Il teatro, grande gioco degli inganni, del far finta di essere altri, di vivere in un mondo immaginario: è il leit-motiv della nuova stagione dello Stabile di Catania, anno secondo dell’era Laura Sicignano, direttrice del teatro pubblico etneo insediatasi “in corsa” nel febbraio del 2018. Il primo cartellone tutto a sua firma, dunque, «Meravigliosi inganni» il titolo. Una stagione complessa come «complesso è il nostro tempo e dunque anche il teatro che lo rappresenta – dice la Sicignano – felicemente strabico tra passato e futuro, meticcio e contaminato come lo scenario globale, inclusivo, capace di partire dalle radici per parlare al presente. Il teatro si trasforma come la società che lo esprime. E’ dionisiaco: muore e rinasce rinnovato».
Tredici i titoli in abbonamento. Cinque le produzioni e coproduzioni. Si inaugura il 15 ottobre con Antigone nell’adattamento firmato dalla stessa Sicignano (anche regista) insieme con Alessandra Vannucci che vedrà Sebastiano Lo Monaco nel ruolo di Creonte. Lo Stabile etneo ha affidato poi ad Enzo Vetrano e Stefano Randisi – che da diversi anni curano una meritoria operazione di rispolvero dei classici siciliani, da Pirandello a Scaldati – una rilettura di Martoglio: Lu cori nun ’vecchia, un itinerario alla radice della parola poetica martogliana sovente sopraffatta dalla maniera comica. Con gli Stabili di Trieste e di Napoli, Catania coproduce L’onore perduto di Katharina Blum, dal romanzo di Heinrich Böll, regia di Franco Però, interpreti principali Elena Radonicich e Peppino Mazzotta. Coproduzione internazionale per Vincenzo Pirrotta: il Teatro Verga si consocia con il CTBA di Buenos Aires per una riscrittura pirandelliana dell’attore e regista siciliano, Nella mia carne, «epilogo in sette movimenti» che prende lo spunto da L’uomo dal fiore in bocca. Ultima coproduzione – con diverse sigle, dallo Stabile del Veneto alla Fondazione Moravia – La donna leopardo tratta dal romanzo di Moravia, per l’appunto, con Michela Cescon protagonista e anche regista.
Classico e contemporaneo si alternano tra gli spettacoli ospiti. La cena delle belve di Vahè Katchà, approda in Italia nella versione di Vincenzo Cerami, regia di Julien Sibre e Virginia Acqua, nel cast Maurizio Donadoni, Gianluca Ramazzotti, Emanuele Salce, Silvia Siravo. Le regole per vivere di Sam Holcroft, regia di Antonio Zavatteri, successo comico da centinaia di repliche a Londra, chiama in causa nel finale il pubblico per decidere le sorti di una cena di Natale. L’anima buona di Sezuan di Bertolt Brecht vede Monica Guerritore regista e protagonista. Per Misery di William Goldman (tratto dal romanzo di Stephen King da cui fu ricavato il popolare film), si confrontano sotto i riflettori Filippo Dini – sua anche la regia – e Arianna Scommegna nei panni del celebre scrittore di gialli e della psicopatica lettrice che lo sequestra. Arriva poi Gabriele Lavia, regista e protagonista nei panni del Mago Cotrone dei Giganti della montagna di Luigi Pirandello. Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov sarà proposto in una moderna rilettura registica di Alessandro Serra che prosciuga al massimo la trama per portare in primo piano l’identità dei personaggi. Approda a Catania La gioia, titolo ormai amatissimo di Pippo Delbono, spettacolo che attraversa i sentimenti – dall’angoscia alla felicità, dal dolore all’euforia – al loro zenith. Misura per misura di William Shakespeare, regista Paolo Valerio, può contare su un protagonista di passionale tempra quale Massimo Venturiello.
Infine, sette spettacoli fuori abbonamento, tutti rivolti alla drammaturgia contemporanea, alla trascrizione scenica di altri codici narrativi o a nuove forme di intrattenimento che sposano il teatro ad ossessioni del presente come quella del «food»: dalla fiaba «alla maniera» di Emma Dante all’opera lirica rivisitata attraverso gli stracci dal duo Toma-Ricciardelli, dagli «ultimi» delle periferie urbane raccontati da Ascanio Celestini all’esibizione culinaria dello chef-performer Carmelo Chiaramonte.