Ma quale carrozzone?! A forza di dirlo e ripeterlo qualcuno ci ha persino creduto e ora la frittata è fatta: l’Ente di Sviluppo Agricolo siciliano chiude i battenti? Ora, finché sono le chiacchiere da bar a dire che in Sicilia sia inutile un ente preposto al settore agricolo, passi.
D’altronde cosa volete che sia l’agricoltura per questa terra? Giusto appena il cardine dell’economia siciliana fin da quando esiste una storia economica. Trittolemo piange e Demetra si tappa le orecchie per non sentire.
Ma si sa come sono le chiacchiere da bar. Nascono, montano e muoiono tra un caffè ed un Cynar di troppo, ma quando queste assumono i contorni astemi e serissimi, si raccomanda cautela.
C’è infatti il concreto rischio che giungano alle orecchie di una o più parti politiche in cerca di facile consenso e la cosa in tal caso diventa potenzialmente grave.
L’Ente di Sviluppo Agricolo siciliano conta oggi 700 dipendenti impegnati in opere di bonifica e di contrasto al dissesto idrogeologico, interviene lì dove frane, alluvioni ed eventi catastrofici vessano il territorio, affianca le imprese del settore svolgendo un importante ruolo di consulenza strategica. Magari non sarà sempre stato l’epitome del risparmio, ma ha davvero senso immolare sull’altare albionico della spending review cinquant’anni di professionalità e abiurare la vocazione alla terra dell’Isola di Cerere?
Piuttosto non sarebbe bastato tagliare qualche ramo secco? Cosa che, a volersi fare due risate al bar tra un caffè ed un Cynar, proprio all’ESA dovrebbero saper ancora fare.