La Regione siciliana ha rimborsato un milione di biglietti aerei in un anno – il dato è stato ufficializzato il 5 dicembre scorso – mettendo sul piatto oltre 50 milioni di euro (di cui una parte co-finanziati dallo Stato); ma non ha mai precisato a quanto ammonta il prezzo medio dei biglietti rimborsati. E’ lungo questa crinale che andrebbe letto il cosiddetto fenomeno del caro-voli: se è davvero un’emergenza, come la definisce il presidente della Regione Renato Schifani, oppure no, come testimoniato dalle due indagini conoscitive dell’Antistrust. Che, a seguito degli esposti di Palazzo d’Orleans, non ha ravvisato alcuna anomalia di mercato né ha denunciato il comportamento delle compagnie accusate (da Schifani) di fare “cartello”.

Probabilmente la verità sta in mezzo. E cioè che durante le feste l’aumento dei prezzi è inevitabile e talvolta eccessivo. E chi si riduce ad acquistare i biglietti nell’ultimo mese andrà incontro a un bagno di sangue. Anche l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha ammesso che i prezzi aumentano “a ridosso di festività (Pasqua, Natale e Capodanno), fine settimana, ponti e nel periodo estivo”. Ma tuttavia ha precisato che “nel tempo il costo medio dei biglietti è cresciuto per effetto dell’inflazione, ma senza discostarsi dall’indice generale dei prezzi: tra il 2019 e il 2023 l’aumento è stato del 16 per cento per la Sicilia, contro il 19 per cento delle altre tratte paragonabili e in linea con l’inflazione generale”.

Nell’Isola, quindi, l’aumento dei costi sarebbe più lento che altrove. A tal punto da rendere inutile (?) la scontistica della Regione siciliana, che di recente – e per il periodo dal 7 dicembre fino al 6 gennaio – ha raggiunto vette del 50 per cento. Cui prodest? La Regione, oltre a rimborsare i siciliani che hanno acquistato un biglietto aereo in questo arco di tempo, rimborsa pure le compagnie – compresa Aeroitalia, reduce dal disastro Comiso – che applicano lo sconto in fase di prenotazioni, ma senza incentivarle alla riduzione dei prezzi. Forse, perché i prezzi non sono mai stati così alti? Le interpretazioni della politica e quelle dell’Antitrust scorrono su due linee parallele, senza mai incontrarsi. Per capire quanto siano stati utili gli sconti, forse, bisognerebbe partire dalla domanda posta in avvio: a quanto ammonta il prezzo medio dei biglietti rimborsati?

La Regione, durante la conferenza stampa di inizio mese, ha dato altri numeri: ha spiegato, ad esempio, che sulla piattaforma SiciliaPEI – quella per ottenere i rimborsi a posteriori – il volo più caro mai caricato è stato il Palermo-Bologna Ryanair del 28 maggio, costato 915 euro. Di poco più basso il prezzo del Catania-Milano Linate di Ita Airways del 27 ottobre pagato 876 euro. Easyjet e Aeroitalia si contendono, invece, il primato della tratta più economica, rispettivamente con i voli Palermo-Malpensa e Fiumicino-Catania del 15 febbraio e del 22 marzo, venduti entrambi ad appena un euro. Questi numeri, però, non rispecchiano una tendenza generale. Ma offrono soltanto uno scorcio agli appassionati di statistiche: c’è chi sceglie e ottiene di risparmiare su voli carissimi, e chi lo fa su voli più che accessibili. Con l’ultima misura del governo è venuto meno anche il tetto massimo dei rimborsi: andava da 75 a 150 euro, a seconda che si trattasse di una scontistica del 25 o del 50 per cento. Ora è il 50 per cento secco, senza alcun tetto.

In attesa di risolvere questo enigma, comincia oggi la fantastica esperienza del “Sicilia Express”, il treno emozionale, con 500 passeggeri a bordo e qualche artista, che da Torino Porta Nuova arriverà in Sicilia per le vacanze di Natale. Tempo di percorrenza 22 ore. Il percorso inverso è stato fissato per il 5 gennaio. Ma l’esperimento è destinato a rimanere “una tantum” almeno fino a Pasqua. L’aereo resta, ovviamente, la via privilegiata. L’Antitrust ha spiegato che “il prezzo medio di un biglietto aereo per le rotte insulari è nell’ordine di 60-80 euro e la parte preponderante dei viaggiatori risulta aver pagato meno di 100 euro, mentre solo un’esigua percentuale di essi ha pagato prezzi superiori a 150 euro”. Se po’ fa. Mentre Palazzo d’Orleans fa sapere che “in un anno la Regione ha consentito a tanti siciliani di raggiungere l’Isola a un costo più contenuto rispetto a quello stabilito dalle compagnie aeree”. Secondo Schifani “i dati dimostrano in maniera inequivocabile il successo di questa iniziativa, una misura unica in Italia, che abbiamo fortemente voluto per alleggerire il costo dei voli che, soprattutto in prossimità delle feste, rendono proibitivo spostarsi o rientrare in Sicilia”.

“Non possiamo continuare a scontare la nostra condizione di insularità piegandoci al cartello esercitato di fatto da alcune compagnie aeree”, ha proseguito il presidente. Nulla di tutto ciò, secondo l’Antitrust. Era stata proprio la Regione, e in un secondo tempo anche il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, a dare stura a un livello d’indagine più approfondito. Da cui però non emerge nulla, se non “l’assenza di specificità nei meccanismi di definizione dei prezzi utilizzati per i voli da e per la Sicilia e la Sardegna”.  Visto che l’Antitrust non ne vuol sapere di dare soddisfazione a Schifani e a chi la pensa come lui, il presidente ha già interpellato un organo terzo: una commissione parlamentare, su gentile concessione dei presidenti di Camera e Senato, che faccia finalmente luce sul fenomeno. Deve ancora nascere e, semmai succederà, servirà un po’ di tempo per giungere a delle conclusioni. Ovviamente passando dall’Antitrust. E da chi, sennò?