Agrigento capitale. La speranza non è morta, come salvarla

Pochi giorni fa, in modo provocatorio ho chiesto di spegnere i motori di Agrigento Capitale della cultura,  una macchina che del resto  finora ha girato su se stessa. Torno a scrivere sullo stesso argomento. Non per una fissazione, per un pregiudizio, per un fatto personale, ma perché questa vicenda è diventata una metafora che trasmette e diffonde un racconto negativo della città e della Sicilia. Torno a scriverne perché condivido - e cerco di farmene portavoce - una indignazione diffusa anche se in parte repressa da una inveterata predisposizione alla rassegnazione e da un controllo capillare e forte ad opera di un potere locale che mette in atto tutti i mezzi per bloccare il dissenso. Torno a scriverne perché, malgrado ogni evidenza, spero ancora, per quanto il tempo che rimane..

Salvini scavalca la Meloni,
sente Vance e va negli USA

Quindici minuti di telefonata tra il vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance. Al centro del colloquio, estremamente cordiale e concreto, fa sapere la Lega, le opportunità di cooperazione tra i due Paesi: Salvini ha anticipato la volontà di una missione negli Usa con imprese e investitori. Obiettivo: rafforzare la partnership tra Roma e Washington. A questo proposito, Salvini ha evidenziato le eccellenze italiane anche nel campo delle infrastrutture stradali e ferroviarie e ha riconosciuto l'eccellenza americana nel campo della connessione satellitare. Continua su Huffington Post

Giorgia cerca Donald e i paisà si offrono come mediatori

Come nei migliori film di Totò e di Alberto Sordi, iniziano a girare intorno a Palazzo Chigi e a Fratelli d’Italia una serie di “amici di Trump”. Imprenditori, ricchissimi, italoamericani – wanaganas– che si offrono come mediatori, facilitatori. Ed è subito “con Donald ci parlo io”, “ stavo con lui a Mar-a-Lago”, “per i dazi vediamo”. Uno dei casi più curiosi, ma non l’unico, è quello di Paolo Zampolli: sedicente inviato speciale per l’Italia, in tour nel nostro paese, con tanto di visita a Matteo Salvini e ospitata da Bruno Vespa. L’imprenditore amico di vecchia data di Trump – fu lui a fargli conoscere Melania – in realtà è ambasciatore della Dominica. La Farnesina, il governo e Fratelli d’Italia davanti al suo attivismo hanno chiamato l’ambasciata americana. Risposta: “Inviato speciale?..

Zelensky in cerca di pace
confida ancora in Trump

Dopo Vladimir Putin, anche Volodymry Zelensky esce soddisfatto dalla telefonata con Donald Trump. "Franca e positiva" dice il presidente ucraino, ancora più entusiasta la versione di Washington del colloquio durato oltre un’ora. “Siamo sulla buona strada”, assicura la Casa Bianca, “mai così vicini a una pace”. Zelensky ribadisce la volontà di mettere definitivamente fine ai combattimenti con un cessate il fuoco “incondizionato” e, come Putin ieri, avrebbe accettato lo stop ai raid contro le infrastrutture energetiche. Il presidente ucraino si mette nella rotta del negoziato di pace, che ora si sposta in Arabia Saudita, convinto che con la mediazione di Trump si possa raggiungere una “pace duratura entro l’anno”. Continua su Huffington Post

Ventotene, un manifesto che la sinistra forse sopravvaluta

Non è un caso di lesa maestà. La grandezza di due confinati di Ventotene, e di un eroe come Eugenio Colorni, che immaginano l’Europa di un futuro possibile, libero e federalista, nell’anno chiave della sua tentata distruzione da parte dei totalitarismi nazista e fascista è fuori discussione. Meloni ha detto in Parlamento che la sua Europa non è quella. Legittimo, vorrei vedere. Ritirare fuori il Manifesto di Spinelli e Rossi, come avevamo tentato di spiegare qui, è una scelta pigra e ambigua, è un affondare nel vuoto dei “valori” e delle declamazioni ornamentali quando sono necessari, oggi più che mai, solidi concetti politici, scelte che a piazza del Popolo non si sono viste, tra tanti sbandieramenti equivoci e sentimentali di un europeismo languido, inservibile, una via di fuga dalla responsabilità,..

Meloni da Giussano. Mai così tante concessioni a Salvini

Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, è una sorta di barometro umano dell’aria che tira nella maggioranza. Giorgia Meloni ha appena finito il suo intervento a Palazzo Madama in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi. Materia scottante. A tema il sostegno all’Ucraina, il rapporto euroatlantico, il piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen, al quale Fratelli d’Italia ha detto sì – qualche caveat qua e là, è vero, ma che non cambia il dato politico di un appoggio convinto – e che la Lega ha messo ormai da due settimane al centro dei suoi strali. Cinque minuti prima che Romeo si affacciasse nella sala Garibaldi, quella in cui si accalcano i giornalisti e i politici che hanno voglia di chiacchierare o di prendersi un..

Porta in faccia di Putin a Trump
Ucraina ed Europa fuori gioco

Mentre, da orario, il presidente americano e il capo del Cremlino si sarebbero dovuti sedere a parlare, dalle 16 alle 18 ora di Mosca, Putin era a un incontro con uomini d’affari ai quali aveva detto di non illudersi troppo su una futura revoca delle sanzioni. Quando gli è stato domandato se non fosse arrivato il momento di andare al suo appuntamento telefonico con Trump, il capo del Cremlino ha sottolineato che i comunicati del suo portavoce non corrispondono sempre alla sua tabella di marcia. Forse Putin ha fatto aspettare Trump, ma il capo della Casa Bianca non deve essersi scomposto. Dall’ora e mezza di telefonata fra Donald Trump e Vladimir Putin sono emersi pochi risultati, uno già tradito: un cessate il fuoco di trenta giorni per gli attacchi contro..

Caltanissetta, con la Faraoni, è la capitale della sanità

L’epicentro della sanità siciliana non è Trapani, dove l’ispezione dei commissari nominati dall’assessorato regionale della Salute ha portato alla luce un sistema marcio, ammettendo i limiti del manager Ferdinando Croce (che Fratelli d’Italia si ostina a difendere e che Renato Schifani vorrebbe rimuovere) nella refertazione dei campioni istologici. L’epicentro è Caltanissetta. E non solo – badate – per il centro per la Formazione permanente del personale sanitario, il Cefpas, diventato il braccio armato dell’assessorato durante il mandato Ruggero Razza. Quanto per la presenza di due personaggi “minori” che sgomitano per farsi strada e che hanno trovato un varco promettente grazie alla presenza di Daniela Faraoni ai vertici di piazza Ziino. Il primo si chiama Leonardo Burgio, sindaco di Serradifalco (la città che fu di Antonello Montante). Figlio della Faraoni. Burgio..

Calate il sipario su Agrigento capitale della cultura

Fermiamoci qui. Evitiamo un inutile accanimento, un ulteriore spreco di risorse finanziarie. Non diamo altri motivi per danneggiare l’immagine della città, per identificare i suoi cittadini con gli incapaci e gli improvvisatori impegnati in una sorta di promozione alla rovescia. Prendiamo atto che l’obiettivo originario di «Agrigento capitale della cultura» è stato mancato e che si può solo tentare di mettere insieme un accrocco che alla fine provocherebbe ancora pesanti polemiche. Il presidente della Regione abbia consapevolezza di una situazione ingovernabile e si sottragga al rischio di finire coinvolto in un clamoroso, forse inevitabile fallimento. Ha tentato di metterci una pezza quando già era troppo tardi. Ha immaginato che la nomina della dottoressa Cucinotta potesse imprimere una svolta. Non è successo. Probabilmente non c’erano più le condizioni perché succedesse. La..

La Meloni prenota Washington
Un Trump da sventolare a Salvini

“Tu non rispondi più al telefono e appendi al filo ogni speranza mia… “, cantava Laura Pausini. Giorgia Meloni potrebbe intonare lo stesso struggente ritornello. A Palazzo Chigi e alla Farnesina c’è grande fermento. Attesa trepidante. Si lavora, pancia a terra e telefoni bollenti, per ottenere da Donald Trump una convocazione a Washington della premier nel weekend o la prossima settimana. Il motivo dell’urgenza: dare nelle prossime ore l’annuncio del primo bilaterale ufficiale tra Meloni e il presidente americano. L’obiettivo: permettere alla premier di affrontare con più forza la trattativa con Matteo Salvini sulla risoluzione da votare in Parlamento mercoledì. Quella su cui la maggioranza, lacerata sul fronte estero, si è avvitata. E poi consentirle di andare al Consiglio europeo di giovedì e venerdì con la patente di “pontiera” tra..

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