Pd e Cgil, affondati sul lavoro. La sinistra è rimasta al ‘900

La pigrizia intellettuale del Primo maggio se la gioca con la pigrizia intellettuale del 25 aprile. Ho letto sovrastato dalla noia le interviste a Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, e a Elly Schlein, segretaria del Pd. Il primo annuncia che presto ci sarà un referendum per l’abolizione del Jobs Act e dev’essere vero perché lo sento dire da dieci anni, e la seconda s’accoda e rilancia sul salario minimo. Non entro nei dettagli, per scampare all’accusa di concorso esterno in tedio. Sul Jobs Act vi suggerisco di riprendere un articolo scritto per noi da Marianna Madia (una seria), quanto al salario minimo mi pare la mano di bianco quando si deve vendere casa. Secondo il grande Claudio Velardi, siamo tutti un po’ conservatori, ma la Cgil e il Pd..

Salvini & Vannacci, va in scena
il coming out della nuova Lega

Anche Francesca Verdini molla prima del gong. Dopo un’ora e venti del duo Salvini & Vannacci, la compagna del segretario leghista abbandona la postazione che ha diligentemente tenuto fin lì, tra un applauso e una foto, e si dilegua inosservata verso l’uscita laterale del tempio di Adriano. Accade nel momento esatto in cui il capitano e il generale stanno rivelando, per così dire, le motivazioni che li hanno convinti a fare politica. E dire che appena fatto ingresso in sala, Salvini ha presentato la fidanzata a Vannacci. “Roberto, la mia metà”. E vai di stretta di mano. Ma dopo la filippica del Capitano e del Generale, nemmeno lei ce l’ha fatta più. Continua su Huffington Post

Del taccheggio nelle forche commerciali di un Duty free

Fra i tanti diritti si sono dimenticati il diritto al taccheggio. Piero Fassino, come il padre dell’imperatore Adriano secondo Marguerite Yourcenar, è un uomo “sopraffatto dalla virtù”, come capita a non pochi torinesi (viene da Avigliana, ma fa lo stesso). La virtù è il tarlo roditore del suo berlinguerismo e l’origine di certe sue uscite politiche innocenti. La cazzata che gli è imputata, ma vedremo dopo la gogna mediatica che cosa ne resterà, credo niente, è il virtuoso e inconscio depredamento di un Duty Free, la cosa più obbrobriosa della società moderna. Per uno Chanel, poi, che è un profumino della malora, neanche un Armani Acqua di Giò o un Paco Rabanne o il vecchio Ma griffe, che era l’essenza amata di Rossana Rossanda. Tutto sbagliato, ma tutto da rifare...

Meloni si candida capolista:
“Votatemi e scrivete Giorgia”

Una Giorgia Meloni alle prese con gli otoliti sale sul palco della Conferenza FdI a Pescara e annuncia la sua candidatura alle elezioni europee. "Sapete questa cosa qui che ho nelle orecchie? Be', sono sul palco ma in realtà è come fossi su un ottovolante. Se mi vedete sbandare ogni tanto non preoccupatevi: tranquilli, ce la faccio" dice scherzosamente la premier. Poi si candida come capolista alle Europee in tutte le circoscrizioni elettorali. "Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di fratelli d'italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo" sostiene Meloni. Le motivezioni: "Sono un soldato, non esito a schierarmi in prima linea". La premier nel suo discorso parla dell'Ue che vuole riformare, di migranti, di cambiamento climatico, di Mario Draghi, della traversata nel deserto del..

Il generale Salvini ha deciso:
Vannacci candidato, Lega spaccata

Milano. Il generale Vannacci, è ufficiale, si candida con la Lega, Salvini per il Nobel alla letteratura: il romanzo è “Resurrezione”. Dopo lungo corteggiamento ce l’ha fatta. Sogna già presentazioni di libri, a due, con il militare stivalone, impone la sua corsa in tutte le circoscrizioni, promette sanatorie (“l’idea la porto in Cdm”) per verandine abusive, bagnetto abusivo, scantinatello abusivo. A Milano, 25 aprile, si è vestito da “antifa”, dichiarato che “il governo è antifascista”, poi, qui, alla Fondazione Istituto dei ciechi, organi a canne, marmi e cera, l’annuncio di liberazione: Vannacci c’è e vede il treno che lo porta al sole, a Bruxelles. I leghisti, stanno già dietro la collina. Continua su ilfoglio.it

Il 25 aprile di Sergio Mattarella
“Il fascismo non conosceva pietà”

Il Capo dello Stato nel giorno della Liberazione ha pronunciato un discorso netto e diretto sulle responsabilità totali del Fascismo nella catastrofe italiana del biennio '43-45, riconoscendo il ruolo determinante, fondante della Resistenza nell'edificazione della democrazia italiana. Parlando a Civitella Val di Chiana, luogo di una strage nazifascista, Sergio Mattarella ha espresso concetti già altre volte sottolineati, ma con parole e toni inequivocabili. "A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo in quella speranza", ha detto il Capo dello..

Ma la ricreazione di Palazzo d’Orleans non è ancora finita

Sono cinque anni che un’allegra brigata di bulli, balilla e pagnottisti scorrazza senza ritegno e senza controlli nei giardini dorati del sottogoverno regionale. Sono cinque anni che questi bravi ragazzi, chiamiamoli così, utilizzano Palazzo d’Orleans come un bancomat per le loro vanità, i loro privilegi e i loro spericolati giochi di potere. E’ dal 2019, anno in cui la corrente turistica di Fratelli d’Italia si è insediata nell’assessorato di via Notarbartolo, che la Regione tiene aperta l’infelice stagione dello spendi e spandi, dei milioni di euro dilapidati sotto la voce “comunicazione”, dei festival inventati per foraggiare amici e faccette nere, degli imbrogli di bilancio, delle feste pacchiane alla rassegna cinematografica di Cannes, degli sprechi in nome di Vincenzo Bellini, degli azzardi e degli scandali. Ma ieri è suonata per la..

Giorgia ha un problema grave
troppi imbecilli attorno a lei

Giorgia Meloni si è mossa egregiamente sul piano internazionale, ha accreditato l’Italia in Europa e negli Stati Uniti, ha difeso la democrazia in Ucraina, ha convinto i socialdemocratici tedeschi a seguirla sulla politica migratoria, ha centrato gli obiettivi del Pnrr, ma c’è ragione di credere che non abbia letto il famoso saggio sulla stupidità di Carlo M. Cipolla. Sarà forse per questa ragione che, dopo due anni circa di governo, la presidente del Consiglio si trova davanti a un guaio gigantesco che ipoteca il futuro e la possibile evoluzione di questo fenomeno politico a destra: è circondata da troppi imbecilli. Cipolla diceva che le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, diceva questo spiritoso e coltissimo economista, i non stupidi dimenticano costantemente che in..

Schlein travolta dal Pd:
non gestisce più nulla

Bisogna raccontarla dall’inizio questa storia semplicemente incredibile. Voleva candidarsi ovunque, Elly Schlein, contro Giorgia Meloni, ritenendo vantaggiosa la polarizzazione del gioco a due. E mutuando dalla premier una condotta – e un inganno – inediti a sinistra: mi metto in lista per Bruxelles, ma poi non vado. Lo fece per primo Silvio Berlusconi vent’anni fa. Ma, davanti alle resistenze del suo partito ha cambiato lo schema. Voleva, a quel punto, candidare ovunque dei civici, tutti esterni e in contraddizione tra loro per storia e convinzioni. Un aperto atto di sfiducia nei confronti del suo partito, praticamente la seconda tappa delle primarie. Ma non è riuscita perché, avendo accettato il negoziato con le correnti, ha dovuto cedere un po’ qui un po’ lì. Per nascondere il cedimento, ha proposto dunque di..

La Meloni pubblica Scurati ma
sconfessa i suoi sulla censura

Giorgia Meloni mette in chiaro che non è stata lei a chiedere la censura del monologo di Antonio Scurati sul fascismo. Per la presidente del consiglio “in un'Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità – dice Meloni - ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni”. Continua su Huffington Post

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