Giorgio, Giorgia, Daniela e la dimenticata questione morale

Nella sua prima conferenza di fine anno, per sottolineare il rigore del Msi, Giorgia Meloni ricordò che Giorgio Almirante chiedeva la “doppia pena di morte” per i terroristi di destra. Seguendo lo stesso principio intransigente rispetto agli errori della propria parte, lo storico leader dell’Msi diceva che “se un politico ruba va messo in galera, se il ladro è uno dei nostri deve avere l’ergastolo”. Ciò che non si capisce bene è come il partito di Giorgia, che fu di Giorgio, possa tenere al governo e tra le sue file Daniela Santanchè dopo quello che è accaduto nell’inchiesta per truffa ai danni dell’Inps per l’uso della cassa Covid. Certo, la destra italiana negli ultimi trent’anni è cambiata molto – e per fortuna – a partire dalla posizione non più favorevole..

Su Agrigento capitale ronzano già le mosche di Sartre

Agrigento, Capitale Italiana della Cultura 2025, avrebbe dovuto rappresentare una svolta, un’occasione per uscire dall’isolamento e restituire centralità alla visione, alla progettualità, alla bellezza di un luogo senza pari. E invece si ritrova oggi invischiata in tensioni istituzionali, ritardi, comunicazioni opache e dimissioni che pesano come macigni. Quelle di Roberto Albergoni, direttore generale del progetto, hanno fatto rumore. Uomo di cultura, con esperienza e credibilità, ha lasciato un incarico cruciale, reso insostenibile non da motivi personali, ma da un clima che ne ha svuotato la funzione. Le parole riportate dalle agenzie, con cui la presidente della Fondazione – già prefetta, quindi figura del potere amministrativo, non della cultura – avrebbe commentato l’addio, lasciano interdetti: “Ha tolto dall’imbarazzo il consiglio di amministrazione, evitandogli un atto più doloroso”. Come se la cultura..

Renzi picchia sulla Meloni
“Ormai è fuori da tutti i tavoli”

"Meloni ha sprecato quasi un miliardo in un provvedimento assurdo e soprattutto inutile". Matteo Renzi è appena tornato dall'Albania, dove è andato per verificare, insieme a una delegazione di Italia Viva, lo stato del centro per i migranti di Gjader. Voluto fortemente da Giorgia Meloni, l’hub è vuoto e il governo sta pensando di convertirlo in un centro di permanenza per i rimpatri: "Li trasformi direttamente in un carcere". Con HuffPost, l’ex premier (che è in libreria con "L’Influencer", edito Piemme) parla anche del nostro rapporto con gli Stati Uniti d’America e della linea del governo sulla politica estera: "Le posizioni di Tajani e Salvini sono insignificanti, il loro è solo wrestling. Serve che Meloni parli sui dazi". Continua su Huffington Post

Agrigento capitale sprofonda. Chi potrà salvarla?

Le dimissioni di Roberto Albergoni da direttore della Fondazione Agrigento Capitale italiana della cultura sono una palese dichiarazione di fallimento, personale e dell’intera struttura da lui guidata. Albergoni non ha garantito, come sostiene, “le condizioni per l’attuazione del programma”. Se l’avesse fatto, se fossimo arrivati a questo punto, non sarebbe stato costretto ad abbandonare e principalmente non si starebbe a parlare di un’occasione mancata. Albergoni ha il merito di avere preparato il progetto vincente. E poi la colpa o l’ingenuità di avere accettato un incarico quando già era evidente che non avrebbe potuto svolgere il proprio ruolo utilizzando una struttura efficiente. In effetti era stato tentato di non accettare. Avendolo fatto, con la consapevolezza di ciò che avrebbe trovato, è uno dei responsabili del disastro annunciato. Pochi giorni fa avevamo..

Giorgia Meloni e la facile arte
di buttare la palla in tribuna

Alla fine della scorsa settimana, sugli account social di Fratelli d’Italia, appare una grafica. L’oggetto è l’attacco di Giorgia Meloni al Manifesto di Ventotene, il caso politico della settimana. E insomma questa card riporta la trionfale scritta tutta in maiuscolo “Abbattuto l’ultimo muro”. Sopra c’è, per l’appunto, un muro. Non è abbattuto, ma è bucato – concediamo la licenza poetica – e dietro lo squarcio appare la scritta “Manifesto di Ventotene”. Dunque il Manifesto sarebbe stato disvelato dal muro che è caduto, non sarebbe esso stesso la parete buttata giù dalla premier, come poche ore prima aveva trionfalmente affermato il capo delegazione meloniano al Parlamento europeo, Nicola Procaccini: “Meloni ha fatto cadere il muro di Berlino anche in Italia”. Continua su Huffington Post

Solo Elly riconosce a Salvini le doti di un politico di razza

“L’avete sentito che dicono nella Lega? Tenetevi pronti”. Ecco la parola d’ordine. Tenetevi pronti. Un amico del Pd ci avverte che l’intensità delle telefonate e dei conciliaboli intorno a Elly Schlein si è fatta, se possibile, addirittura frenetica. A quanto pare ella, cioè Elly, dal suo trespolo al Nazareno si è convinta che il governo si stia avvitando come un trapano scassato: “Non arrivano alla fine della legislatura”. Bum. E su chi punta lei? Su Matteo Salvini, ovvio. E chi non lo farebbe. Salvini è una sicurezza. Non per niente lo chiamano “Capitano”, affonda sempre la nave. Sicché la segretaria del Pd l’ha detto pure a Stefano Bonaccini, che in teoria sarebbe il capo di quelli contro Schlein ma che in realtà, da circa due anni, cioè da quando ha..

Tajani in crisi: ai Berlusconi
non piace Meloni trumpiana

“Se il governo fosse antieuropeista, noi non staremmo un minuto di più al governo”. Alla fine, dopo giorni di tentennamenti, Antonio Tajani è arrivato ieri a minacciare la crisi. Dietro all’ultimatum, all’inedita postura muscolare del mite segretario di Forza Italia, c’è l’aggressiva concorrenza di Matteo Salvini che gli ruba il mestiere di ministro degli Esteri: venerdì il vicepremier leghista si è intrattenuto al telefono con il vicepresidente americano J.D. Vance e presto andrà ad abbracciarlo a Washington. E c’è, soprattutto, l’insofferenza della famiglia Berlusconi per la deriva che ha preso l’esecutivo di centrodestra. Marina, in primis, non ha gradito le ultime mosse di Giorgia Meloni. E sarebbe stata lei, raccontano, a spingere Tajani ad alzare la voce: “L’ho detto e lo ribadisco, la politica estera la facciamo io e Meloni”...

Agrigento capitale. La speranza non è morta, come salvarla

Pochi giorni fa, in modo provocatorio ho chiesto di spegnere i motori di Agrigento Capitale della cultura,  una macchina che del resto  finora ha girato su se stessa. Torno a scrivere sullo stesso argomento. Non per una fissazione, per un pregiudizio, per un fatto personale, ma perché questa vicenda è diventata una metafora che trasmette e diffonde un racconto negativo della città e della Sicilia. Torno a scriverne perché condivido - e cerco di farmene portavoce - una indignazione diffusa anche se in parte repressa da una inveterata predisposizione alla rassegnazione e da un controllo capillare e forte ad opera di un potere locale che mette in atto tutti i mezzi per bloccare il dissenso. Torno a scriverne perché, malgrado ogni evidenza, spero ancora, per quanto il tempo che rimane..

Salvini scavalca la Meloni,
sente Vance e va negli USA

Quindici minuti di telefonata tra il vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance. Al centro del colloquio, estremamente cordiale e concreto, fa sapere la Lega, le opportunità di cooperazione tra i due Paesi: Salvini ha anticipato la volontà di una missione negli Usa con imprese e investitori. Obiettivo: rafforzare la partnership tra Roma e Washington. A questo proposito, Salvini ha evidenziato le eccellenze italiane anche nel campo delle infrastrutture stradali e ferroviarie e ha riconosciuto l'eccellenza americana nel campo della connessione satellitare. Continua su Huffington Post

Giorgia cerca Donald e i paisà si offrono come mediatori

Come nei migliori film di Totò e di Alberto Sordi, iniziano a girare intorno a Palazzo Chigi e a Fratelli d’Italia una serie di “amici di Trump”. Imprenditori, ricchissimi, italoamericani – wanaganas– che si offrono come mediatori, facilitatori. Ed è subito “con Donald ci parlo io”, “ stavo con lui a Mar-a-Lago”, “per i dazi vediamo”. Uno dei casi più curiosi, ma non l’unico, è quello di Paolo Zampolli: sedicente inviato speciale per l’Italia, in tour nel nostro paese, con tanto di visita a Matteo Salvini e ospitata da Bruno Vespa. L’imprenditore amico di vecchia data di Trump – fu lui a fargli conoscere Melania – in realtà è ambasciatore della Dominica. La Farnesina, il governo e Fratelli d’Italia davanti al suo attivismo hanno chiamato l’ambasciata americana. Risposta: “Inviato speciale?..

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