico e strategico, tuttavia non meglio precisati. Intervengono a questo punto, d’autorità e senza contraddittorio,..

Via Arenula. Bartolozzi fa terra bruciata attorno a Nordio

E’ caldissimo il clima che il Guardasigilli Carlo Nordio ha ritrovato dentro il suo ministero al rientro da Atlanta (Stati Uniti), dove ha guidato la delegazione italiana alla Conferenza Onu contro la corruzione. Il dicastero di Via Arenula è ormai un focolaio di tensioni sotterranee, generate soprattutto dall’attivismo della vicecapo di gabinetto Giusi Bartolozzi. Come già raccontato su queste pagine, a dispetto della carica di “vice”, Bartolozzi ha accentrato nelle sue mani tutte le decisioni più importanti che competono al ministero, scavalcando ogni principio gerarchico interno. Le incursioni di Bartolozzi nei dipartimenti e negli uffici di diretta collaborazione del ministro sono ormai diventate inaccettabili per molti capi degli uffici. Nessuno, più per rispetto nei confronti di Nordio che per altro, ha voglia di far esplodere scandali. Così, nel silenzio ci..

Vecchio cinema Schlein. All’anti
Atreju giganteggia Gentiloni

Viene malinconia già all’ingresso: un McDonald’s sulla sinistra, un negozio di materassi sulla destra. L’anti Atreju di Elly Schlein ha come titolo “Sociale verde e giusta. L’Europa che vogliamo”. Non allarghiamoci con i desideri. Le sedie vuote sono più numerose del “Cinema Paradiso” chiuso nel 1988. La sala è un teatro capannone, il sette, degli Studios di via Tiburtina 521. Il Teatro due è quello di “Propaganda live”. Il Pd è in pratica ospite di Urbano Cairo. Un fotografo vorrebbe abbracciare la segretaria del Pd perché “ce vole talento”. Il giorno è sbagliato, i mezzi pubblici in sciopero, la stazione vicina è la Tiburtina, che è la seconda stazione di Roma. Si è secondi pure sulla mappa. Il vero evento della sinistra è dall’altra parte della città, al Testaccio, dove..

Le imprese di Giorgia: Atreju
sembra lo sbarco sulla Luna

Meloni è finita sulla Luna. Atreju è Space Giorgia, Elon Musk è l’ospite X, il capogruppo di FdI, Lucio Malan, indossa un gilet come quello di Obi-Wan Kenobi. FdI è in orbita. La kermesse della destra, tre giorni d’incontri, a colpo d’occhio sarà costata quanto venti automobili Tesla. Il pass dei giornalisti è iridato. Brilla, luccica. Un militante lo dice: “Me cojoni”. Il luogo dove si tiene è Castel Sant’Angelo e sembra la navicella del patriota. Il blu estoril è il colore dominante (Giambruno, ti dobbiamo delle scuse). Centocinquanta volontari, la pizza ritorta costa solo 7 euro ed è farcita con spinaci e salsiccia. Per celebrare la premier è stato convocato in anticipo Babbo Natale: “Mi hanno sequestrato. Devo stare fermo. Non mi posso muovere”. All’entrata giganteggia il planisfero che..

Draghi buono, Draghi cattivo. Vieni a cambiare la Meloni

Contrordine: “Non era un attacco a Draghi”, dice Giorgia Meloni nella sua replica a palazzo Madama. Per poi arrampicarsi sullo scatto incriminato come su uno specchio con le mani bagnate, perché “ho sempre apprezzato la sua fermezza sull’Ucraina, ma non si riduce a una foto”. E allora se ne deduce che altri erano i leader in posa, peccato che non se ne trovino tanti su un treno per Kiev con Olaf Scholz e Emmanuel Macron. Insomma, ci siamo capiti. Se la politica fosse quella di una volta, fatta di parole pesate (e mai causali), di smentite artate, di retropensieri tattici, si potrebbe discettare a lungo di questa intemerata su Mario Draghi da parte di Giorgia Meloni e della sua successiva correzione. I retroscenisti sarebbero applicati a decrittare il “segnale”, il..

Gerenza

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