Superbonus, mini soddisfazione
per Tajani e per Forza Italia

Alla fine non è saltata  solo la conferenza stampa della premier (rinviata, salvo ulteriori bollettini medici, al 4 gennaio), ma anche quella canonica post Consiglio dei ministri, nonostante la carne al fuoco. Segno di quanto l’ultima riunione del 2023 a Palazzo Chigi sia stata abbastanza frizzante e non priva di scontri, in una corsa affannata a piantare bandierine. “Franco dibattito in Cdm”, è la formula che racchiude il dentro e fuori dei provvedimenti. La notizia è che Giancarlo Giorgetti sul Superbonus ha retto. O meglio: non ha contraddetto se stesso. Sicché il ministro dell’Economia ha concesso a Forza Italia il minimo sindacale per poter dettare alle agenzie fiumi di giubilo. Nel merito la faccenda è andata così: il Superbonus al 110 per cento resta per le famiglie con Isee basso (15 mila..

Mediaset manda via Minzolini perché era poco invasato

Chiamano Augusto Minzolini per alzare il livello, ma dopo tre mesi lo cacciano perché lo ha alzato troppo. Se Aristotele, il padre della logica, avesse conosciuto i vertici di Mediaset, sarebbe oggi un filosofo nichilista. La trasmissione è “Stasera Italia weekend” e va in onda, sabato e domenica, su Rete 4, la Los Alamos di Pier Silvio Berlusconi. La notizia dell’uscita di Minzolini l’ha data lo stesso Minzolini. Il 24 dicembre, l’ex direttore del Giornale annuncia che “è terminato il nostro tempo a disposizione così come il mio ciclo alla conduzione di ‘Stasera Italia’”. In studio, ad ascoltarlo, ci sono Giampiero Mughini, il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari e l’ex corrispondente Rai da Londra, Antonio Caprarica. Da tre mesi, Minzolini ospita le “firme” politiche del Corriere della Sera, come Francesco..

La conferenza stampa di Meloni
di nuovo rinviata. Poi si vedrà

In principio fu il boicottaggio, un invito a disertare uno dei pochissimi momenti in cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non può sottrarsi alle domande dei giornalisti. Alla fine, è diventato poco più di un gesto simbolico contro quella che viene definita "legge bavaglio". Non saranno tutti i giornalisti invitati a disertare l'evento. Semplicemente, gli unici a non presentarsi saranno i vertici della Fnsi. Che sia un flop, una precisazione o un'inversione di rotta, fatto sta che la protesta - annunciata da una settimana - contro la norma che vieterà la pubblicazione di testi o degli estratti delle ordinanze di custodia cautelare - non del contenuto, di cui si potrà ancora, e giustamente, dare notizia - sembra essersi fortemente ridimensionata. Almeno per il momento. Anche perché sul punto la..

Diagnosi (funesta) sullo stato di salute del giornalismo

Uno sciopero dei giornalisti contro il giornalismo è la proposta, certo paradossale, con cui il direttore Mattia Feltri ha chiuso il suo editoriale di sacrosanta critica alla Federazione nazionale della stampa, che a sua volta minaccia di scioperare contro un emendamento, quello firmato da Enrico Costa e recepito dalla maggioranza, che a dire del sindacato della categoria impedirebbe ai cronisti giudiziari di svolgere il proprio mestiere. Accusa falsa, come ha ben argomentato Feltri. Accusa propizia per abbozzare un sommario bilancio sullo stato di salute del giornalismo. Salute pessima, a quanto pare. Forse irrimediabilmente compromessa. Nei primi Anni Novanta Carl Bernstein, coautore dello scoop sullo scandalo Watergate che portò alle dimissioni del presidente americano Richard Nixon, la mise così: “Siamo l’istituzione più potente della società attuale, ma abbiamo abdicato alle nostre..

Cambiamento o declino?
L’anno zero di Papa Francesco

“Viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse”. Dalla loggia centrale della basilica, come prua di una barca in tempesta, sospesa oltre che protesa tra l’anno nel quale la guerra, invece di cessare, ha raddoppiato e l’anno in cui potrebbe allargarsi ulteriormente, sfuggendo di mano ai suoi strateghi, l’erede dell’apostolo Pietro, raggiunto dalla conta dell’ennesimo eccidio, prima di affacciarsi e parlare al mondo deve avere rivolto al Signore, nascosto a poppa, una domanda: se questo sia il segnale del naufragio e l’umanità si prepari ad affondare. Anche perché al suo sguardo il fondo è ormai toccato, che più giù non si può, nel giorno insanguinato di un Natale-non-Natale: il più lontano dalle aspettative, ma pure il più vicino, crudamente, alle narrative. Rinnovando la strage d’innocenti e riempiendo di tombe..

Il grido di dolore di Giorgetti,
isolato nel governo e nella Lega

Qual è la Superlega, la Lega che conta, quella di Giorgetti e Molinari, o quella di Bagnai e Borghi? L’affondamento del Mes in Parlamento fa risaltare la crepa che divide il Carroccio. Segna il passo l’ala moderata del bocconiano Giorgetti, con Molinari e Centinaio e un nugolo di estimatori tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Cantano vittoria i pasdaran del sovranismo verde, come Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Canta vittoria, soprattutto, Matteo Salvini. Il leader leghista se la ride sui social, commentando la vignetta di Giannelli che lo ritrae celebrare ‘la’ Mes di Natale: il Mes è finito, andate in pace. “Promessa mantenuta”, esulta il leghista. Anche il presidente dei senatori Massimiliano Romeo, ad Huffpost spiega: “Il Mes non si cambia, è morto e sepolto, cambiassero strumento”. Eppure è stato..

In braghe di Pd. Il furbo Conte tradisce Elly pure sul Mes

Dario Franceschini passeggia con Pier Ferdinando Casini nel bel mezzo del Senato, poco dopo che Matteo Renzi ha intonato un requiem per il campo largo con queste parole, all’incirca: “Se il M5s avesse votato con il resto dell’opposizione, giovedì avremmo fatto cadere il governo sul Mes”. Ma eccolo, Franceschini. Gli chiedono di Elly Schlein che ancora accarezza Giuseppe Conte, malgrado tutto. Malgrado pure il Mes. Sicché lui, l’Eterno, si ferma. Sorride. Punta l’indice alla gola: “Schlein? Sono afono”. Più che altro è sornione. Poco più in là, in un capannello di senatori del Pd, si riconoscono Losacco, Zampa, La Manna... Si parla del M5s. Della federazione. I parlamentari del Pd stanno ai grillini come quelle vedove allucinate che seguitano a dormire col marito già morto da mesi. Se il Movimento..

Mes. Salvini vince, Tajani perde
E Giorgia diventa come Orban

A Napoli si chiamano gli sfessati, alla Camera gli smessati. Sono i parlamentari che si sono liberati del Mes. Il trattato viene bocciato: 184 contrari, 72 favorevoli. Forza Italia e Noi Moderati si astengono. Il governo si smessa. Meloni si separa da Tajani per non disunirsi da Salvini e Salvini si allontana da Giorgetti (minaccia, ancora, di lasciare) per riunirsi con Claudio Borghi. Alle 10 di mattina, Marco Osnato, di FdI, dice che “Forza Italia potrà presentarsi alle Europee come il partito più europeista. Gli abbiamo fatto un regalo”. E’ segno di fregatura. Paolo Barelli, il quasi Tajani, ripete che lui non sapeva nulla dell’accelerazione e che è solo “campagna elettorale”. Salvini sorride. Ha vinto. In Europa si parla di Superlega (ma è di calcio). Continua su ilfoglio.it

Caso Ferragni. Perché i moralizzatori finiscono moralizzati

Spiace, lo dico con la massima sincerità possibile, per Chiara Ferragni. Il problema non è lei, di cui tutti adesso sembrano sapere tutto mentre era così accogliente e promettente l’idea di saperne quasi nulla. Il problema è la costante, anzi la legge bronzea, che dice: se fai del bene morale la tua professione abituale, una qualche forma di male morale alla fine inevitabilmente si accanirà contro di te. Tonino Di Pietro è l’emblema assoluto del fenomeno, che praticamente non ammette eccezioni. La storia della famiglia Soumahoro e del diritto al lusso, anch’essa penosa il giusto e l’ingiusto, fa da cornice a questa vicenda di pandori e uova pasquali destinate ai “bambini delle fate”, così triste e inappellabile, almeno in apparenza. Ma gli episodi sono infiniti, riguardano l’establishment e le persone..

Sergio Mattarella vola alto,
al di sopra delle trappole

Traduzione, concisa e immediata, dell’alato discorso alle Alte cariche, tradizionale appuntamento pre-natalizio di auguri ai vertici dello Stato: Sergio Mattarella ha voltato al di sopra di tutte le trappole tese, con una certa scientifica meticolosità, da destra e da sinistra. Chi, come Ignazio La Russa, dice che ha troppo potere - anzi peggio: che ha esondato rispetto ai poteri perimetrati dalla Costituzione - rendendolo un bersaglio; chi, come il Pd, lo ha già reso una bandiera della pugna contro la riforma personalizzando, con l’utilizzo del suo nome, la difesa dell'istituzione, ed è evidente l’intento di sfruttarne, a proprio vantaggio, popolarità e consenso. Continua su Huffington Post

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