Il gatto col papillon. Ritratto balzachiano di Lino Jannuzzi
Siccome sapeva tutto, perché era un gattaro con i baffi ma anche un gatto col papillon, Lino Jannuzzi era un mistero solo a sé stesso. La finzione era la sua allegria segreta, il suo strumento di lavoro nell’accertamento parossistico della verità. La sua natura non era quella stanca del giornalista, sebbene balzachiano per professione (e il libro minuscolo appena pubblicato da Claudio Cerasa va letto pensando a lui). Nemmeno quella del narratore, sebbene i grandi processi dal Sifar a Tortora a Buscetta a Andreotti, e i sogni di Pietro Nenni addormentato su una panchina, li ricorderemo nella sua prodigiosa messinscena, e le altre varianti della memoria a verbale saranno semplicemente dimenticate. Del suo dongiovannismo, della mascheratura goliardica, del poker con Renato Salvatori, dei tori accompagnati senza toccarli nell’encierro di Sanfermines,..