L’Antitrust ha dato torto alla Regione siciliana, che nel 2022 aveva denunciato il presunto cartello tra Ita e Ryanair, artefici – secondo Schifani – del caro-voli da e per le Isole. Non una, bensì due volte (l’ultima lo scorso 26 novembre). Il governatore non avrebbe più motivo d’insistere: eppure sono arrivate, nell’ordine, la seconda ondata di sconti, del 50 per cento, per i residenti (e non soltanto loro) e l’invito alle due Camere di dare vita a una commissione parlamentare d’inchiesta perché “far pagare mille euro a persona per chi vuole andare e tornare dalla propria terra è uno scandalo”.
Nessuno dice, nello specifico, che Schifani abbia torto: volare sotto le feste è diventato un salasso. Specie per chi si riduce a prenotare all’ultimo minuto. Il rapporto preliminare dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), però, dice un’altra cosa, e cioè che “il prezzo medio di un biglietto aereo per le rotte insulari è nell’ordine di 60-80 euro e la parte preponderante dei viaggiatori risulta aver pagato meno di 100 euro, mentre solo un’esigua percentuale di essi ha pagato prezzi superiori a 150 euro”. Questo in linea generale, tenendo conto delle oscillazioni fra alta e bassa stagione.
L’evidenza raccolta dal Garante – si legge in un articolo de ‘Il Foglio’, firmato da Luciano Capone e Carlo Stagnaro – mostra un mercato dinamico e concorrenziale, nel quale l’andamento dei prezzi riflette le condizioni di domanda e offerta. Se si comprano i biglietti in anticipo, dice l’Antitrust, si risparmia fino a circa il 50 per cento; mentre i prezzi aumentano “a ridosso di festività (Pasqua, Natale e Capodanno), fine settimana, ponti e nel periodo estivo”. E’ qualcosa che gli utenti hanno intuito da tempo, ma che ora l’Antitrust conferma con 200 pagine di approfondita analisi”.
L’Antitrust cominciò a sfruculiare nel 2022, a seguito di un esposto della Regione sostenuto dal Codacons. Al termine della prima indagine, un anno dopo, “non sono stati formulati addebiti” nei confronti delle compagnie. Eppure Schifani aveva convinto persino il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso a metterci la faccia. Era stato Urso – con una prima versione del decreto Asset – a proporre un tetto al prezzo dei biglietti (“Roba da Unione Sovietica”, secondo Ryanair). L’idea fu trasformata in qualcos’altro: attribuire all’Antitrust la facoltà di utilizzare gli esiti delle indagini conoscitive per “imporre alle imprese interessate ogni misura strutturale o comportamentale necessaria e proporzionata, al fine di eliminare le distorsioni della concorrenza”.
Anche dalla seconda indagine, però, non è emerso granché. L’Agcm ha appurato che “nel tempo il costo medio dei biglietti è cresciuto per effetto dell’inflazione, ma senza discostarsi dall’indice generale dei prezzi: tra il 2019 e il 2023 l’aumento è stato del 16 per cento per la Sicilia, contro il 19 per cento delle altre tratte paragonabili e in linea con l’inflazione generale. Molto significativa è anche la distribuzione dei biglietti per classi di prezzo, che è “fortemente concentrata nelle fasce di prezzo più basse: nel corso dell’anno, infatti, il [70-90%] dei viaggiatori da/per la Sicilia e la Sardegna ha pagato meno di 100 euro e solo il [fino a 10%] circa dei biglietti da/per le Isole è costato più di 150”. Anche la tesi di Urso viene sconfitta, emerge piuttosto “l’assenza di specificità nei meccanismi di definizione dei prezzi utilizzati per i voli da e per la Sicilia e la Sardegna”.
Ciascuna compagnia adotta la propria tattica, all’interno di un mercato che lo permette. In generale – continua ‘Il Foglio’ – chi acquista i biglietti in anticipo o in giornate a bassa domanda spende meno di chi vuole viaggiare nei giorni da “bollino nero” e si decide all’ultimo. Forse è per andare incontro alla categoria dei ritardatari che Schifani, assieme all’assessore ai Traporti Aricò, ha messo in campo le ultime iniziative: cioè una scontistica raddoppiata rispetto a fine 2023, con la previsione di far risparmiare il 50% ai siciliani che volano nel periodo fra il 7 dicembre e il 6 gennaio (lo stanziamento in bilancio è di 17 milioni). Gli sconti si potranno richiedere anche a posteriori, o all’atto della prenotazione se voli con Ita e Aeroitalia. Sono queste, infatti, le uniche due compagnie che dal momento zero hanno aderito alla campagna. Gli altri si sono tirati fuori: non avranno ristori della Regione (che rimborserà direttamente i viaggiatori) e continueranno ad applicare i prezzi che riterranno più congrui.
Per garantire ai siciliani di tornare a casa per le festività natalizie, Schifani si è persino inventato il Sicilia Express, che impiegherà 22 ore per riportare i fuorisede nell’Isola poco prima di Natale. Il convoglio, con 500 persone a bordo (i biglietti partivano da 29,90 euro) partirà da Torino questo sabato. Il percorso inverso è fissato per il 5 gennaio. Non è stato possibile, al momento, prevedere il bis: se ne riparlerà a Pasqua. Schifani, però, non rimane con le mani in mano ed è tornato a battere sulla tematica: “Sul caro voli – ha detto un paio di giorni fa – stiamo facendo tutto ciò che è possibile fare, stanziando tante risorse finanziarie, ma non possiamo fare la guerra alle compagnie per i loro prezzi, perché non tocca a noi. Abbiamo denunciato all’Antitrust questo scandalo poi, se il governo ce la fa, penso che sarà necessario chiedere, con garbo, l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta su quello che si sta verificando”.
Ecco l’ultima invenzione. Una commissione parlamentare che magari supplisca all’Osservatorio regionale, un esperimento privo di risultati. “Lo chiederemo a entrambi i presidenti delle Camere – ha detto ancora Schifani – perché è giusto che il Parlamento abbia cognizione di quello che succede, le regole vanno rispettate e auspico che, questa commissione d’inchiesta, possa avere poteri di persuasione”. Ma qui non c’è nessuno, evidentemente, che viola le regole; anche lo Stato, peraltro, esce ridimensionato dalla battaglia contro il (presunto) caro-voli. Voleva calmierare i prezzi e invece s’è ritrovato ad assegnare più margine di manovra all’Antitrust, che da par suo ha archiviato la questione. Siamo a un punto fermo. Non ci restano che gli sconti (e i treni).