Viterbo, anno 2004. Al congresso di Azione Giovani che vide l’elezione alla presidenza di Giorgia Meloni, appena 27enne, partecipava la 21enne Carolina Varchi, fresca di maturità classica e impegnata all’Università degli Studi di Palermo, presso la Facoltà di Giurisprudenza. Varchi divenne all’epoca presidente provinciale di Azione Universitaria. Ma l’incontro viterbese con la Meloni, che la leader di FdI, nella sua autobiografia più recente, individua come punto di snodo della sua carriera politica (anche per le persone che ebbe la fortuna di frequentare), segna una svolta nella storia dell’una e dell’altra. Meloni oggi è l’unica leader al femminile di un partito in Italia. Il partito italiano più importante, sondaggi alla mano. Varchi, invece, il suo “braccio armato” in Sicilia. Dove Fratelli d’Italia non difetta in classe dirigente: c’è il decano Raffaele Stancanelli, deputato europeo e già sindaco di Catania; c’è Salvo Pogliese, sindaco di Catania “sospeso”, tornato alla casa madre dopo la diaspora seguita alla distruzione del Pdl; ci sarebbe Ignazio La Russa, milanese d’adozione (ma originario di Ragalna), che ha provato a ricucire – riuscendoci in parte – i fili con Nello Musumeci.

Ma Carolina è Carolina, e merita una ricompensa dopo tanti anni d’apprendistato e di amicizia autentica. “Carolina Varchi è una scelta ottima per noi”, disse Meloni a Palermo, durante la presentazione del suo libro. Era il 18 novembre 2021. Sorriso sgargiante, selfie d’ordinanza ed endorsement in grande stile, mentre mezza Sicilia chiedeva lumi sulla federazione con Diventerà Bellissima. “Una persona capace, una donna che ha fatto politica tutta la vita, una professionista stimata – disse Giorgia dell’amica Carolina -. La conosco da anni, una donna competente e onesta. Dal nostro punto di vista, potrebbe rompere con gli schemi del passato in una Palermo che ha qualche difficoltà a rinnovare sul piano dell’amministrazione comunale, come abbiamo visto con il sindaco Orlando. Quindi, sicuramente è una proposta che mettiamo in campo”.

Mese dopo mese è aumentata la convinzione. Dell’una e dell’altra. Nonostante i deliri del centrodestra alle ultime Amministrative, la spaccatura con Salvini sul Quirinale, la necessità di ricostruire da zero il centrodestra, gli accordi con Musumeci; ecco, nonostante tutto questo, la Meloni non ha mai rinunciato alla Varchi. Mai un passo indietro né di lato. La direzione è segnata (e persino il Cantiere Popolare di Saverio Romano, in aperta contrapposizione con Lagalla, potrebbe decidere di percorrerla). L’ha ribadito l’altro giorno da Giovanni Donzelli, responsabile per l’organizzazione di Fratelli d’Italia. Il vertice con la dirigenza locale del partito – presente anche Giampiero Cannella, responsabile per l’area occidentale – è servito per “offrire alla coalizione di centrodestra la candidatura a sindaco dell’onorevole Carolina Varchi”. La proposta resta in piedi. Anche se Giorgia sa bene che riunire il centrodestra sotto le insegne della deputata palermitana, abilitata dal 2011 alla professione di avvocato (penalista), significherebbe allontanare Musumeci dall’orizzonte di palazzo d’Orleans. Non può decidere tutto Fratelli d’Italia.

La distanza da colmare, più che con la Lega di Salvini (dove tutto si risolverà in un “tregua” romana) è con Forza Italia, a Palermo. E con Micciché. La stessa Varchi, dopo aver appreso del tentativo di emulare il modello Draghi da parte del vicerè berlusconiano, all’indomani delle Amministrative dello scorso autunno, ebbe a definirlo un “sabotatore”. Ma Carolina, che riceve apprezzamenti persino da alcuni Cinque Stelle per gli studi in Giurisprudenza e per il temperamento, resta in pista. Entrata nel 2018 alla Camera dei Deputati, dal 2020 è responsabile del Dipartimento delle Politiche per il Mezzogiorno e la Coesione sociale per il suo partito. E ha un’idea chiara di Palermo, dove è pronta a esporre i primi manifesti elettorali: “È possibile immaginare un centro storico aperto ai grandi flussi turistici, ma che sia stabilmente vissuto dai palermitani – ha detto di recente -. Questo è il percorso su cui lavorerà Fratelli d’Italia, lasciando alle spalle una volta per tutte i disastri della sinistra palermitana e ripensando Palermo a partire dal centro storico e dalla sua identità”.

Su Facebook il post fissato in alto è un pollice ‘verso’ di fronte ai banchi del governo (Draghi). Un ‘no’ sfrontato a qualsiasi inciucio. L’emblema dell’essere opposizione, l’unica; della coerenza che Meloni ha predicato in tutta Italia, dimenticandosi però di verificare la natura di certuni alleati sulle questioni siciliane, dove la parola ‘legalità’ ha un peso specifico superiore che nel resto del Paese. Varchi potrebbe riportarla sulla giusta strada se decidesse di legare all’identità e all’essere donna di destra, una buona dose di realismo. Ci sono amici e amici. Sostenitori e sostenitori. Quelli veri, come lei. E quelli dell’ultimo minuto, che provano a scalare il carro per non rimanere appiedati. Da questi bisognerebbe guardarsi le spalle.