Milioni di viaggiatori fermi, ma
Salvini non si occupa di trasporti

E alla fine Matteo Salvini se n’è accorto: da giorni milioni di viaggiatori fermi nelle stazioni, impossibilitati a prendere un treno, o in attesa che il monitor dell’aeroporto decretasse se potevano partire, o tornarsene a casa. La notizia – con tempi rilassati - è arrivata anche al ministero di Porta Pia. E ha trovato una prima risposta: è colpa dei tecnici. “Sui disagi ferroviari delle ultime ore – dice il ministro rispondendo al question time della Camera - ho chiesto tempestivamente chiarimenti ai tecnici. È vero che siamo al massimo di cantieri aperti, ma non è accettabile la situazione in cui hanno viaggiato troppi passeggeri in questi giorni. I vertici di Rfi, Trenitalia e Fs stanno individuando soluzioni urgenti…”. E sull’incidente che a Centola ha praticamente separato la Calabria dal..

Effetto Ursula: Meloni, Tajani
e Salvini fuori dalle presidenze

Il centrodestra italiano era più rappresentato alla presidenza delle Commissioni dell’Europarlamento quando non era al governo a Roma che adesso. È il risultato del nuovo risiko per la guida delle Commissioni parlamentari dopo le europee 2024, terminato oggi a Bruxelles. Due gli italiani eletti presidenti ma sono entrambi di opposizione: Antonio Decaro all’Ambiente e Pasquale Tridico del M5s per la sottocommissione Affari fiscali, prima volta che i pentastellati conquistano una presidenza. Per via delle scelte operate sulle vicepresidenze d’aula e su altri incarichi e per via del fatto che la Lega è confinata oltre il cordone sanitario insieme al gruppo dei Patrioti, la coalizione guidata in Italia da Giorgia Meloni resta all’asciutto. Continua su Huffington Post

Elly ha ricoverato i dinosauri nell’ospizio di Bruxelles

Tutti con Elly, ella per tutti. Avrà anche negoziato malissimo con i socialdemocratici a Bruxelles – visto che il Pd non ha preso la guida del gruppo pur essendo il primo partito – avrà anche perso la commissione Affari economici ma in realtà ella, cioè Elly, insomma Schlein, ovvero la segretaria del Pd, ha avuto esattamente i posti che voleva: ha piazzato dinosauri, vegliardi, oppositori e riformisti in disarmo. E li ha accontentati. Questo voleva e questo ha fatto. “Via i rompiscatole”, la sua parola d’ordine. Ma è stata una quadriglia: una poltrona per tutti, tutte le poltrone per Elly. L’anguillone metafisico, Nicola Zingaretti, l’ha capito subito, anzi prima di tutti. Da ieri capodelegazione del Pd a Bruxelles, al lamentoso e più giovane Brando Benifei – meno lesto a capire..

Partito e donatori al suo fianco,
Kamala Harris balla da sola

La prima giornata di Kamala Harris da aspirante candidata alla presidenza degli Stati Uniti è da incorniciare. Il Partito e i donatori danno una risposta entusiasta del passaggio di testimone fra Joe Biden e la sua vice nella corsa contro Donald Trump, in attesa che anche gli elettori seguano. Harris fa la sua prima uscita dal prato della Casa Bianca, per un evento programmato da tempo, con un omaggio al suo presidente: “La sua eredità e i suoi risultati sono senza precedenti nella storia”. Poi l'aereo verso il Delaware per ringraziare lo staff della campagna: "È il primo giorno di campagna elettorale, ne mancano 105. Insieme vinceremo” scrive sui social. Continua su Huffington Post

Usa, Biden alza bandiera bianca
Si ritira e sostiene Kamala Harris

Joe Biden ha annunciato il ritiro dalla campagna per le prossime elezioni presidenziali americane. In un messaggio su X il presidente ha detto che proseguirà i suoi compiti da capo dello Stato fino alla fine del mandato e che parlerà alla nazione nei prossimi giorni: "È stato il più grande onore della mia vita servire come presidente. E anche se era mia intenzione cercare la rielezione, credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese di ritirami e concentrarmi solamente sui miei compiti come presidente per il resto del mandato". Con un successivo post sul social, Biden ha poi annunciato il "pieno sostegno e appoggio" a Kamala Harris, affinché "sia il candidato del nostro partito": "La decisione di sceglierla come vicepresidente è stata la migliore che ho..

Questi fantasmi. Ma dove sono
finiti Meloni e l’Italia in Europa?

Trenta giorni. Tanto nel 2019 è mancato affinché non si verificasse l'inusuale congiunzione astrale di avere in contemporanea quattro italiani in ruoli chiave delle istituzioni economiche europee. Il 31 ottobre, Mario Draghi terminava il suo mandato da presidente della Banca centrale europea: l'uomo che con il suo "whatever it takes" aveva salvato l'euro garantendo che l'istituto centrale avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per salvaguardare la moneta unica durante la crisi dei debiti sovrani in giro per l'Europa lasciava l'incarico a Christine Lagarde. Un mese dopo, il primo dicembre, Paolo Gentiloni si insediava a Palazzo Barlaymont, la sede acciaio e vetro degli uffici della Commissione europea a Bruxelles, come commissario agli Affari economici. Nel frattempo già da un anno un altro italiano, Andrea Enria, era a capo..

Mattarella ricorda Borsellino
“I depistaggi sono una ferita”

"La ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell'attentato è stata ostacolata da depistaggi. Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare ad esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile". Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un passaggio della sua dichiarazione per l'anniversario della strage di Via d'Amelio. "Paolo Borsellino, e con lui Giovanni Falcone, hanno inferto con il loro lavoro colpi decisivi alla mafia -sottolinea il capo dello Stato- . Ne hanno disvelato trame e dimostrato debolezze, lasciando un'eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi. Hanno insegnato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel..

L’attacco alla Costituzione? E’ roba da Oronzo Canà

Abbiamo sempre pensato che in Italia l’allarme antifascista fosse roba da Oronzo Canà, che insomma seguisse l’infallibile schema di Lino Banfi: il 5-5-5. Avete presente? “Cinque giocatori avanzano, cinque indietreggiano, così sembriamo quindici e gli avversari non ci capiscono niente”. E ora ne abbiamo avuto la prova definitiva. Tanto è il rischio democratico, tanto è il pericolo posto dal governo e dalle sue riforme, tanto Ignazio La Russa è “indegno” col suo busto di Mussolini nello studio, insomma è così vero che c’è “l’onda nera”, “l’ombra nera”, “la marea nera” e “la lobby nera”, è così essenziale resistere alla logica antidemocratica della destra, che martedì sera Ignazio La Russa faceva il ct della Nazionale politici, allo stadio dell’Aquila, in diretto su Raiuno, e metteva in campo Schlein e Conte, faceva..

Pier Silvio, de profundis per Tajani
e le facce vecchie di Forza Italia

"Al prossimo giro (alla prossima tornata elettorale, ndr), io penso che ci potrebbe essere una opportunità pazzesca di marketing parlando di politica. I moderati in Italia sono la maggioranza, oggi però non hanno qualcuno in cui si riconoscono veramente". Lo ha Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mfe-Mediaset, conversando con alcuni giornalisti a margine della serata con la stampa a Cologno Monzese per presentare i palinsesti 2024/2025. "Tanto è vero che la stessa Meloni, che io considero bravissima, al di là di come la si pensi, sta prendendo voti dei moderati - ha spiegato -. Forza Italia è perfetta e sta lì, ma un conto è una Forza Italia di resistenza, un conto è una Forza Italia di sfida. Io non prevedo nulla ma dico solo che ci può essere..

Le strane intese tra Lega e Pd.
Puzza di bruciato a Palazzo Chigi

Nella sera di martedì Ignazio La Russa si cimenta nel ruolo inedito di commissario tecnico della nazionale politici. Deve mettere in campo, tra gli altri, Elly Schlein e Andrea Crippa, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli in porta. “Li schiero con la bizona”, dice citando l’allenatore nel pallone. Ma il personale gol, il presidente del Senato l’ha segnato alla conferenza dei capigruppo del Senato. Nel chiuso di un’aula a palazzo Madama, coi presidenti dei gruppi parlamentari riuniti per decidere come andare avanti sul decreto sulle liste di attesa, La Russa ha cortesemente respinto la richiesta del governo di porre la questione di fiducia. Sarebbe stato un modo per tacitare con le brutte i distinguo in maggioranza. Per riallineare la Lega al resto del destra-centro. Ma proprio per questo, meglio..

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